Caos calmo nel Pd: Schlein sogna il triplete alle regionali, in Forza Italia Marina Berlusconi fa tremare Tajani

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Caos calmo nel Pd: Schlein sogna il triplete alle regionali, in Forza Italia Marina Berlusconi fa tremare Tajani

Caos calmo nel Pd: Schlein sogna il triplete alle regionali, in Forza Italia Marina Berlusconi fa tremare Tajani

La corsa alle Regionali

In Toscana Renzi appoggia Giani insieme a dem e 5s, Calenda stizzito si sfila. Decaro chiede autonomia ma la sua candidatura al post Emiliano è pressoché certa.

Foto Valentina Stefanelli / LaPresse
Foto Valentina Stefanelli / LaPresse

Quel soggetto politico inesistente e informe, ma potenzialmente decisivo, che va sotto il nome di “Centro” soggiorna nel panorama politico italiano come una specie di spettro che al momento è solo buffo ma potrebbe trasformarsi in spaventoso. Uno sguardo panoramico è di per sé eloquente.

Regionali in Toscana

Renzi e Calenda litigano e sai che novità. Ma stavolta un certo malumore serpeggia persino tra le esigue file dell’ex premier come in quelle del suo ex ministro. Pietra dello scandalo è la Toscana. Renzi è deciso ad appoggiare il governatore uscente e ritentante Giani senza curarsi troppo dell’ipoteca politica piazzata sulla futura giunta dal M5S capitanato in loco dalla temuta Paola Taverna. Il leader di Azione non ci sta: “Non reggo il moccolo a Taverna”. I suoi, che in Toscana hanno già stretto un redditizio patto con il governatore-candidato non lo ascoltano per niente. Bega locale, se non fosse che il Renzi folgorato sulla via del Nazareno impugna il bipolarismo e le sue ferree regole come giustificazione dell’abbraccio con i pentastellati mentre l’ex litigioso socio sogna di stracciare quelle regole, declinate nella realtà arcigna in forma di “bipopulismo”. Questa invece è un’argomentazione che qualche ascolto tra i renziani rimasti lo trova.

Regionali Puglia

In Puglia prosegue il braccio di ferro tra l’ex sindaco di Bari Decaro e l’ancora per poco governatore Emiliano. Il primo è pronto a candidarsi ma solo se l’ingombrante Michele passa la mano e rinuncia a figurare in lista. Emiliano, per ora, non ci pensa per niente e chissà se accetterà la proposta di mediazione del plenipotenziario spedito a Bari da Elly: nessuna candidatura ma assessorato garantito e poi, alle politiche, il seggio al Senato. Bega locale pure questa, se non fosse che stando ai beninformati Decaro ci tiene tanto a governare senza pastoie la Puglia perché mira a spiccare di lì il salto e correre per la segreteria del Pd, conquistando d’impeto e comunque la leadership della minoranza, i centristi del Pd.

Regionali Campania

In Campania Elly Schlein ha scoperto le meraviglie del realismo in politica e, messa da parte la crociata contro i cacicchi, ha concluso un accordo con il cacicco per eccellenza, il vicerè De Luca. Quello, per intenderci, che porta in dono al primo partito del centrosinistra gli elettori che senza di lui voterebbero tranquillamente a destra. Un centrista di fatto. Proprio la squadra napoletana e campana di Elly però rifiuta l’appeasement. Il prezzo della pace dovrebbe essere la nomina a segretario regionale di De Luca jr.. Sandro Rutolo, spedito a suo tempo a Napoli da Elly col mandato di ripulire città e regione dal caciccume, non si piega e mette in campo la propria candidatura contro quella di Piero De Luca.

Regionali Veneto

In Veneto Zaia il Doge non demorde e resta deciso a presentare una lista nobilitata dal suo nome e forse anche dalla sua candidatura. Dragherebbe voti, consiglieri e soldi: gli alleati si imbizzarriscono. Nel caos spunta l’eventualità, per la verità remota di una spaccatura della destra. Quel che più importa, dal punto di vista della eventuale nascita di una soggettività politica centrista, è il fatto che, pur essendo leghista fin nel midollo, Zaia è uno di quei leader che mandano in visibilio l’elettorato moderato: è efficiente, capace e poco ideologico, la Regione che guida è oggi la più inserita nel tessuto europeo che ci sia, ha poco a che spartire con i furori ideologici del suo leader Salvini. Corre infine voce di una possibile manovra per modificare i vertici di Forza Italia, sostituendo l’esangue Tajani con la più combattiva Letizia Moratti, affiancata dalla battagliera Debora Bergamini. Regista dell’operazione sarebbe Marina Berlusconi la cui insoddisfazione per i risultati raggiunti dal ministro degli Esteri è nota. Ritiene che in Italia lo spazio per un partito moderato e attento ai diritti pur se collocato a destra sarebbe molto più ampio, tale addirittura da autorizzare l’ambizione di riprendere il controllo del centrodestra. Lo spazio effettivamente c’è. La possibilità di contendere a Giorgia Meloni lo scettro un po’ meno.

Messi insieme, questi quadretti particolari raccontano una realtà generale. Sinora a tentare l’avventura del Centro sono state bande di ventura troppo identificate con gli interessi dei vari capataz per essere credibili e comunque sempre ancorate a una delle due parti, la destra o la sinistra, senza alcuna capacità attrattiva nei confronti dei moderati dell’altra sponda. La possibile nascita di un centro dipende invece proprio dalla capacità di svincolarsi dal giuramento di fedeltà eterna a uno dei due schieramenti e di basarsi, invece che sui sergenti di ventura di turno, sui leader locali che quel consenso trasversale sono già riusciti a conquistarlo.

l'Unità

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