Un vasto esperimento ha messo in discussione il modo in cui facciamo agricoltura da un secolo

Agricoltura sì, ma rigenerativa. La sicurezza alimentare europea non passa da pratiche agrarie chimico-intensive. Tutt'altro. Curando il suolo e gli ecosistemi si ottengono più produttività, più biodiversità rispetto all’agricoltura convenzionale. A sostenerlo è un recente rapporto dell’Alleanza europea per l’agricoltura rigenerativa (Eara) che ha raccolto i risultati di un programma pilota pluriennale condotto dagli agricoltori insieme a esperti e istituzioni di diversi settori in 14 paesi europei, coinvolgendo 78 aziende per un totale di 7mila ettari.
Alla fine, stando ai dati, nel periodo di studio 2021-2023, gli agricoltori rigenerativi hanno ottenuto una produttività complessiva più elevata registrando in media un RFP – indice che misura la produttività complessiva di un terreno – superiore del 32 per cento, con un intervallo compreso tra il 14 per cento e il 52 per cento.

Per agricoltura rigenerativa si intende una tecnica simile alla permacultura che combina le conoscenze antiche (come la rotazione e gli avvicendamenti delle colture) alle tecniche moderne, mimando i processi naturali per rigenerare il suolo sfruttato dalle pratiche agricole intensive e ottenere prodotti sani e di qualità.
Nell'agricoltura rigenerativa vengono inoltre limitati gli interventi di mezzi meccanici e, al posto dei concimi sintetici o dei fitofarmaci, per fertilizzare e nutrire il suolo si utilizzano preparati biologici; mentre per difendere dai parassiti le piante, si ricorre a preparati e tecniche tipiche della lotta biologica integrata.
Allo stesso tempo, l'agricoltura rigenerativa permette di diminuire l’erosione dei terreni e rimineralizzarli, di garantire la purezza dell’acqua nelle falde acquifere o abbattere l’uso di pesticidi. E i risultati sembrano darle ragione.
L’indice RFP (Rigenerating Full Productivity) cui facevamo riferimento prima, è un indicatore multidimensionale che misura i vari risultati della gestione del suolo incrociando dati rilevati sul campo, informazioni fornite direttamente dagli agricoltori e immagini satellitari, con confronti a livello locale, nazionale ed europeo.
Sulla base di questo indice, l'agricoltura rigenerativa presenta un indiscusso vantaggio agroecologico, con una migliore salute del suolo rispetto ai campi vicini: un aumento della fotosintesi superiore al 24 per cento, una copertura del suolo superiore al 23 per cento e una diversità vegetale superiore al 17 per cento nel periodo compreso tra il 2019 e il 2024. Il tutto con rese sostanzialmente stabili (solo del 2 per cento inferiori) e con una riduzione media del 61 per cento nei fertilizzanti azotati sintetici e del 76 per cento nei pesticidi per ettaro.
Inoltre, mentre la media delle aziende dell’Unione europea importa oltre il 30 per cento dei mangimi per il bestiame dai mercati extraeuropei, gli agricoltori rigenerativi, utilizzando solo mangimi prodotti nella propria bioregione, hanno ottenuto gli stessi risultati, implementando inoltre la sovranità alimentare regionale.

Infine, l'adozione del 50 per cento di forme di agricoltura rigenerativa, si spiega ancora nel rapporto, potrebbe più che compensare le attuali emissioni agricole dell’Unione europea. Se si passasse del tutto al modello rigenerativo invece, le emissioni del settore agricolo europeo diminuirebbero del 300%.
Se i risultati dello studio verranno confermati, l'agricoltura rigenerativa si confermerà dunque un ottimo alleato per combinare il crescente bisogno di cibo (secondo un’analisi pubblicata nel 2021 sulla rivista Nature Food, che ha preso in esame i risultati di 57 studi pubblicati tra il 2000 e il 2018, nel periodo tra il 2010 e il 2050 la richiesta di cibo aumenterà verosimilmente tra il 35% e il 56%) con le esigenze di ridurre l'impatto geoclimatico delle pratiche agricole (secondo il Rapporto Speciale “Climate Change and Land” dell’IPCC del 2019, “l’agricoltura, il settore forestale e altri tipi di uso del territorio corrispondono al 23% delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle attività umane") garantendo un futuro più tranquillo al nostro pianeta.
Luce