Poste Italiane celebra il gioiello razionalista di Agrigento: il Palazzo delle Poste Centrali
Poste Italiane dedica un post su facebook sul palazzo delle Poste centrali di Agrigento, con un breve testo e una video clip. Ecco di seguito il testo del post: “La costruzione del Palazzo delle Poste e dei Telegrafi di Agrigento inizia nel 1932, su progetto di Angiolo Mazzoni, architetto e ingegnere del Ministero delle Comunicazioni che, in quest’opera, coniuga Novecentismo, Futurismo, Costruttivismo e Razionalismo. Mazzoni deve combattere per imporre le sue forme moderne e inusuali per l’epoca; del suo nuovo edificio dice con orgoglio che “che contribuirà a fare piazza pulita con la leggenda diffusa che in Italia l’arte sarebbe solo la ripetizione di un passato glorioso”. La scelta della pianta circolare non è solo estetica, ma richiama le teorie di stabilità antisismica del tempo: serve a rendere l’edificio più stabile, essendo costruito ai piedi di un costone franoso”.
Da parte nostra al breve post di Poste Italiane, aggiungiamo una più ampia ed articolata ricostruzione storica dell’edificio agrigentino.
Il Palazzo delle Poste di Agrigento rappresenta uno dei più significativi esempi dell’architettura razionalista italiana degli anni Trenta. Progettato da Angiolo Mazzoni del Grande (1894-1979), ingegnere e architetto del Ministero delle Comunicazioni, l’edificio fu realizzato tra il 1932 e il 1935, con inaugurazione nell’ottobre di quest’ultimo anno.
Mazzoni, figura di primo piano nel panorama architettonico italiano del periodo fascista, si distinse per la progettazione di centinaia di edifici pubblici, stazioni ferroviarie e uffici postali durante il periodo interbellico. La sua formazione avvenne presso la Scuola di applicazione per ingegneri di Roma, dove ebbe come maestro Gustavo Giovannoni, e successivamente collaborò per due anni nello studio di Marcello Piacentini. Nel 1926 aderì al Partito Nazionale Fascista, posizione che non rinnegò mai, portandolo all’esilio volontario in Colombia dal 1948 al 1963. La caratteristica più distintiva del Palazzo delle Poste di Agrigento è la sua pianta circolare che si traduce in un volume cilindrico. Questa scelta progettuale, unica nel panorama degli edifici postali italiani, risponde a molteplici esigenze sia concettuali che strutturali. Il notevole grado di sperimentazione dovette tener conto della particolare orografia della zona, poiché l’edificio fu progettato per fungere anche da sostegno alla sovrastante via Gioeni e per distribuire ottimalmente il peso sull’instabile terreno di riporto.L’impianto cilindrico trasforma l’edificio in una cerniera urbana tra due strade tangenti, risolvendo contemporaneamente il problema della spinta esercitata dal terreno retrostante. Mazzoni dimostra così la sua capacità di non rimanere “imbrigliato” dalla forma geometrica scelta, ma di modellarla in funzione delle ragioni urbane e figurative.
Il progetto di Mazzoni rappresenta un intervento non solo architettonico ma anche urbanistico. Il portico, collegato alla piazza dalla gradinata, è concepito come estensione dello spazio urbano, mentre la scala, assumendo la forma dell’edificio, costituisce la prosecuzione che collega tutti i livelli alle varie quote altimetriche.Particolarmente sofisticata è la soluzione adottata per il lato nord, dove viene progettata una corte a quota della piazza con un muro di contenimento che assume progressivamente la forma di una semicirconferenza, creando una scala prima rettilinea e poi curva che si relaziona con la linearità della via Imera e l’assetto sinuoso della Salita degli Angeli (ora via Gioeni).
La pianta del Palazzo delle Poste richiama lo schema tipologico di un edificio a pianta centrale con elementi disposti secondo anelli concentrici. Si possono individuare tre anelli a quote diverse:
- Primo anello (piano rialzato): spazio di servizio per gli uffici
- Secondo anello (dal secondo piano): corridoio che si affaccia sulla corte interna
- Terzo anello (esterno): formato dal portico e dalla scala, assume valore urbano
La sala centrale del pubblico, posta al piano rialzato, costituisce uno spazio a doppia altezza. Il muro circolare, su cui si aprono gli sportelli dei funzionari, si conclude all’altezza del primo livello per diventare una grande vetrata circolare che illumina la sala. Al centro è posizionato lo “scrivimpiedi“, arredo fisso che Mazzoni progettava sempre con forme differenti negli edifici postali da lui realizzati.La scala interna che collega i quattro livelli si sviluppa secondo la sagoma della sezione orizzontale. Delle tre rampe necessarie per superare l’interpiano di 3,90 metri, due sono disposte radialmente mentre la terza asseconda la curva della parete. Presso il MART di Trento e Rovereto sono conservati i disegni originali, inclusa una tavola di 1598×766 mm con la scala rappresentata in scala 1:20 e il dettaglio del corrimano al vero.
L’edificio rappresenta un esempio della “polimateria” caratteristica di Mazzoni, termine che egli stesso utilizzava per definire la vasta gamma di materiali e colori impiegati nelle sue realizzazioni. Il prospetto esterno fu interamente rivestito di marmo Rosso-Fallani, inframmezzato da tessere di ceramica ocra2. Cemento armato, marmi, pietre colorate, elementi funzionali e decorativi coesistono in un’armoniosa sintesi.L’edificio è impreziosito dalle sculture di Quirino Ruggeri e dai mosaici di Matilde Festa Piacentini. Matilde Festa, pittrice e mosaicista attiva nella prima metà del Novecento, realizzò per il Palazzo delle Poste di Agrigento un mosaico a tema San Cristoforo nel 1934, in collaborazione con Mazzoni. All’interno del portico si trova il monumento della Vittoria raffigurante soldati della prima guerra mondiale, circondato da pannelli musivi policromi. Il Palazzo delle Poste di Agrigento si inserisce nel filone del razionalismo italiano degli anni Trenta, movimento che si sviluppò in collegamento con il Movimento Moderno internazionale. L’opera di Mazzoni rappresenta una sintesi tra futurismo, razionalismo e monumentalismo, caratterizzata dall’utilizzo di nuove tecnologie come il cemento armato e dalla volontà di partecipare alla costruzione di una nuova società.
L’edificio è stato definito “allo stesso tempo futurista, metafisica e razionalista”, incarnando quella complessità stilistica che caratterizzò l’architettura italiana del periodo fascista. Nonostante l’adesione di Mazzoni al regime, la sua opera mantiene un valore artistico e tecnico di primissimo livello.L’edificio ottenne immediata notorietà, testimoniata dalla visita di Luigi Pirandello, documentata da fotografie conservate nel Fondo Archivistico del ‘900 del MART. Questa visita sottolinea l’importanza culturale attribuita all’opera fin dalla sua realizzazione. L’edificio è stato sottoposto a un importante intervento di restauro nel 2003. Tuttavia, nel corso degli anni ha subito interventi di adeguamento alle esigenze delle Poste Italiane che hanno compromesso la spazialità interna, soprattutto ai primi due livelli più rappresentativi.
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