Secondo uno studio, metà del mondo ha vissuto un mese in più di caldo estremo a causa del cambiamento climatico.

Secondo uno studio pubblicato venerdì (30), lo scorso anno metà della popolazione mondiale ha sofferto un ulteriore mese di caldo estremo a causa del cambiamento climatico indotto dall'uomo.
I risultati sottolineano come la continua combustione di combustibili fossili danneggi la salute e il benessere in tutti i continenti, con effetti particolarmente sottovalutati nei paesi in via di sviluppo, hanno affermato gli autori.
"Con ogni barile di petrolio bruciato, ogni tonnellata di anidride carbonica rilasciata e ogni frazione di grado di riscaldamento, le ondate di calore colpiranno più persone", ha affermato Friederike Otto, climatologa dell'Imperial College di Londra e coautrice del rapporto.
L'analisi, condotta dal gruppo accademico World Weather Attribution, dall'ONG Climate Central e dal Red Cross Red Crescent Climate Centre, è stata pubblicata in vista della Giornata mondiale contro il caldo del 2 giugno, che quest'anno mette in luce i pericoli dell'esaurimento da calore e del colpo di calore.
Per valutare l'influenza del riscaldamento globale, i ricercatori hanno analizzato il periodo compreso tra il 1° maggio 2024 e il 1° maggio 2025. Hanno definito "giorni di caldo estremo" quelli in cui le temperature hanno superato del 90% quelle registrate in una determinata località tra il 1991 e il 2020.
Utilizzando un modello sottoposto a revisione paritaria, hanno confrontato il numero di tali giorni con quello di un mondo simulato senza riscaldamento antropogenico.
I risultati sono stati sconcertanti: circa 4 miliardi di persone (il 49% della popolazione mondiale) hanno dovuto affrontare almeno 30 giorni aggiuntivi di caldo estremo.
Il team ha identificato 67 episodi di temperature estreme nel corso dell'anno e in ognuno di essi ha trovato i tratti distintivi del cambiamento climatico.
L'isola caraibica di Aruba è stata la più colpita, con 187 giorni di caldo estremo, 45 in più del previsto in un mondo senza riscaldamento.
Lo studio è stato condotto dopo un anno di temperature globali record: il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato e il gennaio 2025 è stato il più caldo.
In media, le temperature globali sono ora di 1,3 °C superiori ai livelli preindustriali e non supereranno la soglia simbolica di 1,5 °C stabilita dall'accordo di Parigi sul clima prima del 2024.
Il rapporto evidenzia anche la mancanza di dati sugli impatti del caldo sulla salute nelle regioni a basso reddito.
In Europa sono stati registrati oltre 61.000 decessi correlati al caldo nell'estate del 2022, ma altrove numeri comparabili sono scarsi.
Gli autori hanno sottolineato la necessità di sistemi di allerta precoce, di informazione pubblica e di piani d'azione contro il caldo pensati appositamente per le città. Ritenevano inoltre essenziale migliorare la progettazione degli edifici ed evitare attività faticose nelle ore di punta.
Tuttavia, il solo adattamento non sarà sufficiente. L'unico modo per arrestare la crescente intensità e frequenza del caldo estremo è eliminare rapidamente i combustibili fossili, avvertono gli autori.
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