Le arti e i mestieri d’un tempo che fu rivivono a Manfredonia

La benemerita associazione “Pro Loco Manfredonia” ha promosso un evento di straordinaria caratura che invita alla riscoperta, come memoria storica, delle arti e dei mestieri del territorio, di uno sconfinato patrimonio immateriale del quale si è persa, in gran parte, il ricordo sovrastato dall’industria moderna che pur tuttavia in molti casi ha conservato quelle tracce.
“L’iniziativa nasce con l’intento di far riscoprire e tramandare alle giovani generazioni le antiche tradizioni e i mestieri ormai scomparsi o in disuso, promuovendo la conoscenza attiva del patrimonio immateriale che ha segnato la storia e l’identità della nostra comunità” spiega la presidente della Pro loco, Simona Santovito, che ha organizzato l’evento che ha incontrato la collaborazione dell’Università degli studi di Foggia, l’Associazione giovani per l’Unesco, del Touring club italiano, l’Associazione Archeo Sipontum, Anffas. Evento che è rivolto essenzialmente alle scuole, il vivaio dell’avvenire cittadino, prenderà le mosse il 7 e l’8 novembre prossimo, dal Chiostro del Municipio per poi diramarsi nei vari percorsi a postazioni tematiche nelle quali attori e rivocatori illustreranno le caratteristiche di quel mondo che fu.
Per secoli le arti intese come attività destinate ad una utilità pratica che differiscono dalle “belle arti” che indicano pittura, scultura, musica, e i mestieri riferiti ai più tradizionali lavori che si svolgevano a domicilio o in botteghe, hanno rappresentato il cuore dell’economia e delle cultura di molte società, specialmente in epoca medievale e rinascimentale, in cui le arti e i mestieri erano fondamentali per la produzione di beni di qualità e per lo sviluppo culturale e artistico e naturalmente economico.
Dal secolo scorso arti e mestieri sono cambiati in modo significativo evolvendo in sintonia con i mutamenti sociali, tecnologici e produttivi. Molte professioni artigianali tradizionali sono scomparsi o al meglio si sono trasformati, transitando verso nuove forme di lavoro che integrano tecnologie moderne e servizi diversificati. Più che una cancellazione totale, c’è stato un interscambio tra i due mondi, le fabbriche hanno riprodotto e ampliato alcune abilità artigianali, e l’artigianato è divenuto una risorsa di nicchia in grado di influenzare e migliorare l’industria creando una sinergia tra memoria del passato e innovazione protesa nel futuro.
Esempi significativi sono la lavorazione del ferro, la produzione di vetro e ceramica, la tessitura, le lavorazioni orafe e argenterie, la lavorazione del legno. Le lavorazioni artigianali sono state non solo assorbite ma anche adattate e trasformate per facilitare la produzione di massa nell’industria moderna.
Statistiche di settore hanno appurato come dalla seconda metà del secolo scorso, molti mestieri artigianali tradizionali sono scomparsi o drasticamente ridimensionati. Un elenco non esaustivo comprende: Vetrai Falegnami Restauratori Tappezzieri Liutai Calzolai Orologiai Impagliatori Barbiere tradizionale Sarti tradizionali Maniscalchi Carbonai Aggiustapiatti Pettinatrici Stagnini (lavorazione del metallo sottile) Cocchieri Lavandaie Vasaio Bottaio. La crisi dell’artigianato tradizionale ha portato alla scomparsa di numerosi mestieri storici, cancellando un pezzo importante della storia culturale e sociale italiana.
Tra i motivi che hanno determinato il cambiamento, si richiama la mancanza di ricambio generazionale, la diffusione di manifatture industriali e soprattutto la trasformazione sociale che ha modificato i bisogni: il “riparare” è stato sostituito dal “comprare nuovo”. Il “consumismo” ha fatto il suo ingresso. La tecnologia e la meccanizzazione hanno reso obsolete molte di queste attività, mentre l’urbanizzazione e i cambiamenti economici hanno impoverito le botteghe artigiane nei centri storici. Alcuni mestieri si sono salvati grazie all’artigianato artistico o di nicchia.
A scompigliare ulteriormente la situazione e a spingere il cambiamento, ha fatto irruzione la digitalizzazione, l’insieme di sistemi che operano con informazioni semplificate e quindi computer, software. La digitalizzazione ha cambiato il mondo del lavoro rendendolo più dinamico, interconnesso, tecnologico; ha creato nuovi lavori ma ne ha eliminati o trasformati molti altri, con impatti diversificati a seconda dei settori e delle attività coinvolte.
Il mondo del lavoro lungi dall’essere statico, si va trasformando continuamente e sempre più profondamente, allontanandosi da quelle arti e da quei mestieri la cui memoria è ormai confinata nei musei come il “Museo etnografico” di Siponto fondato dal professore Michele Melillo negli Anni 70, che conserva una raccolta di oggetti tradizionali legati all’agricoltura, alla pastorizia, ai mestieri, alla vita domestica e alle attività marinare. Annesso è la biblioteca di 20mila volumi di linguistica e demologia, anche essa una testimonianza della evoluzione della lingua. Un presidio di singolare valore riconosciuto come un importante centro per la conservazione e la trasmissione della memoria storica, culturale e linguistica del territorio manfredoniano cui le nuove generazioni possono attingere per riconoscere il proprio vissuto.
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