Non solo grandi aziende: il Piano Mattei apre finalmente al terzo settore

Ci sono la costruzione delle reti idriche per i produttori di canna da zucchero in Malawi e la formazione degli addetti alla zootecnia in Tunisia. La rinascita delle filiere agricole distrutte dalla guerra civile in Etiopia e lo sviluppo delle filiere agroforestali in Colombia. A un anno e mezzo dal suo lancio, il Piano Mattei voluto dal governo italiano per sostenere lo sviluppo dell’Africa, entra finalmente nel vivo del finanziamento anche dei progetti del terzo settore. L’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ha da poco pubblicato la graduatoria del bando Aics 2023, con la quale sono stati attribuiti oltre 118 milioni di euro a sessanta progetti di sviluppo, candidati in parte dagli enti territoriali - Comuni e Regioni - e in parte dalle organizzazioni della società civile. La scadenza per la presentazione delle proposte era il 10 giugno 2024, e ora che la graduatoria è stata pubblicata possono partire i finanziamenti triennali, in media di due milioni di euro a progetto.
Finora il Piano Mattei, la cui dotazione è di 5,5 miliardi per quattro anni, aveva fatto da cappello soprattutto agli accordi di partenariato pubblico-privato sottoscritti dalle grandi aziende italiane: Eni, Terna, Bonifiche Ferraresi. Secondo l’Osservatorio Cpi dell’Università Cattolica di Milano, che monitora i conti pubblici, al 30 aprile 2025 risultavano allocati solo 600 milioni del plafond stabilito per il Piano Mattei. I progetti che riguardano l’agricoltura costituiscono il secondo capitolo più finanziato attraverso il plafond, subito dietro alla formazione.
Ora, grazie al bando Aics, il sostegno del governo italiano al continente africano si allarga finalmente al di fuori del perimetro delle aziende. Tra i progetti che hanno ottenuti i fondi, per esempio, c’è il piano per lo sviluppo dei mercati contadini in Albania pensato dalla città metropolitana di Bari. Il Comune di Cremona invece, forte della vocazione all’allevamento delle sue campagne, ha presentato un programma per la formazione di personale addetto alla zootecnia in Tunisia. La Regione Friuli Venezia Giulia punta sul sostegno ai produttori di caffè nel Sud della Tanzania. Tra le Ong che si concentrano sullo sviluppo agricolo delle comunità africane, Action Aid si occuperà di imprenditoria femminile nella filiera del karitè in Mali, mentre Icei ha un piano per lo sviluppo della filiera agroforestale in Colombia.
Anche Fairtrade Italia l’anno scorso ha partecipato al bando Aics: «Siamo capofila di un progetto per aiutare i produttori di canna da zucchero sostenibile nelle campagne del Malawi - racconta il dg dell’organizzazione, Paolo Pastore - il Malawi è tra le zone più povere pianeta. Noi lavoriamo già con alcune cooperative del terriotorio, tre per l’esattezza, che riuniscono circa 3.500 piccoli agricoltori, ciascuno con al massimo 3 ettari di terra a disposizione da coltivare». Grazie ai finanziamenti del bando Aics, due milioni di euro in tre anni, Fairtrade Italia realizzerà un impianto per la gestione della rete idrica locale: «L’obbiettivo - spiega Pastore - è sià rendere l’acqua potabile per la popolazione, sia creare una rete di distribuzione efficiente delle risprse idriche nei campi, aumentando così la produttività della canna da zucchero». Il Malawi, infatti, non ha solo problemi di siccità, ma anche di getsione inefficiente delle risorse quando sono disponibili: ci sono periodi dell’anno in cui le piogge importanti, ma manca un sistema per la raccolta di queste acque. Fairtrade Italia realizzerà dunque sia le vasche di decantazione che i sistemi di filtrazione.
Il progetto in Malawi partirà entro la fine dell’estate: «Le attività sul posto saranno gestite da Fairtrade Africa - spiega Pastore - mentre Fairtarde Italia farà la supervisione del progetto. Lo zucchero prodotto dalle tre cooperative verrà invece immesso sul mercato attraverso il nsotro circuito del commercio equo e solidale. I lavori per l’impianto idrico consentiranno ai contadini di produrre tutto l’anno, anziché solo in determinate stagioni, e questo alzerà notevolemente la loro produttività e il loro reddito». Del progetto fa parte anche un’azienda locale: «Si tratta di un partner agricolo delle cooperative locali - spiega il dg Pastore - dobbiamo infatti essere certi che i nuovi strumenti di potabilizzazione siano adatti al clima del Malawi, e soprattutto che la popolazione locale poi sia in grado di gestirli da sola tutto l’anno».
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