A piedi o in bicicletta lungo tre itinerari del Delta del Po

Sono tre percorsi tracciati che permettono di avvicinarsi come non mai alla biodiversità, dove all’orizzonte mare e cielo si confondono come l’acqua e terra. È un territorio incontaminato, con la natura in continua evoluzione, da rispettare e scoprire a piedi o in bicicletta anche con l’aiuto delle mappe elaborate dal Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova in collaborazione con il Parco Naturale Regionale Veneto del Delta del Po - Riserva di Biosfera MAB Unesco e Fondazione Goletta Lab. Questa area è candidata per il riconoscimento a Riserva della Biosfera del programma Mab Unesco. Le mappe sono distribuite dall’organizzazione del Parco in occasione di tutti gli eventi organizzati in un prossimo futuro e durante le attività per le scuole.
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Il primo percorso prende il via tra lecci, ginepro, pini e dune dal Giardino Botanico Litoraneo del Veneto di Porto Caleri. È una oasi della biodiversità dove i ricercatori del dipartimento BCA indagano su specie a rischio estinzione come le tartarughe Emys orbicularis, la testuggine palustre europea o studiano gli insetti che vivono in ambienti sabbiosi e dunali. Partendo dal parcheggio di Rosolina Mare invece si può camminare per circa 90 minuti, meno in bicicletta, lungo la via delle Valli Nord fino a raggiungere Albarella. Un itinerario che permette di osservare l’avifauna di queste zone salmastre, costeggiando le valli da pesca dove è possibile imbattersi nei fenicotteri. Altrettanto suggestiva la via delle Valli Sud, anche questa percorribile a piedi in circa un’ora e mezza, che parte da Porto Levante fino ad arrivare al ramo del Po di Maistra e alla spiaggia selvaggia di Boccasette.
Dopo avere percorso un tratto asfaltato si arriva al piccolo museo delle api di Ca’ Cappellino ospitato in una ex scuola. Le api sono le sentinelle del territorio e del clima e nella zona gli apicoltori producono diversi tipi di miele del delta, tra cui il miele di barena dal retrogusto salato che nasce dalla bottinatura della pianta di limonium che cresce in ambienti ostili come appunto quelli delle barene, terre che vengono sommerse dalle maree. A pochi minuti da Ca’ Cappellino, in località Bonelli e a Ca’ Pisani stanno nascendo i nuovi hub per la fauna selvatica, luoghi in cui si fa ricerca sul campo e prova a immaginare nuove strade per una convivenza tra animali, umani e territorio destinati a diventare, in un prossimo futuro, spazi aperti alle persone che visiteranno il Delta.
Il secondo percorso inizia da San Basilio, con un’area archeologica romana e paleocristiana e la piccola chiesa del IX secolo costruita dai monaci benedettini di Pomposa. In bici o in auto si arriva poi al Museo regionale della bonifica di Ca’ Vendramin sul canale denominato Scolo Veneto, di fronte al Po di Goro. Il punto di riferimento è la ciminiera alta più di 60 metri in mattoni di terracotta e qui oggi c’è la sede del Centro informativo didattico del Delta del Po oltre al Museo della bonifica. Le costruzioni risalgono agli inizi del 1900 e oggi rappresentano degli esempi di archeologia industriale che raccontano l’opera di bonifica, grazie alle idrovore alimentate prima a vapore e poi convertite all’energia elettrica, che ha poi trasformato le paludi in terre coltivabili. Dopo questa tappa ecco l’imperdibile percorso, da fare a piedi, in bici o in barca, lungo il Po della Donzella. In particolare l’itinerario ciclabile dell’anello della Donzella segue tracciato di circa 60 chilometri con partenza da Ca’ Tiepolo per arrivare all’Oasi di Ca’ Mello, che tra fine primavera e inizio estate si riempie di viola con il suo grande lavandeto, dove è possibile osservare uccelli come il falco di palude o l’airone rosso e dove il ritorno di alcuni esemplari di lupo è oggetto di studio da parte dei ricercatori con l’obiettivo di monitorare il fenomeno e sviluppare forme di coesistenza. In un’altra tappa si va alla scoperta del riso del Delta IGP con i suoi particolari chicchi di grandi dimensioni e coltivato a due metri sotto il livello del mare da realtà come l’azienda agricola familiare Moretto. Perché in questo territorio difficile ma non ostile si riesce a coltivare la terra. I campi arati sono parecchi e qui lavorano diverse aziende agricole a filiera corta. Questo tema è al centro dell’attività di ricerca del dipartimento BCA tanto da rappresentare un’alleata preziosa per le realtà del territorio, per mettere a fuoco le trasformazioni connesse al fattore climatico - come il rischio di sviluppo di muffe pericolose nei grani - o per approntare strumenti in grado di garantire la tracciabilità.
Come ultima tappa della mappa c’è un altro esempio di archeologia industriale: la Centrale di Polesine Camerini, un tempo la più grande centrale termoelettrica italiana, che con il profilo inconfondibile della sua ciminiera “svetta” solitaria in mezzo alla pianura e un passo dall’acqua e dalla suggestiva Sacca degli Scardovari, simbolo quasi “sfacciato” della presenza umana in queste terre in cui la natura sembra dominare.
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