Sinner campione a Wimbledon, ma l’Italia delle istituzioni è assente: i desaparecidos del governo Meloni e l’autogol di Abodi

Il trionfo di Jannik

Qualcuno avvisi Andrea Abodi che, in quanto ministro dello Sport, è a tutti gli effetti quella che lui stesso definisce “istituzione”. Perché l’ex presidente della Lega Serie B di calcio, scelto da Giorgia Meloni per la poltrona da ministro, nel giustificare l’assenza dei vertici dello sport italiano domenica a Wimbledon, dove l’azzurro Jannik Sinner ha conquistato lo Slam londinese sull’erba, è riuscito a dirsi “dispiaciuto per l’assenza delle istituzioni italiane”.
Al di là dell’autogol del ministro, ha fatto impressione l’effettiva assenza di Abodi ma anche del neo capo del Coni Luciano Buonfiglio, con la sola presenza del presidente della Federtennis Angelo Binaghi. A far da contraltare la presenza sugli spalti, per supportare Carlos Alcaraz, addirittura del Re di Spagna Felipe VI, a cui il numero due al mondo uscito sconfitto nella finale in 4 set ha rivolto un ovvio e caloroso ringraziamento.
Al contrario da parte italiana l’unica “istituzione” presente sul Centre Court di Wimbledon ad assistere all’attesissima finale Sinner-Alcaraz è stato l’ambasciatore a Londra Inigo Albertini, con tutto il rispetto non esattamente una figura chiave.
Nel tempio del tennis non c’era il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impossibilitato per altri impegni, coi social del Quirinale in silenzio dopo l’epica vittoria del tennista di San Candido, così come non c’era la premier Giorgia Meloni, che a Jannik ha dedicato un post così come i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini.
Il problema per l’esecutivo sono però le parole di Abodi parlando ai microfoni di “La Politica del Pallone” su Gr Parlamento. Un discorso boomerang, quello del ministro: “Capita anche a un ministro a volte di fermarsi, di aver bisogno di fermarsi, di passare una giornata con la famiglia”, si è giustificato Abodi. La domanda è d’obbligo: ma se un ministro dello Sport non vola a Londra per supportare un tennista italiano in finale a Wimbledon, che ci sta a fare?
Forse a qualcuno nell’esecutivo è tornata in menta la polemica che travolse nel 2015 l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, volato a New York per assistere alla finale femminile degli US Open tutta italiana tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci, assieme all’allora numero uno del Coni e al sempreterno Binaghi, con l’accusa a Renzi di “protagonismo”.
l'Unità