McKennie per contenere Dumfries, David contro Acerbi... i 5 duelli che decidono Juve-Inter

I confronti sulle fasce, i raddoppi su Lautaro, i movimenti del centravanti canadese, il testa a testa in regia: ecco dove si può decidere Juve-Inter
Decisivo in alcune situazioni chiave offensive contro Israele, ma non convincente come prestazione globale: ci sono versioni di Dimarco superiori a quelle viste con la Nazionale. Ne può approfittare Kalulu che Tudor riproporrà da esterno a cinque: non è il suo ruolo, ma il francese è versatile, sa fare il laterale e il centrale, ha corsa, fisico e dà copertura, e così può creare problemi all’interista, negandogli la profondità necessaria per scatenare la sua corsa. L’ultima Juve di Tudor schiera di fatto una difesa con quattro stopper — Kalulu, Gatti, Bremer e Kelly — anche se l’inglese e il francese si propongono sempre in fase di manovra. Una barriera che fin qui ha protetto Di Gregorio, ancora imbattuto, ma è da valutare contro attacchi più pericolosi come quello dell’Inter. Kalulu spinge a destra, incrocia, e qui l’Inter può andare in sofferenza se Mkhitaryan (non al massimo di recente) e Bastoni non daranno una mano. Se la Juve sceglie Koop trequartista, Bastoni allora avrà metri per alzarsi e aiutare Dimarco, così come Gatti può fare con Kalulu, visto che sarà soprattutto Bremer ad andare sul velocissimo Thuram. Doveva essere Joao Mario il dirimpettaio di Dimarco, ma Tudor ha qualche dubbio sulle capacità difensive del portoghese e preferisce coprirsi, anche per permettersi più gente offensiva davanti. Se però Dimarco trova la corsa, il dribbling da ala e la collaborazione di Thuram nella profondità, per la Juve potrebbero essere guai.
Molto probabile che Lautaro scelga domani sera la destra dell’attacco nerazzurro. Di solito lui e Thuram si scambiano versante, spesso improvvisando a partita in corso. Però è chiaro che Kelly potrebbe avere qualche problema con la velocità nello stretto dell’argentino. L’inglese ha sicuramente elevato il rendimento da quando è rientrato Bremer, il moltiplicatore della difesa juventina, ma rischia di soffrire le accelerazioni improvvise di Lautaro. Sarà un esame chiave per capire se c’è davvero un altro Kelly, diverso da quello che era finito sul mercato, in estate, dopo un finale di stagione non memorabile. Toccherà a Bremer dare una mano al compagno di reparto, ma anche Khephren Thuram sarà chiamato ad arretrare in copertura. Più difficile che sia McKennie (o Joao Mario) a stringere, visto che sulla sua fascia ci sarà da contenere un certo Dumfries. La difesa bianconera dovrà lavorare di squadra perché, sulla carta, l’attacco dell’Inter (due punte centrali di movimento e due esterni sempre alti) obbligherà i bianconeri a chiudersi a cinque, quello che Tudor vorrebbe evitare. Chivu sta cercando di cambiare qualcosa nel copione di Inzaghi: in attacco si sono visti un Thuram più centrale e un Lautaro a fare da elastico, ma il ko con l’Udinese è stata una brutta botta. Se l’Inter riuscirà a portare stabilmente un quinto uomo avanti, alternando Barella e Micki a sostegno delle due punte, anche Locatelli e Khephren Thuram saranno costretti ad arretrare. Però poi gli spazi per eventuali ripartenze sarebbero interessanti.
Dumfries-Joao Mario rischiava obiettivamente di essere il duello più sbilanciato di Juve-Inter. Tudor ha perso Cambiaso per squalifica ed è un’assenza grave perché pochi sanno gestire il possesso nello stretto, e proporsi in fase offensiva, come l’azzurro. Il portoghese, fin qui, non ha convinto e non soltanto per colpa sua. È arrivato per uno scambio da plusvalenza, oltre che tecnico, con il promettente Carlos Alberto e si sono capite presto due cose: è meglio in fase offensiva, ma fatica a recuperare le linee arretrate, e soprattutto non si adatta a sinistra. Contro il Genoa ha sofferto non poco. La sensazione è che Tudor voglia evitare il potenziale squilibrio con Dumfries: se in condizione, sulla sua fascia sa essere devastante. C’è un’alternativa: il ricorso a McKennie, buono per tutti i ruoli. L’americano può essere la soluzione di contenimento. Anche lui è un po’ cambiato dalla versione originale, era un incursore che sbucava dal nulla e trovava spesso il gol di testa o in acrobazia. McKennie si è normalizzato, o forse si è disciplinato tatticamente, certo non è un esterno “naturale”. Il suo compito sarà ora limitare gli affondi di Dumfries e, strappando palla, lanciare le ripartenze di Thuram. Non facile. Dipende dalle condizioni fisiche di Dumfries: quello da corsa può mettere in ginocchio qualunque avversario, soprattutto uno non nel suo ruolo ideale. Se poi Tudor dovesse puntare su Joao Mario, rischierebbe dietro ma potrebbe creare sorprese davanti. Nell’Inter le fasce sono sempre una situazione tattica chiave.
Il miglior Acerbi ha annichilito Haaland in un paio di occasioni. Può darsi che il gigante bionico norvegese non fosse al massimo con il City al tempo delle due sfide di Champions, ma il nerazzurro sa come fermare i centravanti d’area. Solo che Jonathan David è un centravanti diverso, come s’è visto in questo inizio di stagione, forse sorprendente anche per Tudor. Il canadese non è un 9 puro, non è un trequartista: potrebbe appartenere alla categoria dei centravanti arretrati. Preferisce accompagnare la manovra, spesso spalle alla porta, per proporre un triangolo o addirittura l’apertura da vero 10, per poi scattare verso l’area: è parso ancora un po’ appesantito, ma va verso la condizione migliore. Il suo movimentismo darà sicuramente fastidio ad Acerbi, costretto a inseguirlo sulla trequarti se vuole impedirgli il dialogo con i compagni, oppure a ritrovarsi senza un vero avversario da marcare, con il rischio che da fuori arrivi Yildiz in cerca di dribbling. Acerbi continua a sorprendere per continuità e determinazione nei contrasti, pur non essendo un ragazzino, a 37 anni e un paio di sfide vinte che marcare un centravanti sembra una vacanza: ma di sicuro preferisce un 9 che gli dia punti di riferimento. Avrà Akanji al suo fianco, ma non potrà chiedergli troppo aiuto, non solo per mancanza di affiatamento: lo svizzero dovrà fermare Yildiz, negli ultimi tempi devastante, anche se lo 0-6 contro la Spagna potrebbe avere ripercussioni psicologiche sui turchi. Vedremo.
Una delle sfide meno leggibili di Juve-Inter potrebbe essere Koopmeiners contro Calhanoglu. L’olandese sta cercando faticosamente di tornare quello dell’Atalanta: qualche progresso s’è visto con Tudor, ma è ancora impressionante la distanza del mediano timido in bianconero dal tuttocampista fisico e “cattivo” di Gasp. Koop partiva anche dalla mediana ed entrava in progressione inarrestabile in area, pestando il campo. Mai visto in bianconero. Non è chiaro cosa si sia rotto dentro, e se gli infortuni siano l’unica causa, ma Tudor dovrà essere psicologo oltre che allenatore. Non che Calhanoglu stia entusiasmando: la versione migliore è stata uno spettacolo in regia, un play alla Pirlo, alla Modric, che occupava tutte le zone del campo, con e senza palla, spostando il baricentro dell’Inter, e ruotando con Barella e Micki in tutti i ruoli. Anche questo Calha non di vede da tempo. In estate sembrava addirittura che l’Inter fosse pronta a venderlo in Turchia. Non sarebbe stato facile sostituirlo. Si tratta di due giocatori lontani dai loro standard. Calha dà l’impressione di muoversi in spazi ristretti, anche Koop percorre binari prevedibili. Dipende da chi dovrà inseguire. Koop sarà sulle tracce di Calha oppure si limiterà a fare da primo schermo, lasciandolo poi alla rete del centrocampo? Calha scenderà su Koop per proteggere la difesa oppure preferirà aspettare per innescare, in caso, la ripartenza? Tanto dipenderà dalla condizione fisica.
La Gazzetta dello Sport