Nel Mediterraneo disperse o morte 33mila persone dal 2014 a oggi

Sono oltre 32.700 le persone che risultano morte o disperse nel Mediterraneo dal 2014. Migranti che cercavano di raggiungere l’Europa senza passare per le vie regolari e sicure. Solo quest’anno, la traversata di una delle rotte più pericolose al mondo è costata la vita a più di 1.200 migranti. Molti di loro sono bambini e adolescenti. La denuncia arriva da Save the Children, a pochi giorni dall’anniversario del drammatico naufragio del 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui morirono 368 persone.
I migranti in fuga da un contesto sempre più caratterizzato da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, povertà estrema, fame e crisi umanitarie non esitano a rischiare la propria vita in traversate estremamente pericolose. Per questo Save the Children continua a chiedere l’apertura di canali regolari e sicuri verso l’Europa, che garantiscano il rispetto dei diritti umani e al contempo l’attivazione di un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in pericolo, agendo nel rispetto dei principi internazionali e dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione europea, garantendo che il salvataggio si concluda in un porto sicuro, sulla terraferma.
Nel 2025 sono giunte in Italia via mare 50.098 persone rifugiate e migranti (dati del Cruscotto del ministero dell’Interno, aggiornati al 29 settembre 2025), di cui 9.156 minori stranieri non accompagnati, con un’incidenza percentuale del 18% sul totale degli arrivi contro l’11% dell’anno scorso (dati del Cruscotto del ministero dell’Interno: nello stesso periodo del 2024, sul totale di 48.646 arrivi, i minori non accompagnati sono stati 5.542.). I minori stranieri non accompagnati sono tra i gruppi più vulnerabili, bambini e adolescenti soli che affrontano sfide e situazioni molto complesse per i quali un’immediata accoglienza in un luogo sicuro e l’attivazione di misure di protezione e tutela sono fondamentali.
«Le politiche securitarie e il rafforzamento dei confini europei stanno rendendo sempre più precario e pericoloso il viaggio dei minori stranieri non accompagnati», commenta Giorgia D’Errico, direttrice Relazioni istituzionali di Save the Children. «Le misure restrittive adottate da Ue e Stati membri in materia di accesso e asilo hanno un impatto gravemente negativo sui minorenni e sulle persone vulnerabili. Le frontiere europee sono diventate luoghi di violenza e violazioni dei diritti umani, dove i respingimenti illegali – anche di minori – sono ormai una pratica diffusa. È inaccettabile che gli interessi nazionali prevalgano sulla tutela dei diritti dell’infanzia. Occorre garantire percorsi di accoglienza e inclusione adeguati ai bisogni specifici dei minorenni, nel pieno rispetto del loro superiore interesse».
Anche quest’anno Save the Children – stabilmente presente a Lampedusa per fornire una risposta immediata ai bisogni delle famiglie con bambini e dei minori soli che arrivano sull’isola – partecipa alle attività organizzate dal Comitato 3 ottobre con laboratori rivolti a studenti italiani e stranieri e con la presenza di una rappresentanza di ragazzi e ragazze del Movimento giovani di Save the Children e della redazione di Change the Future, che racconteranno le giornate sui loro canali social.
Credit: la foto è di Save the Children
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