Roberto Jefferson lascia l'ospedale e torna a casa con un braccialetto elettronico alla caviglia

L'ex deputato federale Roberto Jefferson ha lasciato domenica 11 l'ospedale in cui era detenuto e in cui era sottoposto a cure mediche, e ha iniziato a scontare la sua pena agli arresti domiciliari, dopo l'autorizzazione concessa dal ministro Alexandre de Moraes della Corte Suprema Federale (STF). Jefferson è monitorato tramite un braccialetto elettronico alla caviglia.
Secondo le informazioni inviate dalla Segreteria dell'amministrazione penitenziaria di Rio de Janeiro (Seap), l'attrezzatura è stata regolarmente installata e Jefferson è ora a casa. L'ex deputato era ricoverato da circa due anni presso l'ospedale Samaritano, nella Zona Sud di Rio de Janeiro.
Secondo la decisione, dovrà rimanere nella casa situata a Comendador Levy Gasparian, una città di circa 9 mila abitanti a 140 chilometri dalla capitale Rio de Janeiro.
Oltre al monitoraggio elettronico, gli è stato sospeso il passaporto e gli è stato vietato di lasciare il Paese. Inoltre, non potrà utilizzare i social media né rilasciare interviste senza l'autorizzazione della Corte Suprema.
Nel consentire a Jefferson di tornare a casa, Alexandre de Moraes addusse ragioni umanitarie.
“All’attuale momento procedurale, pertanto, la compatibilità tra la dignità della persona umana, il diritto alla salute e l’effettività della giustizia penale indica la possibilità di concedere gli arresti domiciliari umanitari a Roberto Jefferson Monteiro Francisco, considerate le sue particolari e delicate condizioni di salute, ampiamente comprovate dagli atti”, ha scritto il ministro.
Ad aprile, la 1a Commissione specializzata della Corte regionale federale della 2a regione (TRF-2) ha concesso gli arresti domiciliari a Roberto Jefferson nel caso riguardante l'attacco da lui compiuto contro agenti di polizia federale con una granata e colpi di arma da fuoco durante un'operazione, nel 2022.
Tuttavia, un altro mandato di arresto emesso dalla STF gli impediva di andarsene. A dicembre, la Corte Suprema lo aveva condannato a più di nove anni di carcere per reati quali diffamazione, omofobia, istigazione alla criminalità e tentativo di esercitare poteri.
Prima della nuova decisione di Moraes, venerdì la Procura generale (PGR) si era espressa a favore della modifica del regime carcerario sulla base dei referti medici presentati dalla difesa dell'ex vice.
Per il PGR sarebbe “imperativo riconoscere l’impossibilità di effettuare il trattamento all’interno del sistema carcerario”. Pertanto, sostituire la detenzione sarebbe “necessario, appropriato e proporzionato”.
IstoÉ