Meloni sente Trump e prepara la Conferenza per l'Ucraina. Ma Salvini non ci sarà


Il caso
Colloquio al telefono fra la premier e il presidente americano in vista dell'evento di Roma. Il leader leghista in quei giorni sarà in tournée in Cina
Nei piani di chi la sta assemblando la Conferenza di Roma della prossima settimana sull'Ucraina dovrà passare come il sussulto dell'Europa. Davanti alla Russia di Putin, certo, ma anche nei confronti degli Usa che stanno gestendo i negoziati in queste ore. Si parlerà di ricostruzione (concreta e democratica, con il ritorno alle elezioni locali) ma anche dell'ingresso di Kiev nell'Unione europea. Scenario caro alla premier Giorgia Meloni e a uno dei suoi due vice Antonio Tajani, al contrario dell'altro, Matteo Salvini che ha sempre stigmatizzato questa scelta. E dunque sarà un caso ma proprio in quei giorni – giovedì e venerdì prossimi – il capo della Lega e titolare dei Trasporti non sarà in Italia. La sapienza del destino lo collocherà infatti a quasi diecimila chilometri dalla “Nuvola” di Fuksas all'Eur dove si svolgerà l'evento. Giovedì Salvini è atteso a Pechino, il giorno dopo a Shanghai. Impegni decisi da tempo che rientrano in un tour asiatico che prenderà il via lunedì a cui il ministro proprio non voleva rinunciare, nonostante il suo dicastero sulla carta sia tra i più coinvolti dalla ricostruzione del territorio, come quelli ucraini, in gran parte privi delle più basilari infrastrutture. Con tanti saluti a Zelensky.
Il caso agita Farnesina e Palazzo Chigi. Chissà se Salvini manderà un videomessaggio alla conferenza o se invierà il suo vice Edoardo Rixi. Stupisce l'incredibile coincidenza delle agende che non si incontrano mentre in Italia da mesi il governo prepara questa Conferenza, con una data nota da molto tempo, il capo del Carroccio è riuscito finalmente a mettere insieme tutte le tappe di un viaggio fondamentale per studiare la perfezione dei treni e l'architettura dei ponti di Giappone e Cina. Così è se vi pare.
Tuttavia la Conferenza di Roma è stata organizzata per andare oltre le polemiche, e forse i dispetti, della maggioranza. Meloni e Tajani ne curano i dettagli da tempo. E saranno loro dovuti ad aprirla. Con un intervento nella sessione plenaria, in cui sono previsti anche i discorsi del presidente ucraino Zelensky, della presidente della Commissione europea von der Leyen, del cancelliere tedesco Merz (la Germania ha organizzato la precedente edizione), del primo Ministro polacco Tusk (la Polonia organizzerà la prossima edizione), della first lady ucraina Zelenska. Venti i capi di stato e di governo presenti. Come anticipato ieri dal Foglio non saranno a Roma il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer (il primo è ospite in quei giorni proprio della famiglia reale a Windsor). Ma proprio per mandare un messaggio di unità dell'Europa, da Palazzo Chigi tengono a specifica che “a margine della conferenza di giovedì è anche prevista una riunione virtuale della cosiddetta coalizione dei volenterosi, a cui il presidente del Consiglio Meloni parteciperà insieme al presidente Zelensky e altri leader presenti a Roma”. Un modo per cancellare forse per sempre l'incidente di Tirana dello scorso maggio quando i Volenterosi, ma senza la premier italiana, telefonarono davanti a Zelensky al presidente americano Trump. Anche in questo caso non è escluso che, con un colpo di tacco di diplomazia creativa, i leader europei non informino il presidente americano sugli esiti di questo evento. Dopo la telefonata fra Trump e Zelensky, ieri il presidente del Consiglio ha parlato al telefono con il presidente Usa per discutere di dazi e Ucraina. “Sono fiduciosa: non dobbiamo aspettare la buona volontà di Putin, ma esercitare la giusta pressione per una pace giusta e durata”. A proposito del disimpegno militare dell'America, la premier intervistata da Bruno Vespa per il “Forum in Masseria 2025” ha ridimensionato questa eventualità, riducendola alla sola componentistica per la difesa aerea. Per la Casa Bianca è atteso a Roma Joseph Keith Kellogg Jr., da marzo di quest'anno inviato speciale da Trump per l'Ucraina.
Saranno i giorni di Zelensky che ha in agenda due visite: una in Vaticano da Papa Leone XIV e un'altra dal capo dello stato Sergio Mattarella al Quirinale. Saranno anche i giorni dell'amicizia fra i due parlamenti. Venerdì a Montecitorio ci sarà l'iniziativa promossa dal Gruppo di collaborazione tra la Camera dei deputati e la Verkhovna Rada ucraina prevista dal Protocollo bilaterale siglato il 5 giugno 2017. Saranno invitati, per la parte italiana, i membri del gruppo di collaborazione, i presidenti e vicepresidenti delle commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea della Camera e del Senato nonché i Presidenti delle delegazioni parlamentari italiane presso le assemblee del Consiglio d'Europa, della Nato, dell'Osce e dell'Ince. Per la parte ucraina, è prevista la partecipazione di una ventina di parlamentari. I lavori saranno diretti dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulè (Forza Italia) che presiede il Gruppo d'amicizia e che nei mesi passati con una delegazione italiana è andato a Kyiv. La giornata finisce con Meloni e Tajani uniti per l'Ucraina, ma distanti sulla politica interna. Soprattutto se di mezzo c'è lo ius scholae: “Non è nel programma di governo”.
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