Mori: “La libertà delle donne salverà il mondo”

La portavoce della Conferenza Nazionale Donne Democratiche Pd
Parla la portavoce della Conferenza Nazionale Donne Democratiche del Pd: “Grazie a Schlein ci sentiamo più sostenute”

“Mi chiami pure ‘avvocata’: sono convinta che il linguaggio forgi la realtà, che ciò che si nomina e si declina in qualche modo esiste”. Comincia così, con un’affermazione che è quasi una dichiarazione di intenti, il colloquio con Roberta Mori, la portavoce della Conferenza Nazionale Donne Democratiche del Pd. Che spiega: “Il nostro è un luogo aperto, a cui possono partecipare iscritte e non iscritte al partito. Il nostro obiettivo è costruire una società più giusta”.
Come tagliare un traguardo così ambizioso? “Vogliamo cambiare il paradigma: costruire un’alternativa a un sistema patriarcale che umilia, mortifica e rallenta il processo di emancipazione delle donne e della società. Per farlo – continua Mori – ci poniamo obiettivi concreti di miglioramento delle condizioni delle donne e quindi della società: iniziative politiche, progetti e alleanze nel tessuto sociale costruite in modo capillare, territoriale”. Certo, le facciamo notare, il Pd storicamente ha avuto poche leader donne, anzi nessuna. Poi è arrivata Elly Schlein. “L’avvento di una segretaria femminista e l’inserimento nel nostro manifesto dei valori della locuzione ‘partito femminista’ hanno dato una spinta a questa tensione di cambiamento e di emancipazione molto forte e generano un sostegno alla causa molto più potente. L’approccio del femminile può davvero innescare un cambiamento profondo. Anche la nostra conferenza, seppur autonoma, si sente più supportata, sentiamo che la segretaria è al nostro fianco”, dice Mori. Che poi ribadisce la necessità di una leader femminista, oltre che femminile.
Il riferimento critico è a Meloni: “La libertà delle donne – spiega Mori – non passa solo dall’inserimento del reato di femminicidio, pur molto importante. Crediamo che le cose non si risolvano col codice penale, ma con politiche di prevenzione, di contrasto alle discriminazioni, di formazione permanente, favorendo l’autodeterminazione”. Ed è qui, secondo Mori, che la destra non avanza: “La legge 194, che ha conferito alle donne diritti, è per loro quella da attaccare su tutti i fronti. Sono stupita che legittimino gli antiabortisti nei consultori e che di fronte ai rapporti sulle condizioni lavorative delle donne debba essere l’opposizione – con la sua proposta di legge sul part-time della senatrice Camusso – a promuovere il tema dell’occupazione femminile e delle politiche di prevenzione. O che debba essere sempre l’opposizione a proporre il tema dell’educazione all’affettività, i cui fondi vengono poi dirottati alla fertilità”. Il ‘peccato originale’, secondo la portavoce delle Democratiche, sta proprio in quel concetto di famiglia tradizionale tanto caro alla destra: “Tutti abbiamo una famiglia, è chiaro, ma noi siamo per il rispetto della volontà di amare e di creare famiglie plurali, in cui le donne possano autodeterminarsi e non finire vittime degli stereotipi di genere”.
E visto così, anche il part-time involontario a cui molte donne (il 31.5%) sono costrette a sottostare non è un dato casuale: “Il tema della genitorialità e della condivisione delle responsabilità di cura è la vera sfida, E il Pd con la sua segretaria da tempo sta rilanciando una proposta concreta sul congedo paritario. Spesso le responsabilità di cura le prendono solo le donne perché guadagnano meno, vengono marginalizzate nelle carriere, e si torna così al tema del gender pay gap”. Occorre attivarsi subito. Perché il miglioramento delle condizioni femminili, ragiona Mori, porta a un miglioramento della società tutta: “La libertà delle donne cambierà il mondo, perché è la cifra del progresso di una comunità. La rivoluzione gentile di cui le donne si sono rese protagoniste nella storia è la chiave di volta per leggere anche il nostro tempo, un tempo fatto di guerre”.
Avvocata, le chiediamo a questo punto, crede quindi che leadership femminili e meno “muscolari” potrebbero portare alla pace? O scoraggiare scontri? “Come si fa a non pensarlo fino in fondo, se a problemi nuovi tra popoli la soluzione sta sempre nella forza? Come si fa a non pensare che anche l’elemento ancestrale dei rapporti di forza sia fortemente connesso? Perché le diplomazie devono essere così mortificate? Voglio credere che in questi consessi, spesso completamente maschili, l’apporto di protagonismi di altro segno, di altra esperienza sul piano del genere possano davvero fare la differenza”. Tornando alla Conferenza di cui è portavoce, Mori conclude parlando di un’iniziativa concreta da loro promossa: una scuola di formazione ispirata al pensiero delle donne del passato e del presente che possa “dare più consapevolezza e promuovere nuove pratiche nella politica”. Una scuola “per giovani donne, ma anche per giovani uomini”. Perché, conclude Mori, “è necessario che anche gli uomini si riscoprano alleati attivi: solo così si può contrastare la violenza sulle donne”.
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