Maldive oltre i cliché tra reef da salvare e comunità locali

(di Mirco Paganelli)
Le Maldive non sono solo l'immagine da cartolina di sabbia immacolata e villette sull'acqua. L'arcipelago dell'Oceano Indiano è uno dei luoghi più fragili del pianeta e oggi racconta un'altra storia, quella di un turismo che intende coniugare ospitalità e sostenibilità. Nell'atollo Nilandhe Sud, sull'isola di Meedhuffushi, il resort Vilu Reef - il primo nato del gruppo maldiviano Sun Siyam fondato nel 1990 - conserva un'atmosfera raccolta. Qui, accanto alle camere sul mare, è stata ricostruita una 'athireege', la tradizionale capanna in legno e foglie di cocco in cui fino agli anni '60 vivevano le famiglie locali. "In un posto di lavoro serve creatività, incoraggio sempre nuove idee, che siano nella cucina o nei servizi", spiega il manager Thoha Yoosuf. Accanto a lui vi sono giovani come Ashrof, bartender originario dello Sri Lanka che guarda all'isola come a un trampolino di lancio nel settore turistico: "Alle Maldive le opportunità arrivano in fretta, il mio obiettivo è diventare manager d'isola". Il mare è il punto di forza. La barriera corallina è a pochi metri dalla riva rispetto ad altre isole dove serve una barca per raggiungerla; bastano una maschera e poche bracciate per trovarsi tra centinaia di pesci tropicali, tartarughe marine e gli innocui squali black-tip. Nuotare tra le ramificazioni del 'reef' e i suoi coralli è come volare sopra l'archeologia di una civiltà scomparsa. I tratti sbiancati qua e là nell'arcipelago maldiviano sono solo uno degli effetti del riscaldamento globale. "Il fenomeno del 'bleaching' accade quando il mare si riscalda, ma non significa che i corallI siano morti: restano vivi e noi possiamo rinvigorirli", sottolinea la biologa marina Mariyam Thuhufa del resort Siyam World (nel nord delle Maldive) dove gli ospiti possono partecipare al trapianto di frammenti di corallo su strutture metalliche che vengono posizionate sul fondale. La sostenibilità ambientale è un tema centrale per il gruppo che ha stilato il programma Sun Siyam Cares, un elenco di pratiche per il risparmio energetico e il riciclo dei rifiuti. "Non vogliamo fare greenwashing - assicura Ausy Waseem, manager del World - ecco perché ci stiamo prendendo del tempo per scegliere la soluzione ideale di energia rinnovabile. Stiamo lavorando a un progetto di pannelli solari e non scartiamo l'eolico". La scelta si accompagna a un'attenzione sociale: "In ogni atollo creiamo posti di lavoro per le comunità locali e acquistiamo prodotti alimentari dalle isole vicine", spiega Sara Siyam, direttrice marketing del gruppo e figlia del fondatore Ahmed Siyam Mohamed. "Volevamo essere un punto di svolta nell'industria del turismo - dice - Molti erano scettici, ma penso che abbiamo dimostrato il contrario". Ogni isola propone un volto diverso. A Iru Fushi, la spa diretta dal dottor Rahul Krishnan mescola tradizioni orientali e occidentali. "Dopo il Covid, gli ospiti hanno mostrato il bisogno di una maggiore interazione, per cui abbiamo investito sull'empatia", spiega il medico ayurvedico. A Iru Veli gli workshop sul cocco raccontano il legame profondo tra cultura maldiviana e natura. Qui un orto idroponico rifornisce la cucina. E al Siyam World è nato persino un ranch con cavalli di razza indiana, un unicum per l'arcipelago. Lo staff di queste strutture conta molto sugli immigrati, specie da India e Sri Lanka, ma sempre più maldiviani assumono ruoli di responsabilità. "È importante che lo staff locale sia protagonista anche nei livelli manageriali - sottolinea Pasan Wijewardana, direttore vendite e marketing -. E sempre più donne, rispetto al passato, assumono ruoli direttivi". Le Maldive restano un paradiso naturale, ma la sfida è guardarle con occhi diversi. Un turismo consapevole può diventare un'occasione di scoperta culturale e di sostegno alle comunità locali, ricordando che dietro questa bellezza struggente vi è la lotta quotidiana contro l'innalzamento dei mari e il cambiamento climatico.
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