Carlo Nordio, il ministro garantista tutto manette e prigioni

Il decreto sicurezza
Ora il povero ministro è lì: tra incudine e martello. Con la sinistra che lo critica perché vuole separare le carriere dei magistrati, e la destra che gli chiede manette a tutto spiano. Facile contestarlo, ma mettetevi al posto suo se ci riuscite…

Il ministro Nordio se la prende con la Corte di Cassazione perché la Corte ha espresso dei giudizi molto severi sul decreto sicurezza, diventato recentemente legge. In un’intervista al Messaggero il ministro ha sostenuto che la critica della Cassazione risulta uno sgarbo nei confronti del presidente della Repubblica. L’idea di Nordio è abbastanza chiara. Nel campo del diritto quel che conta è la buona educazione. Se rispetti quella poi puoi fare quello che vuoi.
Il ministro Nordio sa che è quasi impossibile trovare in circolazione un giurista serio che non sia inorridito di fronte a quel decreto autoritario e di ispirazione ungherese. Siccome è un uomo di legge con un passato garantista sa benissimo che quel decreto gli è stato imposto dalla maggioranza per ragioni puramente di propaganda politica e per dotare chi governa di forti strumenti di repressione che servono a contrastare e capovolgere il garantismo della nostra Costituzione. Sa anche, perché la cosa è evidentissima, che il decreto è incostituzionale. E infatti, giustamente, nell’intervista non spende una sola parola per contestare le osservazioni critiche della Cassazione né per difendere il merito del decreto. Cerca di uscire dalla difficoltà nascondendosi dietro lo scudo del presidente Mattarella.
È vero che il problema politico esiste. È inspiegabile la ragione per la quale il presidente della Repubblica ha firmato quel decreto. Probabilmente l’unica ragione è proprio quella della buona educazione. Gli deve essere sembrato uno sgarbo eccessivo al governo rimandare indietro quel testo spiegando che l’Italia, dal 1945, è un paese democratico. E dunque non può accettare leggi autoritarie e di palese violazione del diritto. La questione è solo questa. Il ministro Nordio dovrebbe capire che se su un piatto della bilancia c’è la buona educazione e sull’altro piatto ci stanno il diritto dei cittadini, e in generale i principi dello stato di diritto, il piatto dei diritti pesa di più. Naturalmente restando nel campo della gentilezza, che comunque è una dote, bisogna riconoscere al ministro Nordio delle attenuanti.
È vero che lui ha un passato glorioso da garantista, espresso e dimostrato anche con i suoi articoli pubblicati in passato proprio dal Messaggero. Ed è vero che quando ha accettato di entrare nel governo del centrodestra era convinto di entrare in un governo composto da partiti garantisti. Poi è successo che Berlusconi è uscito di scena e ci si è accorti che il garantismo della destra era dovuto esclusivamente, o quasi, a lui. Ma che la natura vera della destra italiana, il suo Dna, sono molto simili a quello di Travaglio. Tant’è vero che la prima parte dell’intervista di Nordio al Messaggero è un copia incolla di un recente articolo di Marco Travaglio sul Fatto nel quale si spiegava come si può risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri senza ricorrere ad inutili e dannose riforme o a infami indulti (quelli chiesti a suo tempo da Wojtyla, con successo, e da Bergoglio senza successo). Ora il povero ministro è lì: tra incudine e martello. Con la sinistra che lo critica perché vuole – giustamente – separare le carriere dei magistrati, e la destra che gli chiede manette e manette a tutto spiano. Facile contestarlo, ma mettetevi al posto suo se ci riuscite…
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