Trivelle, via libera del Ministero: approvate 34 nuove licenze, ma non a Ravenna

Ravenna, 4 novembre 2025 – Dopo la sentenza del Tar del Lazio, che ha annullato il Pitesai – il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee – la ricerca di gas e petrolio in Italia torna attiva. La decisione ha cancellato il piano introdotto nel 2022, spianando quindi la strada alla riattivazione dei permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi in tutto il Paese. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha così dato il via libera a trentaquattro licenze, in terra e in mare. Oltre alla Basilicata, riguardano Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia e Campania, tratti del medio Adriatico oltre le 12 miglia (non a Ravenna) e dello Ionio. Dopo che la produzione ha toccato nei primi mesi del 2025 uno dei livelli più bassi degli ultimi anni, si aprono nuovi scenari.
Tra i primi beneficiari di questa svolta ci sono le grandi compagnie energetiche. Eni ha riottenuto i permessi in Basilicata e, insieme alla greca Energean, nel Canale di Sicilia. Tra le società riattivate figurano anche Aleanna Resources e Appennine Energy nel Polesine tra Rovigo e Ferrara. Il Mase ha chiarito che “le revoche dei permessi adottate in applicazione del Pitesai non possono che seguirne le stesse sorti”.
Si torna dunque allo status quo precedente, con una normativa aggiornata che riduce il limite delle trivellazioni in mare da 12 a 9 miglia, come previsto dal Decreto Ambiente approvato nel 2024. Anche le multinazionali straniere tornano a investire.
“L’Italia – ha dichiarato Joao Santos Rosa, CEO di Shell Italia E&P – ha un grande potenziale e capitale umano qualificato. Ma servono regole stabili”. Energean definisce il nostro Paese “il territorio europeo con il più alto potenziale di gas ancora non sfruttato”. La moratoria del 2019 e il Pitesai del 2022 avevano di fatto bloccato le esplorazioni, riducendo la produzione da oltre 7 miliardi di metri cubi a 3 nel 2023, contro i 19 miliardi del 1997. Il potenziale stimato oggi è di 15 miliardi di metri cubi in dieci anni, pari al 20% del fabbisogno industriale. Per il Governo Meloni nel percorso verso la transizione il gas nazionale resta un pilastro della sicurezza energetica, ma ora serve una cornice chiara per passare dal possibile al fattibile. Giannantonio Mingozzi (Pri) accoglie con favore il via libera del Mase sulle nuove esplorazioni: “Autorizzano speranze per una ripresa delle estrazioni, indispensabile per ridurre il costo delle bollette. Per l’economia e l’occupazione che comporta, gas e petrolio sono ancora indispensabili e le fonti alternative o lo stesso nucleare avranno tempi ancora biblici”.
Sulla stessa linea la Uil e la Uiltec di Ravenna, che definiscono il provvedimento “una buona notizia” e ricordano che “su 62 miliardi di metri cubi di gas consumati in Italia solo 3 sono di produzione nazionale: è necessario sbloccare le riserve dei giacimenti italiani e ravennati”.
İl Resto Del Carlino




