Sala, aut-aut per restare: il sindaco blinda cinque progetti e attende le risposte del Pd, domani Consiglio comunale decisivo

Milano, 20 luglio 2025 – “La sua scelta dipenderà per il 90% dalle risposte che il Pd darà in questo fine settimana”. Così risponde un fedelissimo di Giuseppe Sala quando gli si chiede quanto inciderà la linea dei Dem sulla scelta del sindaco di Milano di restare o no in carica. Da qui alla fine del mandato mancano due anni e Sala, fa sapere il suo strettissimo collaboratore, vuole una garanzia su tutte: “Non trascorrere questi due anni come gli ultimi sei mesi. Vale a dire: senza una vera maggioranza, con continue liti interne su tutti i dossier e tutte le partite più importanti dell’agenda cittadina, dal Salva Milano fino al futuro di San Siro”.

Vietato “tirare a campare”, insomma. Al contrario, Sala e il suo entourage ritengono che se si deve ripartire “bisogna farlo coesi e compatti, come se ricominciasse da capo, come se iniziasse una nuova legislatura, una legislatura della durata di due anni”.

Coesi e compatti – si ripete – su alcuni dossier e alcune partite in particolare: “La vendita di San Siro, la Beic (vale a dire: il grande progetto della Biblioteca Europea ndr), l’accelerata sulle vasche di laminazione contro le esondazioni del Seveso, visto che al momento se n’è realizzata una sola”, e, ancora, “la trasformazione di piazzale Loreto” e il nuovo Museo della Resistenza. Quanto a San Siro, un primo compromesso si è raggiunto: la delibera non andrà in Giunta comunale né domani, come era previsto prima che scoppiasse il nuovo filone d’inchiesta sull’urbanistica, né entro fine luglio. Se ne riparlerà a settembre. Un rinvio che, dal punto di vista politico, viene incontro alla richiesta dei Dem di prendersi un po’ di tempo in più, alla luce dell’inchiesta, prima di licenziare la delibera.

Ma indolore dal punto di vista sostanziale perché non pregiudica il rispetto della scadenza ultima del 10 novembre 2025, la data a partire dalla quale scatterà quel vincolo architettonico sul secondo anello dello stadio che renderà impossibile, a quel punto, procedere con ogni piano di demolizione e ristrutturazione dell’impianto. Altre risposte, altre intese, dovranno arrivare da qui a lunedì per capire se il secondo mandato di Sala potrà proseguire, come spera lo stesso Pd. Possibile che oggi pomeriggio il sindaco e una delegazione del primo partito di maggioranza si incontrino di nuovo. Ieri Sala si è confrontato con i consiglieri comunali della sua lista civica e ha trascorso gran parte della giornata a casa, a preparare il discorso che farà domani in Consiglio comunale.

“Arriverà parecchio preparato, non lascerà nulla al caso”, assicurano i suoi. Sarà un discorso dell’orgoglio: si soffermerà sul contributo dato a Milano in questi 15 anni, prima da commissario unico dell’Expo 2015 e poi come sindaco. Solo dopo, solo in un secondo momento, rimarcherà la necessità di marciare compatti negli ultimi due anni per chiudere al meglio tutte le partite in agenda. Ma il tenore delle ultime righe del suo discorso, il messaggio ultimo del suo speech, dipenderanno, come detto, dalle risposte di un Pd che ieri si è chiuso in conclave: prima un incontro tra la segreteria cittadina, quella lombarda e i parlamentari Democratici. Poi di nuovo approfondimenti tra segreterie.
Il filo conduttore DemI Dem vogliono evitare in tutti i modi le dimissioni di Sala. Ma gli chiedono segnali di discontinuità. La partita si gioca sulla possibilità di trovare un equilibrio tra queste due istanze. La nota di Alessandro Capelli, segretario milanese del Pd, le riassume entrambe: “I confronti interni al Pd Milano sono continui e positivi, oggi (ieri, ndr) anche con parlamentari e consiglieri regionali. Il Pd è compatto: vogliamo continuare al fianco del sindaco, sapendo che dal 2011 moltissime cose importanti sono state fatte per la città, ma che oggi, in un contesto sociale mutato, è necessario investire su nuove politiche che mettano al centro la questione sociale, ambientale, delle opportunità e dell’uguaglianza”.
Il Giorno