Cari compagni, se non capite nulla dell'elettorato la colpa è vostra
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No, compagni, non è colpa di Trump e della sua cerchia. Non è a lui e alle vostre nuove bestie nere di casa a Washington che potete attribuire l’origine delle disgrazie presenti della sinistra. Senza polemica e senza asprezze, è venuto il momento di dire ai politici e agli intellettuali progressisti che stanno clamorosamente sbagliando analisi.
AfD non ha preso il 20% dei voti in Germania a causa di Elon Musk: avrebbe ricevuto quei consensi anche senza l’endorsement del capo di X. Anzi, chissà: per paradosso, visto il clima di ossessione antimuskista in cui siamo immersi, quel sostegno dall’America ha causato negli ultimi venti giorni della campagna elettorale tedesca un supplemento di demonizzazione ai danni del partito di Alice Weidel, e magari le ha perfino sottratto qualche decimale, anziché aggiungere qualcosa.
E allora ricorriamo ad un altro esempio ancora più vicino a noi: Giorgia Meloni, a ottobre 2022, ha vinto in piena presidenza Biden, e quando una eventuale rielezione di Trump alla Casa Bianca (due anni dopo) appariva un’ipotesi sfocata e avventurosa. Un’altra circostanza significativa? Il referendum Brexit (giugno 2016) è avvenuto prima del Trump-uno (novembre 2016), e in un contesto politico e mediatico in cui tutto l’establishment europeo (e pure quello britannico) scommetteva sull’opzione Remain.
Sono tre esempi lontani tra loro nello spazio e nel tempo: ma spiegano bene come sia errato attribuire al satanico Trump le disgrazie passate-presenti-future della sinistra. Semmai – ecco il punto – i progressisti farebbero bene a interrogarsi sulla loro incapacità di leggere, e meno che mai di interpretare, le tendenze profonde del nostro tempo e le preoccupazioni di fasce maggioritarie dell’elettorato (incluse quote di elettori tradizionali di sinistra rimasti delusi): rispetto ai salari (dimenticati in nome del “dirittismo”), rispetto all’immigrazione illegale (negata perfino come problema da sinistra), rispetto alla sicurezza (descritta come “ossessione securitaria” e quindi a sua volta ridimensionata e negata), rispetto a una questione identitaria (di volta in volta distorta o criminalizzata come “razzista”-“xenofoba”-“sovranista”).
Come si vede, che c’entra Trump? Non è colpa sua se, davanti a spinte e tendenze di fondo dell’elettorato, la sinistra ha clamorosamente girato la testa dall’altra parte. E ancora: non è colpa dell’Uomo Arancione se, a poco a poco, diventando sempre più difficile ottenere consenso intorno al cuore della sua politica, la sinistra ha scelto una via tecnocratica scollegata dal mandato elettorale diretto. L’Italia e l’Ue sono stati laboratori di questo approccio: escogitando meccanismi che, pur nel rispetto formale delle norme costituzionali, hanno a poco a poco separato il kratos dal demos, allentando il legame tra l’esercizio del potere e la sua supposta delega democratica. Fino a quando la sinistra non affronterà quelle questioni di merito (salari, immigrazione, sicurezza, tasse, ecc) e la sottostante questione di metodo (cioè la necessità di riconnettere l’arrivo al governo a una esplicita scelta degli elettori), servirà a poco sparare pallottole o frecce avvelenate contro la nuova Washington repubblicana.
Intendiamoci: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Anche nella vita privata, l’abbiamo fatto tutti almeno una volta, magari in un momento di vigliaccheria intellettuale: attribuire a qualcun altro colpe che invece erano tutte e soltanto nostre. È il ben noto meccanismo del capro espiatorio: individuare in una realtà esterna la presunta causa delle nostre sciagure, o anche – se sapremo sacrificare il capro sull’altare giusto – illuderci di trovare per questa via la possibile soluzione, magica e istantanea, dei nostri problemi.
Ecco: se già nella vita privata questo meccanismo difensivo e autoassolutorio non funziona, meno che mai potrà rivelarsi efficace in politica e nella vita pubblica. In particolare nel rapporto tra un partito e gli elettori, tra una cultura politica e i cittadini, è veramente illusorio pensare che una crisi, una perdita di connessione emotiva, lo smarrimento strutturale di una sintonia, derivino dalla presenza di un avversario o dal ruolo giocato dallo schieramento rivale.
Eppure la sinistra – italiana ed europea – sembra non in grado di svolgere questa elementare autoanalisi. E al contrario è tutta presa a organizzare i suoi esorcismi contro le nuove presenze sataniche che ritiene si siano impossessate delle anime degli elettori: il perfido Trump, il suo vice Vance, e naturalmente il tecno-diavolo Musk. Prima i compagni la smetteranno con queste cerimonie demonizzanti, meglio sarà per loro. Auguri sinceri.
liberoquotidiano