Israele, una nuova colonia spezza la Cisgiordania. Ma la comunità internazionale rimane inerte

«Lo stato palestinese sta venendo cancellato dalla mappa non con gli slogan ma con le azioni. Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni casa è un chiodo nella bara di questa idea pericolosa». Questa dichiarazione arriva dal ministro israelino di estrema destra Bezalel Smotrich, dopo che il governo ha approvato in via definitiva il progetto di costruzione di una nuova colonia che dividerà in due la Cisgiordania. L’insediamento, denominato “E1”, prevede l’allargamento di una colonia già esistente – Maale Adumim – con circa 3.500 nuove case per 10mila coloni israeliani. L’espansione collegherebbe la colonia con Gerusalemme Est, che secondo il diritto internazionale è territorio palestinese, ma nei fatti occupata illegalmente da Israele dal 1967, «rendendo impossibile», spiega il giurista Triestino Mariniello, professore associato di diritto penale internazionale alla Liverpool John Moores University (Regno Unito) e membro del team di rappresentanza delle vittime di Gaza davanti alla Corte Penale Internazionale, «quello che oggi è già estremamente complicato: recarsi da una parte all’altra del territorio palestinese occupato».
L’ennesimo insediamento illegale in Cisgiordania
Da decenni le autorità israeliane vogliono allargare l’insediamento Maale Adumim, con il cosiddetto piano “E1”. Fino a oggi non l’hanno mai fatto, non per mancanza di volontà politica interna, ma per questioni internazionali. L’Unione Europea e gli Stati Uniti nel passato si sono opposti. Questo insediamento, nei fatti, andrebbe a cancellare qualsiasi forma di continuità territoriale in Palestina, rendendo impossibile recarsi da una parte all’altra dello Stato.
Ci spiega tecnicamente perché è illegale?
Parliamo di un territorio dove vivono migliaia di palestinesi, soprattutto comunità beduine, che da decenni sono a rischio di trasferimento forzato e che vedono regolarmente distrutte abitazioni, centri di distribuzione dell’acqua e infrastrutture civili dalle incursioni dell’esercito israeliano e dei coloni. Una delle prime conseguenze della costruzione di questo nuovo insediamento sarà appunto il trasferimento forzato di migliaia di palestinesi. Gli insediamenti, come sancito dalla risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sono illegali. Adottata il 23 dicembre 2016, la risoluzione afferma che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, non hanno validità legale e costituiscono una violazione del diritto internazionale. La risoluzione è passata con 14 voti a favore e un’astensione, quella degli Stati Uniti, che non hanno posto il veto su una risoluzione di condanna nei confronti di Israele. È bene ribadirlo: non esiste distinzione tra insediamenti legali e illegali. Tutti gli insediamenti, tutte le colonie, in Cisgiordania, così come in qualunque altra parte del mondo, sono considerati illegali dal diritto internazionale.
Cosa si intende, dal punto di vista giuridico, per colonia?
Per colonia si intende la costruzione di insediamenti sul territorio occupato da parte di una potenza occupante, e questa azione è sempre illegale. Così come è illegale il trasferimento della popolazione del Paese occupante sul territorio del Paese occupato. Queste sono gravi violazione delle convenzioni di Ginevra, il cui scopo principale è la protezione dei civili in tempo di guerra o in un’area occupata. Secondo l’articolo 8 dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, le violazioni della convenzione di Ginevra costituiscono un crimine di guerra. Trasferire la popolazione dal territorio del Paese occupante a quello del territorio occupato è un crimine di guerra ed è il motivo per cui la Corte Penale Internazionale ha aperto delle indagini al riguardo nel 2021, ritenendo di avere prove sufficienti relative alla commissione di crimini di guerra da parte delle autorità israeliane.
Oltre a essere illegale questa nuova colonia ha anche un altro obiettivo.
Ha la funzione di assestare un colpo fatale al diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, perciò è così importante per le autorità israeliane. E procede in un momento storico in cui Israele ha il pieno sostegno da parte dell’amministrazione statunitense, sostegno che – almeno per quanto riguarda gli insediamenti illegali – non c’era durante le precedenti amministrazioni.
La maggior parte degli attori politici, in particolare l’Unione Europea e i suoi Stati membri, ha condannato la decisione israeliana, definendola una violazione del diritto internazionale
Però dalle parole non si passa ai fatti. Da un punto di vista giuridico gli Stati terzi hanno l’obbligo di intervenire quando la convenzione di Ginevra viene violata. La Corte Internazionale di Giustizia, massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, nel luglio 2024 ha dichiarato che l’intero sistema di occupazione israeliano è illegale. Gli Stati terzi dovrebbero interrompere immediatamente qualsiasi rapporto, di qualsiasi natura, con Israele che possa in qualche modo facilitare il sistema di occupazione e l’occupazione della Cisgiordania. Parliamo di rapporti di natura commerciale, economica, di cooperazione. Le condanne a cui stiamo assistendo lasciano il tempo che trovano se non sono seguite da atti concreti. E, come dicevo prima, non appartengono alla discrezionalità dei singoli Stati, ma vanno nella direzione del rispetto degli obblighi giuridici a cui gli Stati dovrebbero sottostare. Se gli Stati non procedono con misure concrete difficilmente le condanne saranno prese in considerazione dalle autorità israeliane che hanno l’interesse di procedere in un clima di completa impunità con queste gravissime violazioni.
Foto di apertura: Bezalel Smotrich tiene in mano una mappa che mostra il progetto di insediamento “E1” durante una conferenza stampa vicino all’insediamento di Maale Adumim, nella Cisgiordania occupata da Israele/AP Photo/Ohad Zwigenberg/Associated Press/LaPresse
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