Il Grande Fratello e la Casa dei Segreti

Il Grande Fratello e la Casa dos Segredos non riguardano la privacy, ma la segretezza. I concorrenti sanno di essere osservati e si "esibiscono" per il pubblico. Lo spettacolo può causare disagio ed essere criticato per aver sfruttato la situazione finanziaria dei concorrenti, ma non rende il pubblico un "intruso" o un "voyeur". Nel caso dell'intruso, la vittima non è consapevole di essere osservata e, di conseguenza, vede la propria privacy violata. Lo spazio è esclusivamente suo e non si aspetta che alcuna informazione venga condivisa con terzi.
Quando ci vengono poste domande intrusive sulla nostra privacy, non rispondiamo con "è un segreto", ma piuttosto con "è privato".
Ci sentiamo violati nel nostro spazio personale, anche se il "voyeur" non condivide mai con nessuno ciò che ha visto. Il fatto che una terza persona osservi – in un momento che abbiamo ritenuto personale – e crei un'immagine nella sua mente (che sia oscena o meno) ci mette a disagio e ci disgusta.
La violazione della privacy era lo strumento principale utilizzato dall'élite del Partito Democratico Tedesco per mantenere il potere. Quando il Muro di Berlino cadde nel 1989, la Stasi contava oltre 90.000 dipendenti e 180.000 collaboratori, con accesso illimitato a tutti i registri e mezzi invasivi per ottenere informazioni: intercettazioni telefoniche, fotografie... La percezione di una sorveglianza costante erodeva la fiducia negli altri e contribuiva di fatto a mettere a tacere le opinioni dissenzienti.
In una società iperconnessa e basata sull'informazione, tutto ciò che facciamo, sia online che interagendo con dispositivi connessi al web (auto, elettrodomestici, ecc.), viene convertito in dati. Queste informazioni vengono utilizzate dagli algoritmi – e da coloro che li controllano – per dedurre chi siamo, cosa desideriamo e cosa temiamo.
Quando qualcuno dice: "Non ho nulla da nascondere, non mi importa se raccolgono i miei dati", e noi rispondiamo: "Abbiamo tutti qualcosa da nascondere", cediamo alla propaganda della sorveglianza e confondiamo "privacy" con "segretezza". Senza privacy, non abbiamo uno spazio nostro, libero dalla sorveglianza altrui. La privacy è vitale per lo sviluppo e il benessere umano, così come la libertà e la possibilità di partecipare agli spazi pubblici. Uno spazio sicuro dove possiamo riposare, pensare e crescere.
La legislazione attuale, concentrandosi sulla raccolta di informazioni e sul controllo delle stesse, non tutela in modo efficace e completo il nostro spazio privato, sul quale dovremmo avere il diritto di non far creare alcuna informazione.
Oggi, la raccolta massiva di dati, o la possibilità di farlo, crea una percezione di sorveglianza costante. Una prigione virtuale, come avvertiva Michel Foucault nel suo libro "Sorvegliare e punire", in cui paragonava i sistemi di archiviazione dello Stato moderno e delle sue istituzioni alla prigione panottica proposta dal filosofo del XVIII secolo Jeremy Bentham. L'edificio della prigione panottica è una struttura circolare con un punto di osservazione centrale, da cui la guardia può sorvegliare i prigionieri dietro le persiane. I prigionieri non possono mai essere veramente certi che qualcuno sia nella torre, ma questa possibilità vincola il loro comportamento e induce alla disciplina.
Anche se siamo fisicamente soli, non ci sentiamo privati se, quando effettuiamo ricerche online, Google (o qualsiasi altra app) raccoglie (come fa) i nostri dati. Consentendo la raccolta di dati in massa, anziché impedirla e imponerne l'immediata cancellazione, la legislazione non tiene conto della privacy e si limita a regolamentare l'uso di una merce. Tratta la privacy come un segreto, come un bene economico, che scambiamo per un servizio. È essenziale proteggere il valore della privacy, anche se ciò significa pagare per l'utilizzo di motori di ricerca, modelli linguistici di grandi dimensioni (come ChatGPT) o social network. È importante garantire che non siamo semplici produttori e consumatori di dati, pronti per essere venduti al miglior offerente, ma cittadini con diritti e responsabilità.

