City a valanga, e sorride anche la Juve: il 6-0 di Pep all'Al Ain manda Tudor agli ottavi

E alla fine ride… la Juventus. Che il Manchester City, infatti, avrebbe travolto l’Al Ain era chiaro anche a chi di pallone mastica pochino, cioè persino alle latitudini di Atlanta, teatro di questa sfida impari, per usare un eufemismo. Tutto stava nel vedere a che grado della scala Beaufort del calcio il vento guardioliano avrebbe spazzato via i malcapitati emiratini. Bene, si è saliti fino a 6, non abbastanza per garantire alla banda di Pep il primo posto nel Gruppo G, l’unico del Mondiale per club in cui abbiamo già le due qualificate alla fase a eliminazione diretta. Questione di differenza reti. Il City è a +8 come i bianconeri, dopo il 6-0 all’Al Ain, ma con un gol segnato in meno. Così, alla Signora giovedì sera contro gli inglesi (ore 21 italiane a Orlando) basterà un pari per passare da prima della classe e (magari) evitare lo spauracchio Real Madrid agli ottavi.
Guardiola cambia tutto il suo undici rispetto al debutto con il Wydad, rispolverando la difesa a tre e lanciando per la prima volta da titolare il talentino Echeverri, 21’ in maglia City da gennaio a oggi. Può permetterselo, perché la rosa ha qualità diffusa anche tra gli ultimi delle riserve e l’Al Ain, strapazzato già dalla Juve di Tudor all’esordio in terra americana, non fa paura. Dopo 8’ di palleggio a senso unico, ecco l’1-0: Gundogan raccoglie oltre il secondo palo un corner di Silva, salta un avversario e disegna un pallonetto col sinistro che scavalca l’incerto Eisa, preferito (ma perché?) a Rui Patricio. Al 15’ sussulto emiratino: Nico Gonzalez si fa strappare la palla da Traore, bravo a verticalizzare subito per Chadli che calcia anche bene, ma Ortega devia con un riflesso eccezionale. Non è che abbiamo una partita? No, nessuna illusione. Echeverry, infatti, al 27’ raddoppia con una punizione a foglia morta d’altri tempi. Un minuto dopo, Haaland si mangia il tris dopo aver saltato Eisa e al 32’ Gvardiol di testa colpisce il palo su altro angolo di Silva. Dulcis in fundo a un primo tempo da oltre 320 passaggi a poco più 80, Rabia pensa bene di stendere Akanji in mischia: intervento del Var, rigore e Haaland a festeggiare dal dischetto il 3-0.

A questo punto, a tutti diventa chiaro come la dimensione del punteggio possa fare la differenza sulla classifica del girone. Eppure, il City si addormenta. Ok, Nunes prima e Haaland poi (due volte a tu per tu con Eisa nel giro di pochi secondi) avrebbero la chance per segnare di nuovo, fatto sta che si arriva quasi alla mezzora della ripresa con appena tre gol di scarto. Quasi, perché al 28’ Gundogan, servito alla perfezione da Silva, supera con un tocco sotto il portiere e sigla il poker. La girandola di cambi dà nuova energia alla squadra di Pep, mentre l’Al Ain getta la spugna: 39’, Bobb col sinistro fa cinquina. E poco dopo Cherki chiude il set sul 6-0. C’è ancora il recupero da giocare e dalla panchina Guardiola ricorda ai suoi come il settimo sigillo serva per sopravanzare la Juve. La palla buona arriva a Foden, ma il nazionale della Tre Leoni da due passi calcia incredibilmente addosso a Eisa. Pep non la prende benissimo: "Sapevamo che dovevamo fare più reti possibili e ci siamo mossi tardi", sgriderà i suoi nel dopopartita. Per rimediare, dovrà ora battere la squadra di Tudor. Magari con Reijnders (ieri 90’ a guardare) in campo.
La Gazzetta dello Sport