Tajani ‘ruspa’ Salvini, ciaone alla Lega: perché Forza Italia non vuole il terzo mandato

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Tajani ‘ruspa’ Salvini, ciaone alla Lega: perché Forza Italia non vuole il terzo mandato

Tajani ‘ruspa’ Salvini, ciaone alla Lega: perché Forza Italia non vuole il terzo mandato

La soap permanente sulle regioni

Il capogruppo azzurro alla Camera Barelli ribadisce il niet anti Salvini. Ma FdI, tramite La Russa, lascia la porta aperta: “Decideranno i leader”

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Senza aspettare il vertice di maggioranza, che peraltro chissà quando si sarebbe riunito dati i concitati tempi che corrono, il partito azzurro forza i tempi e seppellisce il terzo mandato per i governatori. Ci pensa Paolo Barelli, capogruppo di FI alla Camera: “Noi siamo sempre stati favorevoli al dialogo ma il terzo mandato non era nel programma, non piace alla maggioranza degli italiani e per FI, oggi, si mette fine alla discussione”.

La rappresaglia della Lega arriva a stretto giro, affidata al responsabile Enti locali Locatelli:Prendiamo atto con grande rammarico che FI non intende ragionare sul terzo mandato. Scambi con cittadinanza facile o ius scholae sono irricevibili. A questo punto scegliamo i candidati migliori per le regionali”. La formula di Locatelli è sibillina. Sembra alludere a una proposta di baratto alla quale non è mai stato fatto apertamente accenno e che tuttavia molti commentatori ritenevano invece essere l’obiettivo di Tajani. Il leader azzurro aveva bocciato il giorno prima, forse per la centesima volta, la riapertura del dossier mandato con la formula “Non mi vendo per un piatto di lenticchie” e molti, anche ai piani alti dei partiti di maggioranza, avevano tradotto più o meno con “Ci vogliono i tortellini”. Insomma, una frase sibillina per alzare il prezzo.

In realtà nulla prova che fossero queste le intenzioni di Tajani e comunque, se anche la Lega fosse stata disposta al mercimonio sul tema più identitario che ci sia per la destra, a bloccare tutto avrebbe provveduto FdI. Il capo dei deputati tricolori Bignami è tassativo: “Non condividiamo la proposta di FI sulla cittadinanza, non fa parte del programma, non riteniamo che possa andare avanti visto anche il largo consenso degli italiani per la legge attuale”. Il solo che non sembra volersi dare per vinto è il presidente del Senato La Russa: “Il terzo mandato è un problema che riguarda i leader. Decideranno loro e i capigruppo di maggioranza e opposizione insieme”. In realtà proprio la sponda dell’opposizione, o meglio del Pd, è la carta sulla quale puntavano i sostenitori della riforma nella maggioranza e che è venuta invece a mancare. Non che manchi nel Pd una robusta componente a favore dei tre mandati per governatori e sindaci delle grandi città. C’è e nelle amministrazioni locali è anche molto forte ma la segretaria è riuscita a imbrigliarla. “La nostra posizione è chiara: siamo contrari per questioni sistemiche non collegate a questo o quel candidato”, taglia corto Provenzano e soprattutto le Regioni in mano al Pd si sono espresse contro l’ipotesi di rinviare alla primavera 2026 le elezioni regionali del prossimo autunno, per dare tempo alle trattative e a una eventuale legge sul terzo mandato.

Con la strada del rinvio chiusa, la sola possibilità di modificare la legge regionale in tempo per le elezioni sarebbe un emendamento alla legge sui consigli regionali. Il tempo per gli emendamenti in commissione, che però ha funzione redigente cioè sostituisce di fatto l’aula, scadevano due giorni fa. La Lega ha chiesto e ottenuto uno slittamento a martedì prossimo per dar tempo ai leader di riunirsi in apposito vertice e risolvere il rovello. Sulla carta in effetti dovrebbero essere i tre capipartito a decidere: non a caso è a loro che si appiglia La Russa, favorevole all’estensione dei mandati. Ma il punto è proprio l’impossibilità di aprire una vera trattativa, tale da autorizzare il sospetto che la premier abbia riaperto il dossier più per finta e per mostrarsi aperta nei confronti della Lega che per modificare davvero la legge.

Lo scambio con qualsiasi cosa attenga all’immigrazione non è accettabile né per la Lega né per FdI. Quello con la riforma dell’Irpef non è appetibile per FI dal momento che, forte del pieno sostegno della premier, ritiene di avere già conquistato quella postazione. La Lega, in effetti, non chiede più di sostituire il passaggio dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% con la sua pace fiscale ma, dando per scontato l’intervento sull’Irpef, di procedere con i due provvedimenti appaiati. Ipotesi sulla quale gli azzurri, ove mai Giorgetti trovasse i soldi necessari e certo non è facile, non avrebbe obiezioni. Insomma, salvo miracoli dell’ultimo minuto stavolta la estenuante partita sui terzi mandati è chiusa davvero.

l'Unità

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