In Nepal, sognando Siddharta e riflettendo su sé stessi e la vita

Un profumo intenso e acre di fiori e legno di sandalo pervade l’aria già all’alba nell’area sacra di Lumbini dove Siddhārtha Gautama, universalmente noto come Buddha, nacque nel 623 a.C. Il vento scuote le bandierine colorate di preghiera destando il fruscio delle tuniche arancioni indossate dai monaci accorsi in gran numero appena dopo il sorgere del sole qui, nelle pianure del Terai, a sud del Nepal. Qualcuno legge passi del Dhammapada, uno dei testi fondamentali del buddhismo, proprio accanto all’iscrizione in caratteri di scrittura Brahmi sullo storico pilastro in arenaria eretto dall’imperatore Maurya Ashoka nel 249 a.C. nella quale è ribadito appunto che questo luogo, riconosciuto dall’Unesco quale Patrimonio dell’umanità, è votato per l’eternità a Buddha. La sua sacralità si percepisce aggirandosi all’interno di quella che è diventata nel corso dei secoli una vasta area archeologica, comprendente le architetture in mattoni rossi a forma di croce della Cisterna di Shakya e delle vestigia del Tempio Maya Devi, considerato il luogo specifico di nascita di Siddhārth avvenuta in un giornata di maggio dalla luna piena. Numerosi sono, inoltre, i resti interrati di piccoli monasteri, i cosiddetti vihara databili tra il III secolo a.C. e il V secolo d.C, nonché di stupa, i tipici monumenti religiosi che furono eretti senza interruzioni sino al XV secolo d.C.

Rupandehi. Il distretto in cui si trova il giardino subtropicale di Lumbini, che è suddiviso in tre sezioni di un miglio quadrato ciascuna, unite dal corso di un canale e da alcuni sentieri
Tutti testimoniano il flusso di pellegrini che non si è mai interrotto nel distretto di Rupandehi, diretti in questo bosco nel quale Mayadevi, la moglie del re di Kapilvastu, Shakya Śuddhodana, fece un bagno nello stagno sacro di Lumbini e subito dopo diede alla luce il principe Siddhārtha: oggi si può praticare yoga o meditare nel Centro Panditarama Vipassana insieme ai monaci o sostare all’ombra del ficus religiosa noto anche come albero della Bodhi, sacro al Buddhismo, totem botanico del giardino subtropicale di Lumbini suddiviso in tre sezioni di un miglio quadrato ciascuno, unite dal corso di un canale e da alcuni sentieri.

Le persone e/o i turisti si ritrovano per pregare sotto un albero sacro
Si può partire poi alla scoperta delle meraviglie naturalistiche del Nepal, cominciando dalla spettacolare Jaljala Rolpa, un mosaico di vette vertiginose, laghi incontaminati, lussureggianti foreste verdi e campi agricoli terrazzati. In questo paradiso di biodiversità vivono specie rare di fauna tra cui il panda rosso, il cervo muschiato, l’orso nero himalayano e moltissimi uccelli, specialmente nell’area protetta del cristallino Lago Rara, il bacino più grande del Paese, nel quale si specchiano le bianche cime della catena himalayana.

L’Ashoka Pillar in Lumbini
Qui si possono visitare i villaggi abitati dalle comunità Magar, Gurung e Tamang, ascoltare i suoni delle loro lingue, assistere a momenti rituali e feste profane durante le quali uomini e donne indistintamente indossano costumi dalle gonne a falde larghe che si gonfiano a ogni movimento. Al mattino, poi, ci si alzerà presto magari per intraprendere un percorso di trekking diretto alle vette del Jaljala Himal e Dhaulagiri insieme alle guide lungo lo Jaljala Trekking.

Monaci in preghiera a Lumbini
Anche vedere sbadigliare le tigri reali del Bengala da vicino rappresenta un’avventura naturalistica imperdibile e realizzabile partecipando a un emozionante safari nel Parco nazionale di Bardiya, il più vasto nella pianura del Terai con una superficie di 968 km² in un paesaggio di savane e praterie: fu istituito proprio allo scopo di preservare l’habitat naturale di questo splendido felino, così come degli altri trenta mammiferi che vivono qui tra cui il rinoceronte indiano, l’elefante, il cervo delle paludi e l’antilope cervicapra dalle corna lunghe e tortili a forma di perfetta lettera v, mentre nelle acque del fiume Karnali si avvista il delfino del Gange. Per incontrare soprattutto la tigre, si monta sulle jeep perlustrando la valle di Babai, sino al momento in cui la si vede spuntare tra i canneti apparentemente annoiata e svogliata. Per apprezzare l’architettura nepalese, bisogna infine varcare la soglia del Rani Mahal a Tansen. Dono di Khadga Shamsher, il governatore di Palpa, per l’amata Tejkumari, condensa elementi vittoriani e Mughal che richiamano le principesche dimore del Rajasthan tra raffinate sculture in legno, sontuosi archi, affreschi di scene mitologiche e motivi floreali, cortili e balconi, oltre a sgargianti giardini affacciati sul Kali Gandaki in riva al quale si vedono i monaci pregare.
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