Cosa abbiamo visto e cosa abbiamo provato alla Gamescom 2025

La Gamescom ha riaperto le danze a Colonia come ogni anno con una Opening Night Live da due ore in cui Geoff Keighley ha cercato come al solito di creare entusiasmo per anteprime e rivelazioni ma che a detta di tutti è stato l’ennesimo spettacolo deludente di un personaggio che resta comunque l’unico a portare avanti gli show come si facevano fino a qualche anno fa.
Questo non vuol dire che non ci sia niente da raccontare in un settore che appare sempre più in una situazione tra la crisi e il mutamento, con vecchie strategie che non sembrano funzionare come un tempo, i costi che crescono, la maggiore attenzione verso le condizioni dei lavoratori, la crescita tecnica ed economica degli studi cinesi e l’ansia di tutti i publisher di scoprire “il prossimo Fortnite”“World Premiere”.
Ecco quindi un riassunto di quello che si è visto e qualcosa che abbiamo provato passeggiando per le affolate sale della Fiera di Colonia.
Call of Duty: Black Ops 7Puntuale come il ritorno a scuola Activision ha presentato un altro Call of Duty, Black Ops 7, in uscita il 14 novembre con, novità interessante, una campagna co-op fino a quattro giocatori, con un’estensione PvE chiamata “The Endgame” pensata per runs rigiocabili e progressione di abilità. È il segnale che anche CoD cerca di ridefinire la sua “storia” come esperienza condivisa e in grado di offrire sempre di più a uno spettro di pubblico vastissimo, dagli amanti dei Battle Royale a quelli degli sparatutto cooperativi passando per chi semplicemente vuole accumulare kill su kill nelle arene competitive. Ormai poi parliamo di un gioco assimilato all’interno del Game Pass, provato da milioni e milioni di persone che rappresenta un mondo a parte rispetto agli altri videogiochi. Vedremo se anche quest’anno farà centro anche perché quest’anno Battlefield 6 sembra pronto a dare battaglia.
He-Man and the Masters of the Universe: Dragon Pearl of Destruction
Picchiaduro a scorrimento in stile Final Fight o Street of Rage con grafica in pixel art e ispirato a Masters of the Universe? Viene da chiedersi perché questa arma letale per gli over 40 non sia uscita prima. Ancora non conosciamo la data di uscita su PC e altre piattaforme ma non sarebbe male trovarlo sotto l’albero di Natale assieme al Castello di Greyskull, come quando eri più piccolo e la vita più semplice.
LEGO Batman: Legacy of the Dark KnightTraveller’s Tales torna a Gotham con un nuovo LEGO Batman che promette una specie di passeggiata virtuale tra decenni di film, TV e fumetti. Sarà quindi una grandissima celebrazione del Cavaliere Oscuro infarcita di umorismo e un sacco di piccole chicce citazioniste. Lo stile di combattimento sembra decisamente ispirato ai Batman sviluppati da Rocksteady, che hanno definito il canovaccio dei titoli action moderni e forse ci sarà anche un livello di difficoltà pensato per chi vuole una sfida maggiore. Forse qualcuno si è accorto che questi giochi, pensati per i più giovani, sono giocatissimi anche dagli adulti.
Sekiro, la serie animeFacciamo una piccola pausa dai videogiochi per parlare di FromSoftware che porta Sekiro in nel mondo dell’animazione. Una serie in arrivo su Crunchyroll nel 2026 che ripercorre la storia del gioco e le vicissitudini del Lupo. È l’ennesima spallata alla barriera fra videogiochi e serie TV. Qui, però, c’è materiale forte da trasporre e una fanbase decisamente appassionata..
Keeper
Ambientato in un mondo surreale alla Salvador Dalí, dove l’umanità non esiste più e la natura ha ripreso il sopravvento, Keeper parla di un faro… con le gambe. E di un uccello marino di nome Twig. C’è anche un villaggio di minuscoli esserini che in realtà sono orologi, un’area mistica dove il polline rosa abbassa la gravità e molto altro.
Ho visto solo frammenti di tutto ciò, in tre segmenti di gameplay. Al centro di ciascuno ci sono le “vibes” e l’atmosfera e, a detta di Schafer, questo è il cuore del gioco. Non c’è combattimento. Ci sono alcuni enigmi, ma brevi e dolci. Non c’è dialogo. Invece, Schafer e co. vogliono che vi crogioliate nell’atmosfera di Keeper. Io lo farò volentieri, perché finora l’atmosfera è fantastica.
Sarà interessante capire come la meccanica base, camminare per quest’isola fino a raggiungerne la vetta montuosa usando la luce del faro per illuminare gli oggetti, si trasformerà lungo l’arco del gioco. Ne riparleremo all’uscita, il 17 ottobre.
Black Myth: Zhong Kui
Si è visto poco e niente ma vale la pena menzionare come Game Science ha chiuso lo show con l’annuncio di Black Myth: Zhong Kui, nuovo capitolo nello stesso “universo” mitologico cinese. Trailer CG e progetto agli inizi: zero gameplay, ma direzione chiara verso la leggenda del “cacciademoni”. Zhong Kui è infatti un’altra figura importante della mitologia e della storia cinese che sarebbe in grado di controllare migliaia di demoni e che viene ancora utilizzato per tenere lontante le presenze maligne.
Ecco cosa abbiamo provato Hollow Knight: Silksong
È reale, gente, dopo anni di silenzio, quando ormai pensavamo che fosse diventato vaporware, Hollow Knight: Silksong esiste ed è giocabile. Abbiamo provato il primo livello, Moss Grotto. La protagonista, Hornet è molto più veloce del personaggio del primo gioco, sia negli spostamenti sulle piattaforme sia negli attacchi. Ha una nuova abilità chiamata Bind (si usa premendo B su un controller Xbox) che la cura. Tuttavia non se ne può abusare, perché richiede l’uso di una barra a schermo che dev’essere riempita sconfiggendo i nemici e di un certo tempo di caricamento. Visivamente il gioco è brillante, ispirato, adorabilmente “muschiato” e ovviamente in linea col titolo del 2017. Ogni schermata fa venire voglia di imparare a disegnare così, se non lo sapete già fare. Hornet è un personaggio agile, può issarsi sui bordi delle piattaforme nei salti particolarmente lunghi e colpire in ogni direzione. I nemici del livello, per lo più vermetti verdi, non sono una grande sfida. L’unico momento impegnativo è stato il boss del livello, la Moss Mother, ma comunque è fattibile. D’altronde parliamo della parte più introduttiva del gioco. Chiusa la demo resta la curiosità di vedere cos’altro ci aspetta nel gioco completo. Se questo primo livello fosse indicativo, potrebbe essere un altro bel metroidvania, proprio come il primo. Speriamo solo che il peso della lunga attesa e le aspettative non lo schiaccino, perché il pubblico che l’ha aspettato tanto può anche essere quello che non si accontenterà.
Onimusha: Way of the Sword
Onimusha: Way of the Sword è un action a base di katane, e nessuno le brandisce meglio di Miyamoto Musashi, ma si distingue subito da titoli come Sekiro: Shadows Die Twice o la serie Nioh per ritmo e livello di difficoltà. C’è profondità nel sistema di combattimento e ci sono mostri giganteschi da affrontare, ma l’impostazione generale è meno punitiva, con la possibilità di selezionare una difficoltà più accessibile e un’atmosfera più votata alla mossa spettacolare e a far sentire il giocatore un personaggio potente che a stressarlo. Naturalmente, avendo provato la parte iniziare, è probabile che andando avanti le cose diventino più complesse, ma la prima impressione è quella di un gioco che non ti obbliga a stare sempre col fiato sospeso. La demo è ambientata nei pressimo del tempio Kiyomizu-dera a Kyoto, si affrontano soprattutto non-morti armati di spada, arco o entrambe le cose. Con la sua katana, Musashi può eliminarli rapidamente e deviare i loro colpi, persino i proiettili, abbastanza facilmente, e ovviamente col tempismo giusto la parata può anche stordire i nemici. Chi cerca più rischio può affidarsi all’Issen, la celebre mossa della serie: colpendo l’avversario un istante prima del suo attacco si ottiene un contrattacco devastante che rilascia un numero maggiore di anime assorbibili, nei tre classici colori rosso, giallo e blu, ognuno con effetti differenti. Non manca nemmeno l’iconico Guanto Oni, che accumula energia fino a liberare attacchi devastanti. Il vero banco di prova, però, è arrivato con il primo boss: Sasaki Ganryu, altro portatore di guanto Oni e vecchia conoscenza di Musashi. Scontro che però tutto sommato si è risolto abbastanza facilmente una volta capito lo schema dell’avversario. Ma è abbastanza normale che una demo “da fiera” non sia crudele. Sul fronte narrativo la demo non mostrava più di tanto le sue carte, però ci sono un paio di momenti in cui ci viene mostrato il modo in cui il racconto si dipana.Attraverso il suo guanto, che parla con voce femminile, Musashi può accedere all’Oni Vision, una vista speciale che rivela scene del passato sovrapponendole al presente. Rivivere le tragedie che hanno portato all’invasione demoniaca, incorniciate dall’ambientazione attuale è un buono modo per calarci nell’atmosfera esoterica del gioco, che attendiamo con un discreto interesse, ma del quale ancora non c’è una data.
Resident Evil Requiem (RE9)
Da tempo Resident Evil non è più quel gioco dove spari agli zombie grossi col bazooka e la serie, pur mantenendo alto il livello, ha virato verso atmosfere più intime, angoscianti e in cui siamo spesso messi di fronte a minacce che non possiamo affrontare se non scappando. Un po’ tipo il caro vecchio Nemesis, ma peggio. In Resident Evil Requiem la demo è una angosciane sequenza di ambienti bui, ospedalieri, ostili, in cui l’unica nostra arma è un accendino che getta ombre lugubri su corridoi dove si muove qualcosa che non vuole farci del bene. D’altronde tutto inizia con la protagonista, Grace Ashcroft, appesa a testa in giù con un ago nel braccio. Si può scegliere se giocare in prima o in terza persona, e ovviamente il maggior senso di angoscia si ha usando la prima, perché è qua che tutta la bellezza del sistema di illuminazione del motore grafico dà il suo meglio, assieme al comparto audio. Anche perché a un certo punto dovremo sfuggire ai denti di un mostro terribile che non vede l’ora di strapparci la faccia a morsi, ma che è sensibile alla luce e che sentiremo darci la caccia mentre si muove nelle stanze attorno a noi mentre cerchiamo disperatamente gli oggetti per risolvere il più classico degli enigmi. Certo, nel gioco finale potremo vestire anche i panni di Leon Kennedy, personaggio decisamente più votato all’azione, ma l’impressione è che Requiem sarà uno degli episodi più angoscianti della serie. Lo scopriremo quando uscirà il 27 febbraio.
Pragmata
Abbiamo giocato uno dei primi livelli Pragmata, che è passato in pochi mesi da oggetto misterioso a videogioco interessante, e la voglia di vedere come procede è rimasta nell’aria ben dopo la fine della demo. Questo perché è in parte uno sparatutto in terza persona, potremmo quasi definirlo un Dead Space più luminoso e senza mostri, e in parte un puzzle game. Solo che i puzzle vanno risolti mentre stai mirando e i mostri ti attaccano, sfruttando i poteri di una bambina cyborg che accompagna Hugh, il protagonista. Per farlo bisogna muovere un cursore lungo una griglia, idealmente facendolo passare attraverso programmi che colpiscono il nemico una volta completato l’hack. Questa meccanica è essenziale perché indebolisce e rallenta i vari robot che cercheranno di ucciderci e aumenteranno i danni delle nostre armi. Per fare le cose con più calma si può anche usare una trap-gun che spara campi di forza che rallentano gli avversari. Fin dalle prime fasi il gioco appare subito divertente e con una vena bizzarra, anche se visivamente è una scifi forse già molto vista. Particolarmente soddisfacente l’impatto delle armi quando buttiamo giù robot di ogni tipo, da quelli umanoidi ai mosti bipedi tipo l’ED209 di Robocop. La speranza è che riesca a tenere alta la sorpresa anche col proseguire del gioco e che soprattutto mantenga fresca e interessante questa meccanica.
Warhammer 40,000: Dawn of War IV
Uno degli annunci della Gamescom è stato senza dubbio l’arrivo del quarto capitolo di Dawn of War, attesissimo titolo legato all’universo narrativo di Warhammer 40.000, un nome che, se avrà successo la serie di Amazon con Henry Cavill, sentirete sempre più spesso. Dawn of War 4 è un gioco di strategia in tempo reale molto classico con quattro fazioni: Space Marine, Orchi, Necron, cioè delle mummie cyborg e Adeptus Mechanicus, ovvero tecnopreti cyberpunk che venerano il Dio macchina. Visivamente il gioco promette già molto bene, con un sacco di unità a schermo, proiettili ovunque, fiammate e unità che se le danno di santa ragione quando zoomiamo per vedere i dettagli. Il terzo capitolo della saga aveva lasciato l’amaro in bocca ai fan, qua sembra ci sia la voglia di tornare ai fasti dei primi capitoli. Più di 70 missioni con una storia non lineare, un sacco di modalità online, la promessa di espandere il gioco e meccaniche rodate e apprezzate: costruisci la tua base, raccogli risorse conquistando dei punti di controllo e ti scagli il tuo avversario, usando le unità giuste per contrastare le sue. Abbiamo provato una versione pre-alpha ma le impressioni sono più che positive e non vediamo l’ora di mietere vittime aliene e demoniache nel nome dell’Imperatore nel 2026.
La Repubblica