La Corte respinge la richiesta del Montenegro di rimuovere il manifesto di Chega

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La Corte respinge la richiesta del Montenegro di rimuovere il manifesto di Chega

La Corte respinge la richiesta del Montenegro di rimuovere il manifesto di Chega

Il Tribunale distrettuale di Lisbona ha respinto la richiesta di Luís Montenegro di rimuovere i manifesti di Chega in cui appare il Primo Ministro accanto all'ex leader del governo socialista José Sócrates, associati al problema della corruzione.

Il Tribunale giudiziario del distretto di Lisbona ha respinto la misura cautelare presentata dal Primo Ministro perché era in gioco “il diritto alla libertà di espressione”.

Secondo la decisione, “dato questo contesto di disputa politica e dibattito pubblico” e in cui è in gioco “la scelta dei decisori politici” – Luís Montenegro come candidato e leader di un partito politico e Chega come partito politico concorrente – è necessario concludere, “perché è in gioco l’esercizio del diritto alla libertà di espressione, per l’assenza di illegalità e la non prevalenza dei diritti invocati” dall’attuale leader dell’Esecutivo.

Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Lusa, il tribunale ritiene inoltre che i manifesti non associno direttamente Luís Montenegro, candidato anche per l'AD (PSD/CDS) alle elezioni legislative, alla "pratica di alcun atto che possa costituire reato di corruzione", "né affermano che sia corrotto".

E questo nonostante contenga l'immagine "di un ex primo ministro che, pur essendo imputato in un procedimento penale, beneficia della presunzione di innocenza", ricorda la sentenza.

«La frase sui manifesti – 50 anni di corruzione» -, seguita da «è ora di dire basta» e «Vota basta», non autorizza inoltre la conclusione che l'imputato attribuisca direttamente al ricorrente la pratica di alcun atto illecito, dato che, naturalmente, nessuno dei soggetti ritratti, per la durata del loro incarico politico, potrebbe essere responsabile dell'associazione che si fa tra corruzione e anni di democrazia», si legge nella decisione.

Il tribunale ritiene inoltre che nei manifesti Chega associ Luís Montenegro, in quanto leader di un partito, “alla corruzione”, ma tale associazione, pur sgradita al Primo Ministro, “non contiene alcuna imputazione di atti criminali, bensì un giudizio di valore sulla responsabilità politica di coloro che hanno guidato un governo, in una democrazia”.

«Il messaggio espresso nei manifesti – e il giudizio di valore in esso contenuto – nasce dal fatto che un partito politico, nel contesto di una disputa politica e di una controversia pubblica, ha una chiara intenzione politica, in quanto prende di mira l'azione di altri partiti politici e l'immagine del ricorrente, "attore della vita pubblica", appare come leader di un partito e candidato alle elezioni», afferma inoltre la Corte.

Jornal Sol

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