Regionali Puglia, centrosinistra sul filo del rasoio: vertice nazionale per decidere il dopo Emiliano

Dopo la pausa ferragostana, il centrosinistra torna a fare i conti con i nodi più spinosi delle regionali. I riflettori sono puntati su Campania e Puglia, due regioni strategiche per il futuro del campo progressista, con un vertice fissato a Roma tra lunedì e martedì. Sul tavolo ci sarà la successione a Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, ma soprattutto la ricerca di una sintesi tra Pd, M5S e Avs. Calabria, data ormai saldamente nelle mani del centrodestra, resta in secondo piano.
Decaro tra i favoriti ma con condizioni non negoziabiliIl nome più forte nel dibattito pugliese resta quello di Antonio Decaro, ex presidente nazionale Anci ed europarlamentare dem, ma la sua disponibilità a candidarsi alla guida della Regione è legata a un paletto rigido: nelle liste non dovranno comparire i nomi di Michele Emiliano e Nichi Vendola. Una condizione che al momento sembra difficilmente realizzabile.
Emiliano, infatti, è convinto che il Pd locale non metterà mai in discussione la sua presenza, mentre Vendola ha già accettato di correre dopo le pressioni della dirigenza nazionale e pugliese di Sinistra italiana. Dall’entourage di Decaro trapela che “non ci sarà alcuna candidatura se in lista troverà i due leader”, messaggio che il Nazareno conosce bene. Proprio per questo, l’organizzazione di un’eventuale campagna presidenziale è stata congelata.
Il sondaggio della Gazzetta spiazza i partitiA muovere ulteriormente le acque è arrivato un sondaggio commissionato da La Gazzetta del Mezzogiorno, che ha fotografato un quadro complesso. Decaro risulta il candidato più forte con un consenso del 67%, ma non è l’unico a garantire la vittoria. Francesco Boccia, capogruppo al Senato, raccoglie il 60% dei consensi, mentre superano la soglia del 50% anche Loredana Capone, Mario Turco del M5S e Raffaele Piemontese.
Il messaggio è chiaro: in Puglia non esiste un candidato insostituibile. Il centrosinistra gode di un consenso talmente largo da potersi permettere di valutare più alternative senza temere sconfitte. E questo rafforza l’idea che la partita vada gestita più sulla base degli equilibri interni che su reali rischi di perdere la Regione.
Sindaci in campo dopo la pronuncia della ConsultaParallelamente, i sindaci hanno iniziato a muoversi. A Gallipoli, Stefano Minerva, esponente Pd e vicino alla memoria del compianto consigliere Donato Metallo, ha già affisso i primi manifesti elettorali. Voci insistenti parlano di una possibile candidatura di Toni Matarrelli, sindaco di Mesagne, e di Amedeo Bottaro, primo cittadino di Trani. A completare il quadro c’è la presidente di Anci Puglia Fiorenza Pascazio, sindaca di Bitetto.
La pronuncia della Consulta, che ha cancellato come “irragionevole” il termine dei 180 giorni entro cui i sindaci dovevano dimettersi per candidarsi, ha reso la discesa in campo meno traumatica per le comunità. Un via libera che ha aperto nuove prospettive a chi guida i municipi e vuole tentare l’avventura in via Capruzzi.
Il fronte campano e il nodo FicoIl quadro pugliese è però legato a doppio filo con la Campania, dove il governatore uscente Vincenzo De Luca osteggia la candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, indicato dai 5 Stelle come successore naturale. Una soluzione a Napoli potrebbe sbloccare automaticamente anche Bari, perché i due dossier viaggiano paralleli. Se si troverà un’intesa in Campania, chiudere anche la Puglia potrebbe diventare questione di ore.
Centrodestra pronto a giocare le sue carteSul fronte opposto, anche il centrodestra si muove. In lista potrebbe esserci il sindaco di Candela Nicola Gatta, vicino a Fratelli d’Italia, mentre da Nardò sale l’attenzione su Pippi Mellone, che potrebbe candidarsi a consigliere ma anche essere lanciato come aspirante governatore. Una scelta che darebbe al centrodestra una candidatura di rottura, capace di intercettare consensi trasversali.
Il vertice romano delle prossime ore dirà se il centrosinistra riuscirà a trovare la quadra o se il braccio di ferro interno tra leader nazionali e territoriali continuerà a bloccare le decisioni.
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