Rimesse: il contributo dei lavoratori domestici immigrati al PIL dei Paesi d’origine

Osservatorio Domnia * –
L’invio di denaro verso i Paesi d’origine è uno degli strumenti attraverso cui i migranti sostengono i mezzi di sussistenza, rafforzano le economie e contribuiscono direttamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Secondo le Nazioni Unite, nell’ultimo decennio, i migranti hanno inviato 5.000 miliardi di dollari in rimesse ai Paesi a basso e medio reddito, superando l’aiuto pubblico allo sviluppo e raggiungendo gli investimenti diretti esteri. Oltre un terzo di questi fondi ha raggiunto le aree rurali, dove il loro contributo è maggiore. Entro il 2030, si stima che 4.400 miliardi di dollari in rimesse aggiuntive saranno destinate ai Paesi a basso e medio reddito. Le stesse Nazioni Unite, nel celebrare la Giornata Internazionale delle Rimesse (16 giugno), definiscono questo strumento “un’ancora di salvezza per milioni di famiglie, un catalizzatore per l’emancipazione economica e un motore chiave per lo sviluppo sostenibile”.
Come noto, il settore del lavoro domestico in Italia è gestito in buona parte da lavoratrici e lavoratori provenienti da Paesi stranieri. Considerando solo la componete regolarmente assunta dalle famiglie, nel 2023 i lavoratori stranieri erano 574 mila, pari al 68,9% del totale. Secondo il rapporto DOMINA 2024, dai lavoratori domestici in Italia nel 2023 derivava un contributo al PIL pari a 15,8 miliardi (0,8%).
Lavoratori domestici in Italia, dettaglio per cittadinanza

Elaborazioni Osservatorio DOMINA su dati INPS.
Oltre al contributo al PIL italiano, bisogna considerare che i lavoratori stranieri inviano in patria parte della propria retribuzione, contribuendo al sostentamento delle famiglie d’origine e, di conseguenza, al PIL dei rispettivi Paesi. Secondo la Banca d’Italia, che monitora i trasferimenti di denaro all’estero regolati tramite istituti di pagamento o altri intermediari autorizzati, senza transitare su conti di pagamento intestati all’ordinante o al beneficiario (regolamento in denaro contante), le rimesse inviate all’estero nel 2024 ammontavano a 8,3 miliardi di euro.
Per poter confrontare i valori 2024 con quelli degli anni precedenti, è necessario rivalutarli utilizzando l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi (FOI). Dopo il picco massimo del 2011, il volume delle rimesse ha subito un calo progressivo fino al 2017, per poi risalire fino al 2021. Nel 2022 e nel 2023 si è registrata invece una diminuzione, mentre nel 2024 i valori complessivi si sono assestati vicino alla quota di 8,3 miliardi. Alla luce di quanto riscontrato durante la pandemia, è ipotizzabile che i valori del 2020 e del 2021 siano stati influenzati dalle misure di limitazione della mobilità internazionale, che hanno ridotto le rimesse “invisibili” e quindi aumentato quelle formali. Già dal 2022, a seguito della ripresa post-pandemica, si può ipotizzare che siano tornate ad aumentare anche le rimesse “invisibili”, determinando un riequilibrio dei flussi finanziari.
Serie storica delle rimesse inviate dall’Italia (dati in miliardi euro)

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Banca d’Italia.
Oltre al volume complessivo di rimesse inviate dall’Italia, è importante sottolineare come i flussi verso ciascun Paese seguano dinamiche molto diverse. In questo caso si parte dall’ipotesi che i flussi verso un determinato Paese siano riconducibili ai migranti provenienti da quel Paese, anche se i dati si limitano a certificare il Paese di destinazione e non la nazionalità del mittente. Bisogna poi considerare i valori pro-capite, ovvero il rapporto tra rimesse e popolazione residente per ogni Paese d’origine. Al 1° gennaio 2024 la popolazione straniera residente in Italia ammonta a 5,3 milioni, per cui il valore pro-capite delle rimesse è di 131 euro mensili. Osservando le prime 20 comunità straniere presenti in Italia, i valori massimi si registrano tra i cittadini del Bangladesh (604 euro medi pro-capite). Anche Pakistan e Filippine registrano valori superiori a 300 euro mensili pro-capite. Nettamente sotto la media, invece, i Paesi del Nord Africa (Marocco, Tunisia, Egitto) e quelli dell’Est Europa (Moldavia, Ucraina, Romania).
Rimesse pro-capite mensili degli immigrati in Italia, valori in euro 2024*

*Considerati i primi 20 Paesi per residenti stranieri in Italia al 1° gennaio 2024
Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati della Banca d’Italia.
Ad esempio, un terzo delle rimesse verso il Bangladesh (primo Paese di destinazione con 1,4 miliardi di euro) proviene da Roma (22,0%) e Milano (10,0%). Molto più frammentati i flussi verso il Pakistan, che vedono come prime province di invio Brescia (7,4%) e Bologna (6,1%). Ancora più marcato la concentrazione dei flussi verso le Filippine, che provengono per il 30,0% da Milano e per il 28,9% da Roma. Roma è la prima provincia di invio anche delle rimesse verso la Romania, con il 18,0% del totale. Le rimesse verso la Georgia, che come detto hanno registrato un forte aumento negli ultimi anni, provengono per il 13,2% da Napoli e per il 10,0% da Bari.
Quelle verso la Cina, ridotte a soli 4 milioni di euro totali, provengono per il 27,4% da Roma.
Nazionalità dei lavoratori domestici in Italia e rimesse inviate in patria

Elaborazioni Osservatorio DOMINA su dati INPS, ISTAT, Banca d’Italia e Banca mondiale.
Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “le lavoratrici e i lavoratori domestici in Italia non solo danno un contributo importante al sistema di welfare nazionale e al sistema economico nel suo insieme, ma allo stesso tempo contribuiscono, grazie ai loro risparmi, al sostentamento delle famiglie rimaste in patria. Le rimesse degli immigrati verso i Paesi d’origine superano oggi gli 8 miliardi di euro l’anno. Tra i primi Paesi riceventi figurano anche alcuni Paesi caratterizzati da una forte presenza di domestici in Italia, come Filippine, Ucraina e Moldavia”.
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