Ritratto della ragazza in fiamme: Emily Dickinson e il suo amore per la vita

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Ritratto della ragazza in fiamme: Emily Dickinson e il suo amore per la vita

Ritratto della ragazza in fiamme: Emily Dickinson e il suo amore per la vita

Lettererubate

Con “Una tranquilla vita da vulcano”, Sara De Simone, critica letteraria e traduttrice, restituisce la verità (documentata e solida) di una donna ardente, brillante, appassionata. Una donna toccata dal genio, velocissima nell’arrivare al nucleo delle cose, una donna di grandi amori e sense of humour

Abbiamo avuto lezione di retorica e composizione - e c’era questo ragazzo che ha letto un suo scritto sul pensarci due volte prima di parlare (...) Credo sia l’essere più stupido mai esistito sulla faccia della terra. Gli ho detto che secondo me avrebbe fatto meglio a pensarci lui, due volte, prima di parlare. Emily Dickinson, lettera a un’amica. Da “Una tranquilla vita da vulcano”, di Sara De Simone (Solferino, 160 pp)

Il mondo ha scoperto “the myth”, come veniva chiamata Emily Dickinson ad Amherst negli ultimi anni, solo dopo la sua morte. Quando la sorella Lavinia trovò le poesie nascoste ovunque, in quella stanza tutta sua, una reggia di libertà: versi anche sul retro delle buste, sugli involucri dei cioccolatini, sui volantini pubblicitari. Le prime parole sulla sua opera, pubblicata nel 1890, furono affidate al colonnello Thomas Higginson, letterato con il quale Emily aveva intrattenuto una lunga corrispondenza e che aveva giudicato le sue poesie ancora acerbe, che le aveva consigliato di aspettare: di lui infatti oggi ricordiamo a volte il nome solo perché ha scritto la prefazione alla prima raccolta di poesie di Emily Dickinson, la più grande poeta americana. Higginson scrisse che Emily viveva come “una donna reclusa”, la paragonò a una monaca in un convento, nessuno lo prese a calci e anzi il mondo che apriva finalmente le sue braccia alla “poetessa reclusa” si è per molto tempo adattato a questo ritratto di donna incorporea e ritirata, esangue.

Sara De Simone, critica letteraria e traduttrice, restituisce a Emily Dickinson la verità (documentata e solida) di una donna ardente, brillante, appassionata. Una donna toccata dal genio, velocissima nell’arrivare al nucleo delle cose, una donna di grandi amori e sense of humour. “La storia di una donna con le mani sporche d’inchiostro, che tocca la vita, e insieme la immagina, in continuo movimento fra materia e spirito”. La sua grande amica Susan, divenuta moglie del fratello Austin, scrisse un lunghissimo necrologio (“Il suo ingegno era come una lama di Damasco che scintilla al sole”) e questo libro indaga con vera profondità la loro relazione fondamentale, dolorosa ma anche fonte di vera gioia: “Cara Sue – scriveva Emily Dickinson nel 1882 – con l’eccezione di Shakespeare mi hai insegnato più cose tu di ogni altro essere vivente”. Susan era consapevole della differenza, della modernità, della grandezza di Emily Dickinson. Che le si rivolgeva così: “Devo aspettare qualche giorno prima di vederti - sei troppo importante - ma ricordati, è idolatria, non indifferenza”.

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