Cologno Monzese: poliziotto e rapinatore, arrestato in auto con la sua pistola

Cologno Monzese, 2 novembre 2025 – Tardo pomeriggio di venerdì, via Cavour a Cologno Monzese. Una trentaquattrenne peruviana chiama il 112: “C’è una macchina che mi sta inseguendo”, urla al telefono. La donna aggiunge un particolare tutt’altro che banale: sostiene di conoscere conducente e passeggero della Citroen C4, dice che hanno partecipato all’assalto armato di due settimane prima nell’azienda in cui lavora, una ditta di import-export di prodotti alimentari sull’asse Italia-Sudamerica.
La segnalazione genera l’immediato intervento di diverse pattuglie del Radiomobile della Compagnia di Sesto San Giovanni e della Tenenza di Cologno: i carabinieri intercettano l’auto e la bloccano. In quel momento, inizia una storia che ricorda, seppur da lontano e con modalità molto meno cruente, tristi pagine del passato. E con un finale ancora tutto da scrivere e dalle dimensioni difficili da prevedere.
Nell’autoSì, perché al volante del suv, intestato a un parente, c’è Gennaro S., cinquantenne napoletano che presta servizio con la qualifica di assistente capo all’Ufficio tecnico logistico della Questura di Milano. Un poliziotto, in estrema sintesi. Con sé ha la pistola di ordinanza. In auto c’è pure Leonardo Z., coetaneo di Buccinasco già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. Nel bagagliaio, gli investigatori dell’Arma trovano pettorine e altro abbigliamento con la scritta “Polizia”, un lampeggiante a intermittenza di colore blu, una radio portatile, una placca della polizia locale e un dispositivo di geolocalizzazione satellitare.
Tutto materiale sequestrato, insieme al tesserino di S., alla pistola, al caricatore e ai colpi in dotazione. Non è finita. Anche l’abitazione del cinquantenne in zona Zara e l’armadietto personale in caserma vengono passati al setaccio: sigilli a diversi gioielli sui quali saranno effettuati accertamenti per chiarirne la provenienza, nell’ipotesi che si tratti di refurtiva.
L’assaltoE poi c’è il primo tempo da raccontare. Le parole della trentaquattrenne rimandano a un episodio avvenuto nella sede di un’azienda di via Righi a Cologno. Lì, la sera del 17 ottobre, sono entrati in quattro, di cui uno armato di pistola, hanno spinto in uno stanzino il titolare peruviano e i quattro dipendenti e hanno razziato l’incasso di giornata: 12mila euro, di cui 5mila in banconote e 7mila in monete.
Quindi la fuga su un’Alfa Romeo Giulietta rubata, ritrovata dai carabinieri nelle ore successive e ripresa nei filmati registrati da alcune telecamere di videosorveglianza. S. faceva parte del commando? Sì, secondo la versione della donna pedinata l’altra sera dalla C4. A proposito della C4, risulta intestata a un parente dell’assistente capo, ma le targhe erano diverse da quelle di immatricolazione al momento dell’intervento dei carabinieri: al posto di quelle originali, ritrovate nel baule, ne erano state applicate altre, sganciate nel pomeriggio dalla macchina di una persona che ha sporto subito denuncia. Uno stratagemma messo in atto per evitare che il frame di un occhio elettronico o le parole di un testimone potessero collegare la macchina degli aggressori al suv di S. Per questo, i due, ammanettati per tentata rapina aggravata in concorso, vengono pure denunciati per ricettazione.
Le anomalieDetto questo, il possibile legame tra i due fatti evidenzia più di una stranezza. In ordine sparso: perché il poliziotto e il complice hanno preso di mira nuovamente la peruviana, rischiando di farsi scoprire? Nel caso siano entrambi coinvolti nel colpo del 17 ottobre, in quell’occasione hanno agito a volto scoperto o più verosimilmente con la faccia parzialmente travisata? Se fosse corretta la seconda pista, come avrebbe fatto la vittima dell’inseguimento di venerdì pomeriggio a riconoscerli senza ombra di dubbio all’interno dell’abitacolo, perdipiù a bordo di un veicolo diverso da quello utilizzato due settimane prima? Interrogativi che si portano dietro una suggestione, che dovrà eventualmente trovare forza dagli accertamenti in corso: quella del 17 è stata una rapina o qualcos’altro? Le modalità sembrano più quelle di un recupero crediti per conto terzi con modalità violente.
Un altro aspetto da sviluppare riguarda il materiale custodito nel bagagliaio della C4: indumenti delle forze dell’ordine e strumentazione fanno pensare a travestimenti per indurre le potenziali vittime a consegnare soldi o preziosi, convinte di avere a che fare con esponenti delle forze dell’ordine. Tradotto: gli spunti investigativi non mancano e verranno vivisezionati uno a uno per ricostruire la rete di contatti dell’assistente capo. Il cinquantenne è stato portato a San Vittore, su disposizione del pm di turno della Procura di Monza, che ha competenza territoriale su Cologno Monzese; il coetaneo Z. è finito in cella nel penitenziario del capoluogo brianzolo, in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip che si terrà nei prossimi giorni.
Il Giorno




