Roma in (estremo) ritardo per il Giubileo, ma al contrario dei cittadini la Pa rimane impunita

Asimmetria e assuefazione sono le due parole che riguardano, non da oggi, il rapporto tra cittadini italiani e Istituzioni. Quello che è concesso alle Istituzioni, non è mai ammesso per il cittadino. Se non paghi le tasse entro la naturale scadenza, devi fare i conti con gli interessi. E alla lunga anche con la giustizia. Se non rispetti i tempi di esecuzione di un lavoro per la Pubblica Amministrazione (Pa), paghi una penale. Giustamente.
Non accade così quando l’impegno riguarda la Pa. Che resta sempre impunita. E i cittadini sembrano ormai assuefatti a questo modo di intendere la relazione con lo Stato, nelle sue diverse modalità istituzionali e amministrative. Nessuna “ingiustizia” sembra essere ormai sufficiente per suscitare scandalo.
Tra meno di sei mesi l’Anno Santo 2025 sarà archiviato nella memoria di milioni di fedeli e turisti (e cittadini romani). Un Anno Santo divenuto indimenticabile anche per il cambio al vertice dell’episcopato romano: papa Francesco ha aperto il Giubileo nel giorno della Vigilia di Natale 2024, il nuovo papa, Leone XIV, celebrerà la chiusura il 6 gennaio 2026.
Come tradizione, un grande evento porta con sé un elenco sterminato di opere pubbliche, che nel tempo ordinario non si affrontano, si rimandano, a volte si dimenticano.
A poco più di sei mesi dall’inizio dell’Anno Santo, gli ultimi dati disponibili dell’Osservatorio sui cantieri della Capitale mostrano che su 323 opere previste per il Giubileo, solo 149 risultano completate o “parzialmente” (l’avverbio è generoso) concluse. Si tratta del 46% del totale. Restano 111 cantieri attivi distribuiti su tutto il territorio urbano, ben visibili tra teloni gialli e reti arancioni che inibiscono, o complicano, il traffico automobilistico e il passaggio pedonale.
Tra questi spicca quello delle Vele di Calatrava a Tor Vergata, sede della giornata dedicata ai giovani prevista tra fine luglio e inizio agosto, con un afflusso stimato di oltre un milione e mezzo di persone. Al momento è terminato il restauro delle vele, sono state completate le demolizioni e inaugurato il nuovo ponte di scavalco sull’autostrada, ma mancano ancora tutte le strutture e gli accessi pedonali e carrabili. Il cantiere ha accumulato un ritardo di almeno tre mesi. E l’evento sta per essere celebrato.
Sono invece ancora 61 le opere non iniziate, indicate come “di prossimo avvio” ma prive di date ufficiali. A queste si sommano gli interventi del Pnrr – Caput Mundi, con 620 milioni più 500 milioni destinati a progetti su turismo e valorizzazione urbana, la cui realizzazione procede, ma richiederà ancora tempo.
Guardando sul sito del Comune di Roma, si trovano dati ancora peggiori. Sono 275 gli interventi che hanno Roma Capitale come soggetto attuatore, e il bilancio è ancora più sconfortante: sono indicati come “conclusi” i lavori di sole 15 opere. Nell’elenco puntuale capito spesso di leggere che la fine prevista dei lavori è il secondo, il terzo (anche il quarto) trimestre 2026. Insomma, a Giubileo archiviato saranno ancora molti i cantieri aperti, non conclusi, speriamo non abbandonati.
Sarebbe come dire a un pellegrino, arrivato a Roma per lucrare l’indulgenza plenaria per i suoi peccati, in occasione del Giubileo, che in realtà l’assolvimento della concessione – che prevede confessione ed eucaristia nel corso del pellegrinaggio – può avvenire nell’arco dell’anno successivo. Forse, se gli va, se si ricorda. Una contraddizione in termini.
Per adottare un paragone più laico, come abbiamo detto all’inizio, basterebbe suggerire ai contribuenti di versare tasse e contributi con un ritardo di un annetto, rispetto alle scadenze previste (e pretese). Si renderebbero conto che l’approccio lasco è ammesso solo per lo Stato e le sue Amministrazioni. Il viceversa non è previsto, se non pagando, a caro prezzo, il mancato adempimento.
Affari Italiani