Vacanze mare in Puglia? Fate tappa a Nardò, la gemma nascosta del Salento

Non è direttamente sulla costa, né tra i nomi che rimbalzano tra teli da mare e aperitivi affollati in spiaggia. Eppure basta voltare le spalle al caos, seguire l’istinto più che il navigatore ed eccola lì: Nardò (visitnardo.it), a sud di lecce verso lo Jonio, in quell’angolo di Puglia che guarda il mare da lontano. Una cittadina in cui il tempo smette di correre. Qui tutto continua a fluire, con la grazia discreta racchiusa nel nome: Nar che in illirico significa acqua. La stessa acqua che ha irrigato gli orti dei Messapi (i fondatori, prima dell’arrivo di Greci, Romani e Normanni) e ha fatto nascere narrazioni. Come quella sul toro che con un colpo di zoccolo, fece sgorgare una sorgente dal sottosuolo. A ricordo di questa leggendaria nascita, c’è la Fontana del Toro, eretta nel 1930, quando in citta? arrivo? l’Acquedotto Pugliese e realizzata dallo scultore neritino Michele Gaballo. Nei tondi ai lati del monumento sono riprodotti lo stemma civico e l’emblema della Provincia di Lecce che sostituì l’originaria insegna fascista. A ricordare quanto l’acqua sia “utile et humile et pretiosa et casta”, risuona una frase del Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi.
Dai Messapi all’Acquedotto puglieseE se l’acqua ha dato origine al mito, è la pietra chiara che oggi ne racconta il presente. Basta addentrarsi nel labirinto armonioso centro storico per rendersene conto: ogni facciata, ogni balcone, ogni scorcio sembra custodire una storia. E la luce, come una complice silenziosa, sembra sapere esattamente dove posarsi. Piazza Salandra, anticamente nota come piazza delle Legne, è il cuore visibile di questo incanto. Definita «la più bella piazza barocca del Sud», è un’esplosione di eleganza e geometrie, di carparo dorato che si illumina al tramonto. La Guglia dell’Immacolata, alta 19 metri, costruita dai neretini come ex voto dopo il terremoto del 1743, svetta al centro e dall’alto sembra proteggere il via vai delle persone e delle biciclette. Intorno, come comparse in una scena perfetta, si dispongono la Torre dell’Orologio, il Palazzo della Pretura, e il Sedile, antico seggio civico, oggi infopoint ma un tempo luogo dove si decideva il destino della città. Il sobrio volume parallelepipedo, forato da arcate a tutto sesto, fu arricchito, labirinto armonioso da contaminazioni rococò nel fastigio superiore con le statue di San Gregorio Armeno, al centro, San Michele Arcangelo e Sant’Antonio da Padova ai lati.
Quei dettagli architettonici uniciMa è nei dettagli che Nardò si lascia amare. Nelle basole lucenti, nei portoni socchiusi, nei mignani, quei piccoli ballatoi protetti da grate da cui, un tempo, le donne osservavano la vita senza essere viste. Un gesto di riservatezza che racconta molto del carattere di questo luogo discreto.
Poco distante, la Cattedrale di Santa Maria Assunta è una sinfonia di stili e di epoche: fondata nel 1090 dai Benedettini su una chiesa basiliana dell’VIII secolo, conserva affreschi bizantini e gotici, navate romaniche e un’impronta barocca che ne arricchisce gli interni. Ma ciò che più colpisce è la Cappella del Crocifisso, dove si trova il celebre Cristo Nero in legno policromo. Si racconta che, durante un’incursione saracena, fu urtato contro uno stipite: dal dito spezzato sgorgò sangue, mettendo in fuga i saccheggiatori impauriti. O leggenda o fede, poco importa: davanti a quella scultura si respira una devozione che non ha bisogno di parole. La cappella, decorata all’inizio del Novecento da Pietro Piccolomini Lolli, collaboratore di Cesare Maccari, è uno scrigno silenzioso di arte e spiritualità. Non lontano, il Castello Acquaviva, l’attuale sede del Comune, svela l’animo nobile della città. Qui, nei giorni 22-24 agosto, si tiene L'Apollo Film Festival, un festival internazionale cinematografico e letterario, giunto alla terza edizione, in cui a primeggiare sarà l’arte in tutte le forme. A fianco del castello si trova uno dei giardini botanici più antichi del Salento: l’Orto Botanico, con specie rare e autoctone.
I musei che raccontano il passatoPer chi ama scoprire il passato con occhi nuovi, due musei meritano un’altra sosta lenta. Il Museo della Preistoria, ospitato nell’ex Convento dei Francescani, permette di fare un viaggio nel tempo che inizia intorno ai 75 milioni di anni fa con una collezione di pesci fossili risalenti alle ultime fasi del Cretaceo e una tartaruga. Conserva, inoltre, i piu? antichi resti di Homo sapiens in Europa. Vale una visita anche il Museo della Memoria e dell’Accoglienza, in un ex edificio scolastico e progettato dall’architetto Luca Zevi, che racchiude le tracce dei sopravvissuti ebrei dell’Olocausto, accolti qui tra il 1944 e il 1947. Murales, fotografie, lettere: una testimonianza toccante della solidarietà tra i residenti locali e i rifugiati.
Ma Nardò è anche contemporanea, vibrante e vive tra le vie, nei progetti culturali nati dal basso. Lo dimostra Insolita Comune, spazio multidisciplinare diffuso tra cortili, terrazze e salette, pensato da Alessandra Martino e Silvia Priore per ospitare una comunità delle arti e degli artisti, con oggetti per l’arredamento, la moda, l’artigianato. In via De Michele, si accede a Sutta, laboratorio d’arte dal sapore urban e retrò, che negli anni Settanta fu anche sala prove musicale (si dice che Rita Pavone ed Edoardo Vianello si siano esibiti qui). È in corso, fino a settembre, la mostra “Progetti” dell’artista Francesco Levi, ospite della Galleria SpazioArrivabene 2 di Mantova: scritte ritagliate, tratti pittorici, sagome umane senza volto che diventano aquiloni, alberi, nuvole, in un mondo visivo dove tutto può ancora trasformarsi. A pochi metri, apre Susu, la terrazza poetica, dove prende vita l’Insolita Rassegna a cura di Mirella Borgocroce: incontri sotto le stelle con scrittrici e scrittori e lo sguardo sui tetti.
Gli eventi dell’estateE se amate la pittura, fino al 15 agosto, nella chiesa di San Trifone, si può visitare gratuitamente la mostra “Volti dal mondo”, personale di pittura del leccese Vittorio Tapparini. Venticinque opere, realizzate in olio su tela, che celebrano la donna in chiave pop a tratti vintage, tra citazioni di Frida Kahlo e Picasso, colori esplosivi e volti che sembrano raccontare aspirazioni, viaggi, sogni. Dal 20 agosto al 20 settembre, invece, sarà protagonista l’esposizione “Il mio paesaggio”.
In pochi chilometri, poi, si raggiunge il litorale dove si alternano tratti sabbiosi e scogliere immerse nella vegetazione mediterranea. Santa Maria al Bagno, con le sue Quattro Colonne - antiche torri di avvistamento - che sembrano emergere da una fiaba marina, è una piccola raccolta baia. Le acque sono state insignite dalla bandiera blu, l’atmosfera rilassata, e l’eleganza è data dai dettagli: vecchie case dai colori pastello, bar con tavolini sul molo, una quiete che conquista. Più selvaggia è Santa Caterina, con le sue alte scogliere e le torri di difesa che ricordano quanto questo mare, un tempo, fosse frontiera. La vegetazione profuma di rosmarino, mirto e lentisco; le acque sono limpide, e ogni angolo sembra perfetto per fermarsi e guardare. Non serve altro.
Il litorale vicinissimo e quello vicinoPer chi viaggia con bambini o desidera una giornata più tranquilla, c’è Sant’Isidoro, con la sua spiaggia dorata protetta da un isolotto che attutisce le onde. Da qui partono anche escursioni lungo la costa e verso Torre Squillace.
Ma la tappa imperdibile, per chi ama la natura in tutte le sue sfumature, è il Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio. Un eden di oltre 500 ettari di pineta, sentieri ombrosi, calette scolpite nella roccia e grotte preistoriche come la Grotta del Cavallo, dove sono stati ritrovati i più antichi resti di Homo sapiens d’Europa. Si cammina tra pini e silenzi, si fa snorkeling in acque trasparenti. In cima, le Torri dell’Alto e di Uluzzo vigilano sul paesaggio incontaminato come sentinelle di pietra. Il 16 agosto, in occasione del passaggio delle ultime stelle cadenti, si può partecipare alla speciale escursione notturna “Portoselvaggio e le stelle”: tre chilometri tra cielo e desideri, guidati da una voce esperta che intreccia botanica, astronomia e mito.
Poco più a sud, verso Gallipoli, le sfumature diventano tropicali. Alla Punta della Suina, detta non a caso i “Caraibi dello Ionio”, il mare varia dal verde smeraldo al turchese, e le due piccole insenature di sabbia fine sono incorniciate da ginepro, gigli selvatici e macchia profumata.
I consigli praticiE alla sera, dopo una giornata in giro, ci si rilassa con una pausa golosa nei numerosi locali e ristoranti. A due passi da piazza Salandra, l’Antica Trattoria Salandra, a conduzione familiare: orecchiette, polpo fritto, spaghetti con le cozze, purè di fave e cicoria, fiori di zucca ripieni, e un’accoglienza che sa di casa. Da non perdere l’Amarissimo, amaro artigianale salentino dal gusto forte e selvatico, a base di erbe mediterranee.
Per dormire, l’ideale è scegliere una delle tante masserie nei dintorni o una casa nel cuore del centro storico che abbia un’anima. Come Casa Vico Moline (su Airbnb): un rifugio vintage anni Settanta, con ampia terrazza affacciata sulla guglia dell’Immacolata. Il Relais Monastero Santa Teresa, invece, è un albergo diffuso: le camere sono in tre palazzi, abitate in passato da numerosi personaggi illustri dell'aristocrazia del Regno di Napoli, delle Due Sicilie e del mondo ecclesiastico. Al piano nobile del palazzo Sambiasi - ex monastero Santa Teresa, nelle grandi sale affrescate, ci si può perdere nella lettura di un libro della biblioteca internazionale.
Nardò non si impone. Si rivela. E quando la scopri, ti resta addosso. Come certi amori d’estate che sanno durare anche in autunno e oltre.
repubblica