La sveglia di Draghi all'Europa dal Meeting di Rimini


Foto Ansa
il racconto
L'ex premier apre l'evento di Comunione e liberazione e illustra l’irrilevanza europea su Gaza, Ucraina e Iran: “Il 2025 segna la fine dell’illusione che l’economia basti a darci potere”. Applausi per il suo europeismo pragmatico. Ora tocca a Meloni rispondere nell'atteso intervento di mercoledì
“L’Unione europea ha avuto finora un ruolo marginale sui negoziati in Ucraina. È stata spettatrice anche quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava. Anche la Cina ha chiarito che non considera l'Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante”. Per il suo intervento al Meeting di Rimini Mario Draghi ha scelto un elenco lungo. Impietoso e doloroso. Quello delle tante cose sulle quali l’Europa, incapace di intraprendere “nuove forme di integrazione” politica, sta prendendo schiaffi in un mondo in subbuglio. “Quest’anno – ha detto Draghi, prendendo tanti applausi – sarà ricordato come l’anno in cui evapora illusione europea di pensare che la dimensione economica porti con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali. Trump ci ha dato una sveglia brutale. La cosa da fare ora è: stringiamoci tutti insieme”. L’ex presidente del Consiglio è stato così il primo del lungo elenco di personalità che interverranno fino al 27 agosto alla kermesse di Comunione e liberazione. Giovedì chiudere toccherà invece a lei, alla donna che gli è succeduta a Palazzo Chigi, la leader dell’unico partito che non faceva parte del suo governo, Giorgia Meloni. E se avrà ascoltato il suo predecessore gli dovrà probabilmente una risposta. Draghi ha detto: “L’Europa è la nostra migliore opportunità per un futuro di pace, indipendenza, solidarietà. La presenza dei cinque leader di stati europei e della presidente della Commissione europea nell’ultimo incontro che è avvenuto alla Casa Bianca è stata una manifestazione di unità che vale agli occhi degli europei più di tante riunioni a Bruxelles”. E’ questa insomma la strada giusta sulla quale continuare a battere. Meloni lo farà? Seguirà il percorso indicato dal suo predecessore o preferirà ascoltare chi tra i dirigenti di uno dei tre partiti che sostiene la sua maggioranza, la Lega, dice già, più o meno esplicitamente, che le batoste di Trump su dazi e Ucraina sono l’epitaffio dell’Unione? A Meloni Draghi ricorda anche che si può cambiare idea. Chiacchierando con il presidente del Meeting, Bernhard Scholz, nel grande auditorium della fiera da oltre 5 mila posti dice: “Scrissi la mia tesi di laurea sostenendo che la moneta unica era una grande sciocchezza. Quando sono tornato in Italia ho visto che alcune cose erano cambiate e forse valeva la pena dare la chance all’euro, ma il mio è un europeismo molto pragmatico, con i piedi per terra, non parte dai grandi principi”.
Per l’ex premier era la quarta volta al Meeting. La prima fu nel 2009, quando era governatore della Banca d’Italia. L’ultima nel 2022, da presidente del Consiglio. Ma l’intervento rimasto nella memoria di tutti resta quello dell’agosto del 2020. Draghi aveva terminato da meno di uno anno il suo incarico di governatore della Bce a Francoforte e il suo intervento – rimasto celebre per la distinzione, autocitata ieri, tra debito buono e cattivo – fu interpretato da tutti come il preludio di una discesa in campo che si sarebbe avverata in effetti da lì a pochi mesi.
A Rimini comunque il primo esponente del governo a intervenire, il ministro delle Imprese Adolfo Urso, almeno a parole, una linea di ideale continuità tra Draghi e Meloni ha provato a tracciarla: “C’è un leader che ha saputo raccogliere al meglio, e pochi tra voi ci credevano, il testimone di Draghi. Il fatto stesso che questo Meeting si aprirà ufficialmente tra poco con lui e si concluderà con Giorgia Meloni segna il successo dell’Italia”. Ma in questa continuità si andrà oltre le parole? Nei prossimi giorni da queste parti passerà quasi tutto il governo: Giorgetti, Tajani, Salvini, Piantedosi, Lollobrigida, Foti, Pichetto Fratin. Fino ovviamente a Meloni. Di certo comunque già ieri al Meeting l’esecutivo era presentissimo. Dei 13 grandi padiglioni della Fiera, ben tre erano completamente occupati da rappresentanze del governo: ministero delle Infrastrutture, Esteri e Ambiente. Ma anche altri ministeri - Istruzione, Lavoro - avevano stand più piccoli all’intero. Rispetto agli altri anni, nella giornata inaugurale, c’era già molta gente. Tantissimi giovani.
Il segreto lo svela uno dei 3 mila volontari grazie ai quali è possibile gestire questo evento dai numeri pazzeschi: 140 convegni, 13 mostre, 17 spettacoli, 550 relatori, 150 sponsor, 8 mila metri quadrati di spazi espositivi, 5 mila posti a sedere per la ristorazione, un intero padiglione occupato da campi sportivi, un villaggio per bambini con libreria e persino una sala dedicata ai tornei di scacchi. “Rispetto agli altri anni – ci spiega il volontario – questa volta si è cominciato il fine settimana, lasciando gli interventi di maggiore peso politico ai giorni infrasettimanali, in questo modo già da oggi c’erano tantissime persone”. Tra queste, a un certo punto, spunta, camicia blu, pantaloni chiari e occhiali da sole, anche Sergio Castellitto. “Che ci fa Castellito al Meeting?”, mormora sottovoce una signora al marito. E’ stato lui a mettere in scena ieri al teatro di Rimini, in uno degli eventi collaterali alla kermesse di Cl, “I cori da La Rocca”, l’opera di T.S. Eliot da cui è tratta la frase motto di questa edizione: “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Di solito viene scelta con un anno di anticipo, ma la chiave ermeneutica con cui interpretarla la detta l’attualità. E così, in tempi di guerre, la frase di Eliot diventa un inno alla pace, argomento citato aprendo l’evento da Scholz e, nel suo messaggio al Meeting, anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E che il filo conduttore debba essere l’argomento scelto da Papa Leone XIV per la sua presentazione al soglio pontificio lo si capisce anche dalla prima cosa in programma al Meeting: il dialogo tra una mamma palestinese e una mamma israeliana che ha perso suo figlio il 7 ottobre. Mario Draghi ha indicato la strada affinché l’Europa possa svolgere un ruolo per garantire sul serio la pace sperata dal Meeting, Meloni lo ascolterà?
Di più su questi argomenti:
ilmanifesto