Il mistero della regina dimenticata dei Maya: la scoperta che riscrive la storia di Cobá

La storia di un’antica regina Maya cancellata dal tempo è stata riportata alla luce dopo 1.400 anni: si chiamava Ix Ch’ak Ch’een ed era la prima regina conosciuta della città di Cobá, importante sito archeologico situato nel Quintana Roo nel cuore della giungla messicana dello Yucatán, dove sorge l’imponente piramide di Nohoch Mul.
Una scoperta straordinaria che riscrive la storia di questa antica città perduta e offre anche una nuova prospettiva sul ruolo politico, economico e spirituale delle donne nella vita delle comunità Maya.
Nel sito archeologico di Cobá, non distante dai celebri Tulum e Chichén Itzá, un gruppo di archeologi ha identificato la prima regina che governò l’antica città durante il VI secolo d.C.. La sua storia è riemersa grazie all’interpretazione di antiche iscrizioni presenti sulla cosiddetta Roccia di Fondazione, un monumento di pietra calcarea rinvenuto vicino a uno specchio d’acqua sacro.
Un lavoro condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH) e da collaboratori internazionali: in particolare, gli studiosi David Stuart (Università del Texas ad Austin) e Octavio Esparza Olguín (ricercatore del Centro di Studi Maya dell’Istituto di Ricerche Filologiche dell’Università Nazionale Autonoma del Messico) hanno decifrato il lungo testo geroglifico presente su questo monumento riportato alla luce nel 2024 (grazie al Progetto Promeza Cobá), il più grande rinvenuto a Cobá.
Il team internazionale di epigrafisti ha confermato che le iscrizioni della Roccia corrispondono a quelle di altri pannelli e stele rinvenuti nel sito, delineando il ritratto di una sovrana potente, colta e devota, capace di governare un vasto territorio durante il VI secolo d.C. La sovrana Ix Ch’ak Ch’een appare quindi come una figura centrale nella narrazione politica di Cobá.
Le iscrizioni raccontano un evento datato 12 maggio del 569 d.C., giorno della fondazione di un’importante istituzione politica e religiosa chiamata kaloomte’, nel luogo sacro di Kehwitznal, ovvero “la Montagna dei Cervi”. Probabilmente si trattava della fondazione del monumento di Nohoch Mul. È qui che la regina avrebbe consolidato la sua autorità, legando il potere politico alla dimensione cosmica e divina.
La Roccia di Fondazione narra anche la cerimonia di incoronazione della regina e il suo rapporto con divinità protettrici come Bolon Tz’akab Ajaw, “Signore delle Innumerevoli Generazioni”. Presente anche il serpente witz’, un’entità soprannaturale legata all’acqua e alla fertilità.
Perché sta riscrivendo la storiaCobá, oggi avvolta dal silenzio e dalla vegetazione tropicale del Quintana Roo, fu una delle città più grandi del mondo Maya. Si estendeva per oltre 80 chilometri quadrati, con una popolazione stimata di 50.000 abitanti e un sistema di strade bianche sopraelevate (sacbeob) che la collegavano ad altri centri importanti come Chichén Itzá e Tulum.
Questa scoperta è stata essenziale per ottenere dati inediti sugli eventi storici accaduti a Cobá, ma anche per comprendere come le città Maya fossero “governate, non solo da uomini, ma da donne straordinarie i cui nomi vengono finalmente restituiti alla storia”, come ha sottolineato Octavio Esparza. Le iscrizioni, inoltre, confermano ancora una volta come i governanti dell’antica città non solo gestivano la politica e il commercio, ma mantenevano anche l’ordine cosmologico e fungevano da mediatori tra il regno terreno e quello celeste.
Il regno di Ix Ch’ak Ch’een, fondato sull’acqua, sulla pietra e sul mito, dimostra che il potere femminile non era un’eccezione, ma una parte essenziale della civiltà. E oggi, il suo nome inciso nella roccia torna a ricordarci che la storia custodisce ancora molte voci pronte a essere svelate.
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