Bruxelles fa cassa con la carbon tax

STRASBURGO – Destinare una parte degli introiti della nuova “carbon tax” alla copertura dei buchi di bilancio che si apriranno nei prossimi anni, per far fronte all’ingente debito contratto con il Recovery Fund e alle nuove priorità, a cominciare dalle spese per potenziare la difesa europea. L’ipotesi, anticipata dal Financial Times, che cita tre fonti vicine al dossier, viene accolta con una decisa levata di scudi, sia da destra che da sinistra, alla Plenaria dell’Europarlamento, in corso in questi giorni a Strasburgo. Rispondendo a Repubblica, un portavoce della Commissione, premettendo che non può commentare direttamente la questione, spiega che si stanno considerando «nuove risorse proprie, anche se non si è ancora deciso il come e il quando».
«Tassare il riscaldamento domestico e la benzina, che sono già alle stelle, - ragiona Pasquale Tridico, capodelegazione del M5S al Parlamento europeo e presidente della Commissione per le questioni fiscali - sarebbe un boomerang economico e sociale soprattutto per le classi meno abbienti». «No grazie, - scrive da Roma il senatore della Lega Claudio Borghi - se i loro conti non tornano si arrangino, li chiedano alla Bce e non pensino di venire a chiedere altri soldi agli italiani». Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, osserva come «sembra quasi che i tecnocrati di Bruxelles si divertano a rendere l’Europa antipatica agli occhi dei cittadini. Io credo negli Stati Uniti d’Europa, non una organizzazione tutta tasse e ideologia».
La tassa sul carbonio nel riscaldamento domestico e la benzina (ETS 2) non è una novità di questi giorni: pensata in tempi lontani, in piena progettazione del Green Deal europeo, è stata approvata nel 2023, e dovrebbe entrare in vigore nel 2027. La novità è piuttosto la destinazione di parte del ricavato (che in in totale dovrebbe ammontare a 705 miliardi tra il 2027 e il 2035) alla copertura del bilancio Ue, piuttosto che agli obiettivi legati al Green Deal, come l’incentivazione delle rinnovabili e il sostegno all’efficientamento energetico degli edifici.
La tassa, già contestata subito dopo l’approvazione, tant’è che alcuni Paesi, come la Francia e la Slovacchia, non hanno finora recepito la direttiva, in teoria non incide direttamente sui bilanci delle famiglie. Saranno i fornitori a dover monitorare e comunicare le proprie emissioni, acquistando poi i permessi per le quote di cui hanno bisogno. Tuttavia è facile prevedere che i maggiori costi finiranno in bolletta: BloombergNEF calcola che l’elevata domanda spingerà i prezzi del carbonio fino a 149 euro a tonnellata di CO2 nel 2030, e quindi le bollette del riscaldamento domestico potrebbero aumentare fino al 41%.
«L’adozione dell’Ets2, che farà aumentare le tasse sul carbonio, va rimandata - conclude Tridico - e il problema delle risorse proprie e su come finanziare il nuovo bilancio pluriennale Ue va affrontato chiedendo un contributo a multinazionali e super ricchi, che sono già responsabili della gran parte dell’elusione fiscale in Europa».
La Repubblica