Mediobanca, da Mps 'prezzo inadeguato e meno valore'

Mediobanca boccia con una documento di 118 pagine, sintetizzato in un comunicato diffuso dal cda, l'offerta pubblica di scambio di Mps, ai nastri di partenza lunedì 14 luglio, quanto l'ad Alberto Nagel dirà la sua in una conference call con gli analisti.
L'offerta è "ostile e non concordata", "priva di razionale industriale e di convenienza per gli azionisti della banca" secondo il board di Piazzetta Cuccia che ritiene poi che il corrispettivo offerto sia "non congruo e del tutto inadeguato".
Lo bolla così sulla base delle fairness opinion espresse dagli advisor Centerview, Equita e Goldman Sachs. In sostanza le 2,533 azioni di Siena messe sul piatto per ogni titolo dell'istituto guidato da Nagel - viene indicato - risulta essere a sconto del 32% rispetto alla media del rapporto di scambio individuato dal board e pari a 3,71. Alla chiusura della settimana di Borsa intanto lo sconto implicito è pari al 3,9%.Inoltre l'integrazione prospettata dal Monte dei Paschi, invece delle sinergie promessa, crea in realtà "dissinergie", quindi minore convenienza. Il cda di Mediobanca le quantifica in 460 milioni in caso di fusione tra le due banche, ma potrebbero arrivare fino a 665 milioni in assenza di una fusione.
A modificare la possibilità che si possa arrivare a una integrazioni saranno le adesioni all'offerta, che si concluderà l'8 settembre. Su questo punto la previsione di una doppia soglia nell'ops di Mps - la prima fissata al 66,67%, l'altra al 35% - "denota opacità in ordine alle reali finalità dell'offerta", sottolinea la nota di Mediobanca. In particolare la soglia più bassa "segnala la volontà di perfezionare l'operazione, anche dinanzi ai rilevanti rischi di dissinergie e di distruzione di valore".
Uno snodo è individuato nella presenza degli stessi soci - ossia Delfin degli eredi Del Vecchio e il gruppo Caltagirone - in Mps, Mediobanca e Generali. Nell'ambito di un'offerta esclusivamente in azioni si configura, secondo il cda di Piazzetta Cuccia, "un potenziale disallineamento degli interessi di tali azionisti rispetto a quelli del resto della compagine azionaria".
Con l'ops si crea anche un paradosso. Nell'ipotesi in cui il Monte venisse a detenere l'intero capitale dell'istituto milanese, gli attuali azionisti di Mediobanca verrebbero ad avere la maggioranza del capitale (62%) di Mps post offerta, "nonostante l'offerente abbia dichiarato, nel documento di offerta, l'intenzione di voler acquisire il controllo (anche di fatto)" di Piazzetta Cuccia.
Il comunicato dell'emittente messo a punto da Mediobanca sferra poi un attacco a tutto campo contro l'istituto guidato da Luigi Lovaglio, che "si caratterizza per una storia segnata da fragilità patrimoniale e reddituale", Inoltre "il consensus di mercato prevede per Mps una redditività ricorrente tra le più basse tra le principali banche italiane".
In sintesi quindi, l'operazione orchestrata da Siena e dai suoi soci ha l'inevitabile effetto di far gravare sugli azionisti di Mediobanca la maggioranza dei rischi ed oneri di una combinazione, giudicata carente sul "piano informativo, innaturale e fortemente distruttiva di valore".
Mentre la banca milanese si gioca le ultime cartucce per non finire nella mani di Siena, su un altro fronte del risiko il Credit Agricole ha fatto sapere che chiederà alla Bce l'autorizzazione a superare il 20% di Banco Bpm, di cui è già primo azionista con il 19,8% del capitale, allo scopo di salire "appena sopra la soglia del 20%", livello che consente di esercitare "un'influenza significativa" sulla banca e di contabilizzare la quota a patrimonio netto, "coerentemente con la posizione del Credit Agricole di azionista di lungo termine e partner industriale di Banco Bpm". La mossa dell'Agricole, che "non intende acquisire" il controllo del Banco né superare la soglia d'opa, conferma l'intenzione dei francesi di non consegnare le loro azioni a Unicredit, la cui ops rischia di finire su un binario morto.
ansa