Verso il vertice in Alaska, Meloni attende Putin alla prova dei fatti. Salvini conta su Trump

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Verso il vertice in Alaska, Meloni attende Putin alla prova dei fatti. Salvini conta su Trump

Verso il vertice in Alaska, Meloni attende Putin alla prova dei fatti. Salvini conta su Trump

Giorgia Meloni attende Vladimir Putin alla prova dei fatti rispetto alla volontà degli europei, questa volta sostenuta anche da Washington, di arrivare ad una pace giusta, partendo dal cessate il fuoco, e ad un accordo che non modifichi l'assetto territoriale dell'Ucraina. Matteo Salvini spera che Donald Trump riesca a portare al tavolo della trattativa il leader russo e Volodymyr Zelensky. E non usa mezzi termini sul ruolo del presidente degli Stati Uniti: "Se riesce a por termine al conflitto tra Russia e Ucraina "altro che Nobel per la pace...", dice tra l'altro rammaricandosi per una Ue "spettatrice" in questo contesto.

E' carico di aspettative in Italia il vertice di ferragosto ad Anchorage, in Alaska, ma anche di tensioni tra maggioranza e opposizione, soprattutto sul ruolo dell'Ue ( "Meloni ci deve credere", è l'appello) e la possibilità di una trattativa in solitaria tra Usa e Russia.

"La presenza dell'Unione al vertice non garantirebbe sicurezza per il futuro. Putin ha dimostrato di poter trattare oggi e attaccare domani. L'Unione europea, così com'è, non esiste come entità statuale. Von der Leyen rappresenta un'amministrazione regolatoria, burocratica e tutt'al più monetaria. Non ha una politica estera, non ha un leader eletto dal popolo. Non ha peso perché non può paragonarsi agli Usa o alla Russia", afferma in un'intervista al Corriere della Sera il ministro della Difesa, Guido Crosetto. "In certi momenti la politica internazionale - aggiunge - impone di accantonare alcuni principi di giustizia e piegarsi alla realpolitik. Invitando Putin in territorio statunitense, Trump è consapevole di ignorare il mandato di cattura internazionale che pende sulla sua testa, ma se il vertice può portare alla fine della guerra lui è disposto a farlo". Parole alle quali replica il dem Nicola Zingaretti, capo delegazione del Pd al parlamento europeo: Il ministro "denuncia l'oggettiva debolezza dell'Unione Europea. È debole, dice, perché 'non è un'entità statuale, non ha una politica estera. È un'amministrazione regolatoria, burocratica e tutt'al più monetaria'. Ha ragione, in gran parte è vero. Ma qui sta anche il cuore della debolezza - o delle contraddizioni - della destra nazionalista: riconosce i limiti dell'Europa e, invece di superarli, li accentua". Ma "questa stessa Europa, con altri governi, ha fatto grandi cose. Oggi - prosegue Zingaretti - lo scontro è proprio questo: noi, anche dall'opposizione, riconosciamo questi limiti oggettivi e ci impegniamo a superarli, chiedendo coraggio e riforme per rilanciare l'integrazione verso un'Europa politica. Poi c'è il governo Meloni, che è diviso e, partendo da questi limiti, finisce per boicottare l'Europa. È un grande danno per l'Italia, che oggi - conclude - avrebbe bisogno come non mai di un'Europa più unita e più forte".

La pace è fatta di tante tappe - sintetizza il Cardinal Matteo Zuppi, presidente della Cei e incaricato del Papa per la pace in Ucraina - , l'importante è che siano stati coinvolti sia l'Unione Europea che Zelensky. Speriamo che sia una tappa che possa aprirne altre. Finché c'è il dialogo è sempre una cosa positiva, speriamo che dia i frutti desiderati e si possa arrivare al cessate il fuoco ugualmente e ad una pace giusta e accettabile".

ansa

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