Il doppio sguardo di Gattuso


Gennaro Gattuso (LaPresse)
Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Da parecchio tempo soffre di miastenia oculare, una malattia autoimmune che gli provoca uno sdoppiamento della vista. Vede dove altri semplicemente sorvolano. Guarda il campo e guarda all’uomo, entra nell’anima e cura il corpo
Sullo stesso argomento:
C’è un che di indefinito nello sguardo di Gattuso, qualcosa che lo catapulta nell’immenso e nel vuoto. Uno sguardo che va oltre, supera il profilo dell’orizzonte e si perde chissà dove. Tutti chiamano Gattuso con il soprannome di Ringhio, giocando sulla distorsione del nome e sull’espressività vagamente farsesca di una bocca serrata con tanti denti. Lo ritraggono all’interno di una allegoria che si completa con il pugno a martello girato verso l’alto, come a dire “ti meno, se non fai come dico io”. A me, di questa figura, non colpisce quasi nulla, se non la sua inevitabile declinazione parodistica.
Quello che invece colgo è appunto l’indefinito. Cosa c’è oltre il suo sguardo perduto? Gattuso soffre da parecchio tempo di miastenia oculare, una malattia autoimmune che indebolisce i muscoli degli occhi e delle palpebre. A volte si riacutizza, provocandogli una sorta di sdoppiamento della vista. Ecco, mi spiego, Gattuso ci vede doppio, o meglio il doppio, rispetto a un allenatore qualsiasi. E in questo doppio ci metto anima e corpo. Gattuso vede dove altri semplicemente sorvolano. Guarda il campo e guarda all’uomo, entra nell’anima e cura il corpo. Come un brillante signore di quella che una volta veniva chiamata genericamente “società”, si mette in relazione agli altri con successo, mostrando la sua qualità più importante: l’empatia. Gattuso è un empatico, contrariamente alla facile narrazione che viene fatta di lui, figlia del “ringhio”. L’empatico nasce così, non diventa, e nemmeno si cura di possedere chissà quali conoscenze. L’empatico è colui che comprende i sentimenti altrui, li condivide, e poi se li addossa, se mi passate il termine. Ha una grande capacità di ascolto e di visione. Guarda fuori e dentro (la doppia vista), e non ti giudica, semplicemente partecipa alla tua gioia, al tuo dolore, alla tua morale, alla tua emotività, al tuo carattere. Come un camaleonte, l’empatico cambia a seconda della scena e degli interlocutori, “si fa altrui”.
Definisce se stesso attraverso gli altri, applicando un principio di vita sacrosanto, in quanto la nostra esistenza si sviluppa dentro i confini del prossimo, valicandoli a volte, trattenendosi dal farlo in altre. Noi siamo quello che siamo, in relazione agli altri, e l’egocentrico può tranquillamente andare a farsi benedire. Gattuso è, in quanto fortemente connesso con il prossimo. E quindi sì, ci vede doppio, lui e gli altri, ottenendo dai suoi giocatori la fiducia che gli serve per esercitare il suo comando. Perché a chiunque piace godere dell’ascolto, e parlo dell’ascolto come uomo, di un capo (ma vallo a spiegare ai capi di oggi). Gattuso ci porterà ai Mondiali (me lo sento) e lo farà proseguendo a rinfocolare gli animi sopiti degli Azzurri. Sperimentando con il coraggio di chi guarda oltre, come nel caso di Kean e Retegui, per la prima volta schierati dal primo minuto. Due numeri 9 solitamente scissi, che messi insieme formano, guarda caso, un doppio.
Di più su questi argomenti:
ilmanifesto