A Roma per Gaza. Opposizioni in piazza tra timori, scalette e servizi d’ordine. I dubbi nel Pd


Ansa
la mobilitazione
Massima attenzione per evitare episodi di antisemitismo e strumentalizzazioni. "Non c'è nessuna ambiguità", dicono in coro i leader, che hanno seguito da vicino l'organizzazione e la lista degli interventi. Schlein: "Proteggeremo la manifestazione". Da Jebreal a Gad Lerner, chi ci sarà a San Giovanni (e chi no)
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Dagli staff dei partiti ostentano tranquillità. “Non ci sono misure particolari, ci stiamo organizzando come tutte le altre volte”. Ma qualche preoccupazione che la manifestazione di domani – “In piazza per Gaza”– possa diventare teatro di provocazioni o di episodi di antisemitismo esiste. Negli ultimi giorni infatti i leader di Pd, M5s e Avs, si sono confrontati più volte. Lo hanno fatto mercoledì e anche ieri, continueranno a farlo fino a sabato. Stanno seguendo da vicino l’organizzazione, sono stati loro a definire la scaletta degli interventi. Tra i nomi più noti dovrebbero salire sul palco Gad Lerner e, salvo polemiche e cambi di programma dell’ultimo minuto (la lista sarà valutata fino alla fine), Rula Jebreal, autrice di un libro dal titolo “Genocidio”. Poi Luisa Morgantini – attivista per la Palestina e già eurodeputata di Rifondazione comunista – e testimonianze dalla Striscia di Gaza. Si è fatto inoltre il nome della storica Anna Foa, mentre fino a ieri c’erano forti dubbi su Moni Ovadia o Francesca Albanese, che non dovrebbero esserci.
Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni vogliono essere sicuri di non prestare il fianco alle strumentalizzazioni della stampa ostile e della maggioranza. Ma pure di quella parte di opposizione, Carlo Calenda in prima fila, che ha preferito farsi la propria piazza (oggi a Milano), accusando di ambiguità l’iniziativa di Roma. Addebiti rispedite al mittente: “Infame accusarci di antisemitismo”, è stata la risposta di Fratoianni. Ma certo, sono tutti consapevoli che basterebbe poco, una bandiera di Israele bruciata, uno slogan o un vessillo pro Hamas, per rovinare tutto. Non a caso anche Schlein ieri ha voluto sottolineare al Domani che “proteggeremo e difenderemo” la manifestazione.
“Ci sarà massima attenzione, come sempre in questi eventi, ma nessuna preoccupazione”, fa sapere intanto il Viminale. Mentre la gestione dell’ordine pubblico sarà affidata alla Questura di Roma, che fino a ieri non aveva avvisaglie di situazioni a rischio. Previsti bus in arrivo da tutta Italia, si attendono migliaia di manifestanti, almeno cento mila stimano –sperano – gli organizzatori (la Polizia come al solito se ne aspetta la metà), con tutte le implicazioni e le difficoltà del caso nel prevenire eventuali esasperazioni di singoli partecipanti.
Da questo punto di vista, sarà messo in campo dai partiti un servizio d’ordine – molto attento, ci spiegano – che accompagnerà il corteo: raduno alle ore 14 in piazza Vittorio Emanuele per poi muoversi alla volta di piazza di San Giovanni dove si terranno gli interventi, saranno dieci-quindici. I vertici del Pd, è quello che hanno ribadito ai leader degli altri partiti, si augurano che i toni restino legati alla mozione unitaria presentata e votata in Parlamento nelle scorse settimane: dal riconoscimento dello stato di Palestina alla condanna di Hamas e alla liberazione degli ostaggi. E poi lo stop degli accordi Ue-Israele, l’attuazione del mandato d’arresto contro Netanyahu, sanzioni e chiaramente lo stop al massacro a Gaza. E tuttavia nel linguaggio utilizzato dai leader delle tre principali forze di opposizione ci sono delle sfumature: citando l’Onu, Schlein ha parlato di “pulizia etnica”. La segretaria dem è sempre alle prese con la solita fronda interna e con quei parlamentari che faranno su e giù tra le piazze di Milano e Roma e che, pur fermi nella condanna del governo di Israele, non hanno condiviso del tutto l’accelerazione delle ultime settimane sulla questione palestinese. Fratoianni e Bonelli utilizzano invece da settimane il termine “genocidio”. Così come Conte, che ieri ha rilanciato la sua posizione: “Quelli di Hamas sono terroristi e andrebbero cancellati, ma questo è un genocidio e chi non lo guarda in faccia per dire stop si assume una responsabilità. Siamo di fonte a uno scempio dell’umanità”. Nel M5s c’è anche chi considera la piattaforma di sabato troppo morbida e “ormai superata dai tragici eventi di questi giorni”.
Anche da queste differenze, più o meno accentuate, passano i timori sulla manifestazione di domani, le accortezze di queste ore e la responsabilità politica nella scelta di chi dovrà (o non dovrà) intervenire. Perché, al di là dell’organizzazione capillare e dei servizi d’ordine, resta sempre la variabile delle parole pronunciate dal palco. Che non può essere del tutto controllata e può diventare un problema. Soprattutto per il Pd.
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