Bocce - Bocce, la grande sfida del Lago Maggiore: a Reno il monopolio di Casciago - Sport - Varese News

Entrando nel bocciodromo di Reno, dopo l’effettuazione delle fasi preliminari delle finali della competizione individuale, sembrava di assistere alla tipica invasione degli eserciti ostili che, in omaggio allo Ius Belli, intendendo per tale il diritto di guerra per il quale i conflitti dovevano, secondo i romani, essere prima annunciati, poi dichiarati rispettando alcune regole d’ingaggio, dopo aver naturalmente sentito il parere del Senato e dei sacerdoti. Questo nel rispetto degli schemi che ogni occupazione militare che si rispetti devono essere attuati allorché forze armate straniere procedono a invadere i territori di altro Stato privandolo in pratica della sua sovranità. Nulla di tutto questo a Reno, vista la pacifica esibizione che ogni gara sportiva trascina inevitabilmente con sé, tuttavia l’impressione che Casciago stesse attuando una malcelata azione dittatoriale sui terreni locali esisteva e permeava l’atmosfera, gradevolmente mite dopo l’esplosione di calura dei giorni precedenti, coinvolgendo pubblico e organizzatori.
I quattro semifinalisti offrivano tre Casciaghesi e un sopravvissuto Ternatese – Salvatore Farinelli -, il quale dopo aver vinto un’aspra battaglia con un mai arrendevole Dario Della Vedova della Bustese, affatto disposto a lasciargli campo libero, appariva come stranito, avviluppato nelle spire del boa di turno, rappresentato dalla schiera dei giocatori bianco/arancione di Casciago. Perciò una semifinale fratricida fra Colacino e Milesi e un’altra fra Oldrini e Farinelli, nella quale lo scopo di Massimo Oldrini era manifesto: annientare l’intruso che si permetteva di voler infrangere il dominio ormai evidente degli invasori. Di certo Farinelli aveva dimostrato nei turni precedenti di possedere le armi per contrastare il potere avversario, ma in semifinale tale atteggiamento stranamente evaporava, forse soggiogato dalla capacità di Oldrini di colpire in ogni zona del campo con bocciate di volo perfette che avrebbero costretto il ternatese a non commettere errori, per non trovarsi in continuo svantaggio.
Così solo una volta il Salvatore scovava dal tascapane il coraggio di dichiarare e colpire il pallino, rendendo vane le bocce a trequarti campo del rappresentante di Casciago, altrimenti decisive nel conteggio dei punti. Ma la conclusione era ormai incisa nella pietra e Oldrini, leggiadro, planava in finale. Sull’altro campo, esibizione, nulla più, fra Colacino e Milesi: sorrisi agli errori e alle scarse prodezze, la competizione, se vogliamo definirla tale, era già incanalata fra gli amici – mancavano solo le inevitabili manate sulle spalle – e Colacino acquisiva il diritto di competere per la finale che avrebbe dovuto sancire il vincitore della manifestazione. Usiamo il condizionale – avrebbe – perché d’obbligo, in pratica i due contendenti non avevano alcuna intenzione di duellare, decidevano di dimezzare i tempi di gara, partendo da un teorico sei pari, non conquistato sul campo, bensì a tavolino, fingevano di cimentarsi per due/tre passaggi, poi Colacino raccoglieva le sue bocce e donava, con stile, per carità, il successo a Oldrini. Se così si pensa di soddisfare il criterio di competitività dello sport delle bocce si è sicuramente sbagliato indirizzo: è vero che il confronto fra atleti della medesima Società può incidere negativamente sullo spirito guerriero di qualsiasi esercito invasore, ma non giocare la partita – seriamente, si badi – e regalarla costituisce un insulto al senso di ogni e qualsiasi competizione. Ci domandiamo se tale atteggiamento rappresenta la regola anche nel caso dei campionati sociali oppure a determinare il comportamento è solo ed esclusivamente la spartizione dei premi in palio? (Roberto Bramani Araldi)
PILLOLE DI BOCCE 11 luglio – Renese – Finale regionale individuale ABCD 1) Oldrini – Casciago (VA) 2) Colacino – Casciago (VA) 3) Farinelli – Ternatese (VA) 4) Milesi – Casciago (VA) 19 luglio – Brenta – Finale individuale BCD
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