Taglio dei vitalizi a carico di pochi, la farsa grillina è al capolinea

Il ricorso
Domani la sentenza del Collegio d’appello di Montecitorio su una riforma iniqua, inefficace e applicata solo al 40% degli ex parlamentari

È attesa per domani la sentenza del Collegio d’appello di Montecitorio sulla riforma dei vitalizi. Il ricorso, presentato inizialmente da circa 1.300 ex deputati, punta ad annullare la delibera voluta dall’allora presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, e con cui vennero disposti tagli draconiani. Il Collegio, presieduto da Ylenia Lucaselli (FdI), è composto da Ingrid Bisa (Lega), Pietro Pittalis (Forza Italia), Marco Lacarra (Pd) e Vittoria Baldino (M5s). La vicenda, va detto, si trascina ormai da anni e risente ancora delle scorie del populismo grillino.
Dopo la vittoria alle elezioni del 2018, i pentastellati si posero due obiettivi: aprire il Parlamento come una “scatoletta di tonno” e stroncare alla base i privilegi della tanto odiata “casta”. Rimase celebre la foto di Fico che il primo giorno, arrivato da Napoli in treno, aveva preso l’85 alla stazione Termini per raggiungere Montecitorio. Per la cronaca quello fu però il suo unico viaggio in autobus in quanto dalla Prefettura gli fecero poi sapere che, rappresentando la terza carica dello Stato, per motivi di sicurezza non poteva continuare a comportarsi come un cittadino qualsiasi. Archiviata quindi la propaganda per i seguaci del diktat “uno vale uno”, Fico diede il meglio di se con la delibera numero 14 del 2018 sui vitalizi. Il provvedimento, in barba alle più elementari norme dello Stato di diritto, disponeva con effetto “retroattivo” la rideterminazione tramite il sistema contributivo dei vitalizi maturati fino al 2012. Nelle intenzioni, il provvedimento avrebbe dovuto permettere un taglio di ben 60 milioni di euro fra Camera e Senato. All’atto pratico lo scopo non è stato mai raggiunto e al posto dei risparmi si è creata iniquità, discriminazione, e una valanga di ricorsi.
Il risparmio realizzato tra Camera e Senato è stato ad oggi meno di un quinto di quello preventivato ed a contribuirvi sono stati soltanto 800 ex deputati (circa un quarto della platea di circa 3.200 di ex parlamentari interessati dal provvedimento). L’iniqua distribuzione del prelievo è stata aggravata dalla diversità di trattamento tra ex deputati ed ex senatori. Per quest’ultimi è stato infatti ripristinato il vitalizio intero a partire dall’ottobre 2022. Venendo invece al “metodo contributivo”, con una forzatura è stato applicato a prestazioni già in corso di godimento, come appunto i vitalizi fino al 2012. La modifica a posteriori delle regole ha comportato il mancato rispetto del principio-base del metodo contributivo, secondo il quale ciascun beneficiario riceve in prestazioni previdenziali quanto ha versato in contributi nel periodo di attività (con riferimento, ovviamente, all’attesa di vita media). L’applicazione di coefficienti di trasformazione riferiti a un’età anagrafica, peraltro determinata artificiosamente (sia quella riferita all’età di ricevimento del primo vitalizio, sia quella convenzionalmente riferita all’età avuta nell’anno di entrata di entrata in vigore della delibera), ha dunque prodotto una serie di effetti indesiderati.
Dalla delibera prima versione, che caricava il prelievo con tagli mostruosi fino al 90 per cento sui più anziani e cha da più tempo ricevevano il vitalizio, si è passati ad una seconda versione a seguito di due sentenze che hanno ridotto drasticamente i risparmi, caricandone tutto il peso su una minoranza di ex parlamentari meno anziani, esentando del tutto i più anziani e non tenendo più in alcun conto il vitalizio ricevuto fino al 2019. Si è quindi arrivati al paradosso che ex parlamentari con età diversa ma che hanno versato gli stessi contributi e che hanno la stessa attesa di vita ricevono, a conti fatti, somme significativamente diverse. “È una situazione surreale: il 40 per cento di ex parlamentari ha subito tagli ed il 60 per cento nessuno”, fanno sapere i ricorrenti. “Nessuno di noi è contrario ai tagli, ci mancherebbe, ma devono essere fatti in maniera corretta e non con arroganza. Il risparmio non può basarsi su meccanismi astrusi”, aggiungono gli ex parlamentari, sottolineando la necessita di un taglio “proporzionale” e che riguardi tutti. Comunque vada domani, l’importante è però archiviare questa pagina oscura di populismo grillino e ripristinare le regole dello Stato di diritto e non quelle del Far West.
l'Unità