L'Europa, una potenza finanziaria

Le recenti tensioni hanno acuito il dibattito sul margine di manovra dell'Europa. Le vicissitudini dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, l'approccio a una Cina che si è rapidamente trasformata da mero mercato di destinazione per i nostri prodotti a potente rivale industriale, i costi aggiuntivi da sostenere in difesa e le implicazioni di una demografia preoccupante per la sostenibilità di uno stato sociale considerato emblematico sono alcuni dei temi cruciali dell'agenda europea.
Di fronte a tutti questi problemi, si sta valorizzando parte del potenziale del Vecchio Continente, non sempre pienamente sfruttato. Il rapporto Letta ci ha ricordato come il "mercato unico europeo" fosse ben lungi dall'essere pienamente operativo, con stime dei costi operativi del commercio intraeuropeo superiori a quelli dei temuti dazi doganali di altri Paesi. Spetta esclusivamente agli europei realizzare questi potenziali benefici ancora da realizzare.
Il Presidente del Governo, Pedro Sánchez, davanti al Parlamento
Alex Flores - Europa Press / Europa PressMa c'è un altro punto di forza europeo, meno pubblicizzato: il potenziale di risparmio non sufficientemente valorizzato o tradotto in investimenti che migliorino la nostra competitività. Questi dati sono stati riflessi per anni nei Rapporti del FMI sui Settori Esteri . Le proiezioni sui surplus esterni, che si traducono in capacità di finanziamento, sono state più elevate per l'eurozona nel 2023 e nel 2024 rispetto a qualsiasi altro paese o regione al mondo, Cina e Giappone inclusi.
Secondo l'ultima edizione (2024) di quella pubblicazione del FMI, la stima del "surplus di risparmio" europeo per quell'anno ammonterebbe a 384 miliardi di dollari (superiore ai 363 miliardi di dollari della Cina), una cifra che rappresenterebbe il 2,3% del PIL europeo (rispetto all'1,9% della Cina). Se appare chiaro quale vantaggio Cina, Giappone e Corea abbiano tratto dalle loro posizioni di surplus e dal conseguente margine di miglioramento del loro posizionamento interno e internazionale, perché noi europei non sembriamo ricavarne almeno una cifra analoga?
Noi europei abbiamo un potenziale di risparmio inutilizzato.La domanda che va posta con maggiore enfasi è, quindi, cosa stia facendo l'Europa con questa enorme capacità finanziaria e se possa migliorarne l'efficacia e le performance. Quando si parla del ritardo dell'Europa in termini di produttività e innovazione e si fa appello alle proposte sistematizzate dal famoso rapporto Draghi, e di come affrontarle, la solidità di questa posizione finanziaria europea deve emergere in modo più esplicito. È vero che la Commissione europea desidera ora attivare un'Unione del risparmio e degli investimenti più completa, sebbene la sua attuazione pratica sia soggetta a incertezze e rischi derivanti da due caratteristiche di lunga data delle dinamiche dell'UE: da un lato, la riluttanza degli Stati membri a compiere progressi in questo senso e, dall'altro, formulazioni normative che si traducono in una maggiore regolamentazione (egoistica) che finisce per erodere o catturare quella che potrebbe essere una leva fertile e potente di una forza europea, una carta che sarebbe sciocco non giocare con molta più intelligenza e agilità.
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