Il nuovo Santo Graal: tecnologia e libertà

Víctor Lapuente (Chalamera, 1976) ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso l'Università di Oxford, è professore all'Università di Göteborg e docente presso l'Esade. La sua ricerca si concentra sulle differenze tra governi e politiche pubbliche, un campo che esplora anche come editorialista per El País e collaboratore della stazione radio Ser.
Con Immanence (AdN), l'autore impiega le risorse della narrativa per narrare ciò che ha così spesso sezionato in teoria. Il romanzo ruota attorno a una domanda scomoda: quale prezzo siamo disposti a pagare per un mondo migliore? Questa domanda attraversa la storia e collega vecchie utopie religiose con le più recenti promesse tecnologiche. Qui, l'autore non si limita a osservare; si addentra nella trama e trasforma la narrazione in un laboratorio in cui testare le sue intuizioni accademiche.
Il libro è strutturato in tre archi temporali che si intrecciano come un trittico. Nel 1996, nei pressi del deserto di Monegros, tre adolescenti trovano quello che credono essere il Santo Graal tra le rovine di un castello templare. Nel 2025, uno di loro si risveglia dal coma a Göteborg e, ormai esperto di cyberdemocrazia, si ritrova coinvolto in una corsa internazionale per progettare una politica digitale in grado di cambiare il corso dell'umanità. Nel 2086, la Repubblica Occidentale vive sotto la tutela di un'intelligenza artificiale che garantisce la libertà assoluta in un mondo paradossalmente distopico.
Questa interazione temporale permette a Lapuente di spaziare tra i generi: il romanzo di formazione, il thriller politico e la distopia filosofica. La suspense sostiene il ritmo narrativo, ma l'obiettivo di fondo è incoraggiarci a pensare criticamente al presente e a riflettere, senza scorciatoie, sulla direzione collettiva del nostro futuro.
⁄ Frida, l'IA che governa la Repubblica Occidentale nel libro, incarna una sorta di divinità laicaIl titolo offre un indizio. L'"immanenza", intesa come ciò che rimane nel mondo senza bisogno di trascendenza, contrasta con la spinta religiosa a trovare il significato ultimo della vita: il Santo Graal, la salvezza delle anime, la ricerca dell'ordine perfetto. Lapuente suggerisce che oggi questo desiderio potrebbe essere trasferito alla tecnologia: una fiducia cieca nei sistemi digitali in grado di garantire il bene comune. Ciò che un tempo era custodito in reliquie o rituali comunitari è ora proiettato su algoritmi e promesse di salvezza individuale.
La figura di Frida, l'IA che governa la Repubblica Occidentale nel libro di Lapuente, incarna questa tensione. Trasformata in una sorta di divinità laica, questa intelligenza artificiale offre efficienza e sicurezza in cambio dell'autonomia di un'intera popolazione.
La metafora è inquietante: stiamo costruendo un mondo più libero o una gabbia più sofisticata? Questo dilemma si collega agli attuali dibattiti sui limiti della tecnologia e sulla delega di responsabilità a sistemi che comprendiamo a malapena, confidando che un'autorità superiore – che sia Dio, lo Stato o una macchina – ci proteggerà.
Nell'attrito tra fede, politica e tecnologia risiede la forza di un libro che ci ricorda che la narrativa, anche nelle sue forme più ibride, può anche essere un esercizio di cittadinanza critica e un esperimento di superamento degli estremi e di confronto con ciò che preferiamo non guardare.
⁄ Il romanzo ruota attorno a una domanda scomoda: quale prezzo siamo disposti a pagare per un mondo migliore?Non è un caso che Lapuente – lo stesso uomo che sulla rete SER aveva lanciato l'allarme: "La democrazia sta superando gli esami SAT in tutto il mondo" – ora osi esaminare la democrazia stessa, portando la sua diagnosi accademica nell'arena narrativa. Il risultato è un libro che trascende la sua trama: uno specchio delle nostre contraddizioni, capace di coniugare intrattenimento e riflessione civica con un'intensità che richiede una lenta digestione.
Victor Lapuente Immanenza AdN 464 pagine 22,95 euro
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