Il petrolio ha ancora un futuro

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Foto Epa, via Ansa

Editoriali

L'Opec valuta tagli alla produzione, ma i consumi crescono. Non c'è da disperarsi

I consumi di petrolio, che piaccia o no, restano un indicatore affidabile dello stato di salute dell’economia mondiale. Nell’ultimo decennio, nonostante la pausa imposta dal Covid, sono continuati a salire, superando la soglia dei 100 milioni di barili al giorno. Un barile corrisponde a 159 litri. Il recente rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) segnala un rallentamento nella crescita dei consumi, inferiore alle attese. Le cause principali? L’incertezza globale legata ai dazi americani – che colpiscono soprattutto i paesi più esposti all’offensiva trumpiana – e un inverno più caldo del previsto, che ha ridotto la domanda di riscaldamento. L’offerta resta abbondante. L’Opec potrebbe presto decidere nuovi tagli alla produzione per sostenere i prezzi, che secondo alcuni analisti potrebbero scendere fino a 60 dollari al barile. Un prezzo problematico per i produttori americani di shale oil, che soffrono di redditività molto bassa sotto questa soglia. Anche se inferiore alle stime dell’Opec, la domanda di petrolio continua a crescere. L’AIE mostra in proposito una certa ambivalenza: dopo aver invocato lo stop ai nuovi investimenti fossili per stabilizzare le emissioni, ha lanciato l’anno successivo un allarme sul rischio di carenze, chiedendo più investimenti per reggere l’aumento dei consumi. Secondo l’AIE, il picco della domanda globale potrebbe essere raggiunto nei prossimi anni. L’Opec invece lo prevede molto più in là nel tempo. Ma anche raggiunto il picco, le emissioni resteranno elevate, perché si continuerà comunque a bruciare grandi quantità di greggio.

Nel frattempo, l’auto elettrica – che avrebbe dovuto guidare la transizione – cresce più lentamente del previsto. E nessuno parla più dei “limiti alla crescita”, il rapporto del Club di Roma che negli anni ’70 profetizzava l’esaurimento delle risorse petrolifere. La realtà dice il contrario: il petrolio c’è, ed è tanto. E l’oro nero, almeno in termini di quantità disponibili, sembra avere ancora un lungo futuro.

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