L'umanizzazione della giustizia

Nauru è forse uno dei paesi più piccoli del mondo. Rispetto al Portogallo, è senza dubbio anche uno dei più remoti. Tuttavia, un anno fa, la Repubblica di Nauru, situata nel Pacifico meridionale, con il sostegno delle Nazioni Unite, ha lanciato un'iniziativa molto particolare e degna di nota, promuovendo quella che oggi è nota come la "Dichiarazione di Nauru sul benessere giudiziario". Redatta da diversi leader ed esperti del settore giudiziario provenienti da vari paesi, tra cui il Portogallo, la Dichiarazione di Nauru ha stabilito una serie di principi chiave volti a sottolineare la necessità di sensibilizzare sul fatto che lo stress nel contesto giudiziario non è sinonimo di debolezza, né deve essere stigmatizzato. Piuttosto, è un problema che deve essere riconosciuto e affrontato dalle istituzioni giudiziarie, con una forte attenzione alla sensibilizzazione e alla prevenzione.
Consapevole dell'importanza di questo tema, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il 25 luglio come "Giornata Mondiale del Benessere Giudiziario", celebrata per la prima volta quest'anno. Il voto è stato schiacciante: 160 voti a favore, 3 astensioni (da Haiti, Madagascar e Siria) e un voto contrario dagli Stati Uniti d'America, che hanno sostenuto che la Dichiarazione di Nauru rappresentava l'internazionalizzazione del movimento per la "cura di sé" e la sua migrazione verso ambiti che non lo riguardano. Questa posizione isolata, tuttavia, non sorprende, considerando, ad esempio, che nel febbraio 2025 il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha vietato l'uso, tra gli altri termini, del termine "salute mentale", bandendolo da documenti e comunicazioni ufficiali.
Tuttavia, la posizione degli Stati Uniti sotto l'attuale amministrazione non ha impedito l'istituzione di un traguardo globale davvero storico, riconoscendo che la salute fisica, emotiva e mentale di coloro che sono incaricati di giudicare è una condizione fondamentale per preservare l'indipendenza, l'imparzialità e l'integrità del sistema giudiziario. L'istituzione di una Giornata mondiale dedicata a questo tema dimostra anche la sua importanza in tempi di attacchi all'indipendenza della magistratura in tutto il mondo.
Tuttavia, nonostante la posizione progressista espressa dalle Nazioni Unite, la verità è che il tema non è sempre pienamente compreso, in gran parte a causa di una visione offuscata e persino populista. Infatti, il discorso sul benessere giudiziario è spesso visto come un riferimento ai privilegi concessi ai giudici piuttosto che come un appello alla creazione di condizioni per una migliore amministrazione della giustizia per e per il popolo. Questa visione distorta, infatti, trova talvolta eco all'interno delle stesse istituzioni preposte alla gestione dei sistemi giudiziari, generando, attraverso la svalutazione della salute, lo stress e persino il burnout , una pressione maggiore, chiaramente controproducente per l'efficienza auspicata dal sistema.
D'altro canto, che si tratti di ambito giudiziario, aziendale o di qualsiasi altra attività professionale, il tema della salute, e in particolare di quella mentale, rimane, ed è ampiamente, un argomento tabù. I professionisti evitano di parlare, i responsabili evitano di ascoltare e i sistemi, soprattutto quelli basati sulla componente umana, tendono a perdere efficienza finché persistono in una logica di negazione. Per quanto riguarda il sistema giudiziario, infatti, non è raro riscontrare una preferenza per l'abbaglio statistico e la mera apparenza quantitativa, trascurando le condizioni concrete in cui le persone si trovano a lavorare e cosa questo possa significare in termini di qualità decisionale. In generale, le preoccupazioni su questi temi si limitano a proclami circostanziali. La prevenzione non va molto oltre la mera apparenza, e la sensazione diffusa che emerge è che si stia lavorando al limite, senza un adeguato supporto istituzionale e in un contesto di enorme frustrazione.
Ora, mentre la comunità globale sta compiendo seri progressi nel dibattito sulla salute giudiziaria, il Portogallo continua ad affrontare sfide concrete. Secondo la relazione annuale del Consiglio Superiore della Magistratura per il 2024, il numero di giudici in servizio attivo ha registrato il calo più netto degli ultimi cinque anni, passando da 1.775 nel 2020 a 1.716 nel 2024, nonostante anche i tassi di risoluzione dei casi abbiano seguito una traiettoria favorevole. Lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura riconosce che sono stati identificati significativi rischi psicosociali associati all'esercizio della funzione giudiziaria, come il sovraccarico di lavoro, la mancanza di risorse, la complessità dei casi e la pressione delle scadenze, con un impatto negativo sulla salute fisica e mentale dei giudici. A ciò si aggiunge "una cultura professionale che tende a minimizzare i segnali di esaurimento e stress, favorendo il burnout ".
Data questa realtà, e dissipando l'illusione che, trascurando le persone, tutto possa essere risolto attraverso l'informatica o le nuove tecnologie, è sensato comprendere che la data celebrata oggi sollecita direttamente i governi, gli organi di gestione e le società a riflettere su politiche che promuovano la salute e l'efficienza del sistema giudiziario, nel caso del Portogallo e a titolo di esempio, arrestando il progressivo calo del numero di giudici, istituendo effettivamente un sistema efficace di servizi di consulenza, presentando soluzioni concrete ed efficaci per il supporto psicologico e la gestione dello stress, nonché creando una cultura che promuova la realizzazione personale e professionale di coloro che servono il sistema.
Proprio come nell'assistenza sanitaria, nell'istruzione, nelle forze dell'ordine, nell'aviazione civile e in molti altri settori in cui la sicurezza o la vita delle persone sono in gioco, nelle loro diverse dimensioni, anche il carico di lavoro nei tribunali grava pesantemente sulla capacità decisionale, l'accuratezza e la reattività del sistema. Una magistratura sempre più ridotta, senza prospettive di cambiamento a breve termine, continuerà a sottoporre il sistema a un crescente stress per quello che sembra essere un periodo indesiderabilmente prolungato. La Dichiarazione di Nauru e la Giornata Mondiale celebrata oggi chiedono di fatto che il Paese adotti pratiche che garantiscano sicurezza fisica, supporto psicologico, equilibrio personale e una gestione umana del sistema giudiziario. Questo ci ricorda l'impegno formalizzato dalle Nazioni Unite per garantire la protezione di coloro a cui è affidato il compito di amministrare la giustizia.
Con i suoi punti di forza e di debolezza, la giustizia è un costrutto umano. È fatta dalle persone, si rivolge alle persone ed è un diritto di tutti. Il benessere giudiziario e l'umanizzazione della giustizia non sono questioni legate esclusivamente alla resilienza individuale di ciascun giudice, ma hanno un impatto diretto sull'indipendenza, l'integrità e l'efficienza dei sistemi giudiziari, in Portogallo e nel mondo. Il riconoscimento di questo tema all'interno delle Nazioni Unite avviene solo attraverso la più alta comprensione di come la salute della magistratura sia fondamentale anche per la democrazia stessa, un principio che non dobbiamo mai perdere di vista.
I testi presenti in questa sezione riflettono le opinioni personali degli autori. Non rappresentano VISÃO né ne riflettono la posizione editoriale.
Visao