Il fisco italiano chiede 12,5 milioni a X di Elon Musk
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Il fisco italiano va a caccia anche di Elon Musk, il multimiliardario imprenditore di origini sudafricane diventato il braccio destro del neopresidente americano Donald Trump. L’Agenzia delle entrate ha infatti comunicato all’ex Twitter, che ora si chiama “X” dopo essere stata acquisita dal tycoon di Tesla, uno “schema d’atto” che anticipa una contestazione da 12,5 milioni di euro per un’ipotesi di Iva evasa nel periodo che va dal 2016 al 2022. Parallelamente la procura di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta ipotizzando una frode fiscale, secondo quanto riportato da Reuters.
Le contestazioniLe contestazioni fiscali mosse nei confronti di X sono simili a quelle che hanno portato a chiedere a Meta (proprietaria di Facebook, Instagram, Whatsapp) circa 880 milioni di euro a titolo di Iva evasa sulla base di un innovativo teorema fiscale che ha per base lo scambio dei dati. Il punto centrale è l'assioma che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico visto che consentono la profilazione degli utenti. Lo scambio tra dati dell’utente e utilizzo delle piattaforme social sarebbe così considerato una “permuta” tra beni differenti che darebbe luogo a imposizione Iva. Un cambiamento epocale per questo settore che finora ha considerato come del tutto gratuiti i dati riversati dagli utenti sulle piattaforme.
Non è chiaro come finirà questa vertenza fiscale perché sia X sia Meta sono assolutamente contrarie ad accettare questa impostazione dell’Agenzia delle entrate che avrebbe effetti, potenzialmente, in tutta Europa dato che l’Iva è una tassa in regime Ue. C’è poi un tema più specifico nel caso di X, di proprietà di un uomo politico molto vicino alla premier Giorgia Meloni. C’è da dire, d’altro canto, che la stessa Commissione in un parere ha ritenuto plausibile imporre l’Iva su questo particolare scambio di dati.
milanotoday